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 2013  aprile 25 Giovedì calendario

VI RACCONTO IO LA GINA CANDIDATA «FIRST SCIURA»

Complimenti Gina, al secolo Gianna Frego­nara, candidata first sciura del Paese. Per l’incari­co al marito, ovvio, ma so­prattutto perché sono certo che se oggi Enrico Letta è sulla soglia di Palazzo Chigi dietro c’è lo zampino della moglie, la Gina appunto. E senza presunzione, mi prendo un picco­lo, assolutamente casuale me­rito per averla spinta con qualche sotterfugio a Roma tra le braccia del suo futuro marito che all’epoca dei fatti né io né lei conoscevamo.
Erano i primi anni novanta, io ero fresco capo della cronaca di Milano del Corriere della Sera. In squadra avevo due veri ta­lenti, giovani e carine. Una, Elisabetta So­glio, strappata da Avvenire dove l’avevo conosciuta anni prima. La seconda, Gian­na Fregonara, che avevo trovato sepolta e dimenticata con contratto precario nella redazione hinterland, quella che si occu­pava dei paesini della cintura milanese. Dei colleghi che la conoscevano me l’ave­vano segnalata: dagli un occhio, non ti pentirai. Così feci e la affiancai alla Soglio che già si occupava della politica milane­se, allora dominata dalla Lega. Le due, sve­glie e intelligenti, si presero, cosa rara tra donne, e fu la loro fortuna. Non c’era noti­zia o pettegolezzo che sfuggisse al duo, gli altri giornali impazzivano per i buchi quo­tidiani. Il mio vice, Ugo Savoia, oggi capo­cronista del Corriere, uno che oltre al gu­sto del giornalismo ha anche quello dell’ironia spinta all’eccesso, le aveva sopran­nominate le portinaie di Milano, la Pina (Elisabetta) e la Gina (Gianna) appunto, come si usa dire sotto la Madonnina. Le adorava, ma non c’era giorno che non le sodomizzasse verbalmente in un gioco ac­cettato che era diventato il diverti­mento della redazione.
Strano tipo la Gina. Una bel­lezza volutamente non esibi­ta, una ambizione celata per potere farsi largo senza attirare l’invidia e l’ostilità di una redazione sospettosa come era quella del Corriere . Insomma, una vera paracula piemontese (veniva, se non sba­glio, da Novara o giù di lì). Ma brava, mol­to brava, tanto che nonostante le sue pre­cauzioni attirò troppe attenzioni. Dai ver­tici della Lega, che non ne sopportavano l’indipendenza e mi perseguitavano per fargli cambiare incarico. Anche i colleghi anziani, i famosi senatori, cominciarono a mettersi di traverso lamentando un suo eccessivo attivismo, invasioni di campo non gradite. Col passare dei mesi la Lega spostò il ba­ricentro della sua attività da Milano a Roma, dove il Corriere aveva una redazione enorme quanto seduta. Alla Gina, che le notizie le raccattava non so come anche dalla capitale, Milano cominciava ad andare stretta. Proposi ai miei ca­pi, per il bene del giornale, di tra­sferire Gianna Fregonara a Ro­ma ma la risposta fu negativa. Troppe invidie, troppi proble­mi, anche nelle aziende priva­te i bravi a volte sono visti con sospetto. Così, di mia iniziati­va, autorizzai alla Gina incursio­ni segrete nella capitale, inventando ogni volta sotterfugi e scuse diverse e spes­so ridicole. Tornava sempre con la notizia giusta e si aprì la strada con le sue capaci­tà. Anni dopo non tornò più, aveva trova­to la notizia del fidanzato giusto. Tale En­rico Letta. E dopo non poca sofferenza, co­me nelle favole, vissero felici e contenti e con tre figli. Brava Gina, non ci deludi mai.