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 2013  maggio 01 Mercoledì calendario

LA CURA ABE RILANCIA I CONSUMI GIAPPONESI


L’Abenomics, la coraggiosa decisione del premier nipponico Shinzo Abe di "invitare" la Banca del Giappone ad inondare di liquidità l’economia giapponese per uscire dal tunnel della stagnazione, sembra dare i primi frutti.
Almeno così sembra a guardare gli ultimi dati snocciolati dalle autorità sulla disoccupazione di marzo in calo al 4,1% (rispetto al 4,3% atteso) e soprattutto sulla spesa delle famiglie aumentata del 5,2% (rispetto all’1,8% atteso); una vera sorpresa per una società mediamente molto anziana che tradizionalmente risparmia molto e spende poco.
Per i consumi interni si tratta dello scatto più veloce dal febbraio 2004, nove anni fa, ed è il segnale - a detta degli analisti - che il mix di stimolo fiscale e monetario voluto dal primo ministro Abe sta raggiungendo i suoi obiettivi per lasciarsi alle spalle due pesanti decadi di stagnazione economica.
La produzione industriale ha segnato un rialzo mensile dello 0,2% a marzo, confermando la graduale ripresa dopo la quinta recessione in quindici anni. Il dato, diffuso dal ministero dell’Economia, è inferiore allo 0,4% atteso dagli analisti ma per la prima volta dallo tsunami dell’11 marzo 2011 fa segnare in rialzo da quattro o più mesi di fila. Le attese, nel sondaggio tradizionale fatto dal ministero, sono ora di una produzione industriale a +0,8% ad aprile.
La svolta strategica è iniziata il 4 aprile quando la Banca del Giappone (BoJ) ha lanciato un piano di aumento della base monetaria di 1.400 miliardi di dollari in meno di due anni alzando il target d’inflazione dall’1 al 2 per cento. Stimoli che evidentemente stanno facendo lievitare la fiducia delle famiglie, come evidenzia il dato sulla spesa.
Gli analisti puntano sul fatto che lo yen più debole favorirà l’export, sperando però di non far scattare la guerra delle valute, cioè la reazione "protezionista" degli altri Stati in sede di G-20 e G-8. Il policy-mix di Abe ha finora spinto lo yen a un minimo di quattro anni contro il dollaro e ha fatto aumentare del 50% i prezzi azionari giapponesi a partire da novembre, fattore di guadagni da capital gains che ha contribuito ad alimentare la fiducia dei consumatori che a sua volta ha innescato il circolo virtuoso di rilancio dei consumi.
La Banca del Giappone ha alzato così le sue stime spingendosi a pronosticare un +2,9% nell’anno fiscale iniziato il primo aprile e dell’1,4% nell’annata successiva. Un ottimismo che si basa ancora una volta sull’aumento dei prezzi azionari in meno di sei mesi e in una raffica di annunci di bilanci aziendali brillanti proprio grazie allo yen debole. Un fattore, quello della svalutazione monetaria, che ha molto aiutato società in rosso da anni come il gigante dell’elettronica Sony e quello automobilistico Mazda a tornare al profitto.
L’aumento delle spese delle famiglie è una tappa fondamentale per far ripartire la crescita di Tokyo, e in questo senso i dati sul balzo dei consumi di ieri dovrebbero rassicurare il governatore della Boj, Haruhiko Kuroda, visto che il suo obiettivo di rilanciare l’economia passa proprio dall’aumento del tasso d’inflazione al 2% in due anni.