Marco Valsania, Il Sole 24 Ore 1/5/2013, 1 maggio 2013
APPLE LANCIA L’«IBOND» DA 17 MILIARDI DI DOLLARI: RECORD NELLA STORIA USA
Apple ha orchestrato ieri uno sbarco record sul mercato obbligazionario: un collocamento senza precedenti da 17 miliardi di dollari di titoli del debito che sono andati a ruba, forti di una domanda che ha superato i 50 miliardi. La storica vendita di bond – o meglio di iBond – è scattata in serata, con 14 miliardi offerti agli investitori a tasso fisso e 3 miliardi a tasso variabile.
Apple, con il suo D-Day obbligazionario, è entrata di slancio negli annali dei primati a Wall Street: finora il record indiscusso per titoli denominati in dollari e di alta qualità – gli iBond hanno il secondo “voto” nella pagella di Standard & Poor’s e Moody’s (AA+/Aa1) – spettava ai 16,5 miliardi collocati dalla farmaceutica Roche Holdings nel 2009. La più recente grande emissione, 14,7 miliardi, è di un altro colosso dei farmaci, AbbVie, nel novembre 2012.
Apple ha fatto notizia anche in Borsa: il miliardario russo Alisher Usmanov ha comprato cento milioni di dollari in azioni attraverso la sua Usm Holdings, un’iniezione di fiducia dopo i recenti declini delle quotazioni dell’azienda che da settembre hanno perso circa il 40 per cento.
L’operazione obbligazionaria, che dovrebbe rimanere l’unica dell’azienda nel 2013, ha però dominato l’attenzione degli operatori. Apple non aveva alcun debito, con l’unico precedente di un collocamento di bond decennali per 300 milioni nel 1994. Al contrario le sue rivali Microsoft e Google, sfruttando l’enorme liquidità generata dalle politiche accomodanti delle banche centrali, hanno ripetutamente raccolto capitali con l’emissione di bond.
L’ultima mossa, da parte di Microsoft, è scattata nei giorni scorsi con un collocamento da circa tre miliardi, con un miliardo per la prima volta in euro, proprio per battere sul tempo lo sbarco di Apple.
Il gigante di iPhone e iPad ha lasciato del tutto aperte le indicazioni sull’uso dei capitali. Ma dovrebbe utilizzarli anzitutto per staccare un assegno da cento miliardi entro il 2015 promesso agli azionisti, sotto forma di cedole e buyback azionari. Apple vanta un tesoro in contanti da 145 miliardi, ma solo 45 miliardi sono negli Stati Uniti e il rimpatrio di profitti dall’estero avverrebe al costo di ingenti tasse.
Lo sbarco si è materializzato nelle ultime ore dopo che Apple aveva preannunciato l’emissione in occasione dei conti trimestrali la scorsa settimana. Apple ha dato seguito al progetto depositando lunedì la documentazione alla Sec, seguita da contatti con gli investitori gestiti dalle banche di investimento incaricate del collocamento, Deutsche Bank e Goldman Sachs.
L’operazione, in dettaglio, è stata suddivisa in sei tranche. Quattro sono a tasso fisso con titoli in scadenza a tre, cinque, dieci e trent’anni. Due tranche sono invece a tassi variabili e scadenze a tre e cinque anni. L’indicazione iniziale è stata che per i titoli a tasso fisso Apple paghi tra i 20 punti base (iBond a tre anni) e cento punti base (iBond a trent’anni) più di simili titoli del Tesoro. Tassi cioè che, se confermati, sono di circa un terzo inferiori alle attese. Anche se superano di 5-10 dieci punti base quanto pagato la scorsa settimana da Microsoft che vanta però un voto più alto, di Tripla A, dalle agenzie di rating. Per i titoli a tasso variabile i rendimenti di Apple erano stimati tra i 5 punti base (a tre anni) e gli 0,25 punti (a cinque anni) sopra il Libor.