Carla Massi, Il Messaggero 1/5/2013, 1 maggio 2013
LA CHIMICA DELLA FELICITA’
Di “Prozac 1988” su eBay ne scrivono un gran bene. Si legge che è un venditore e un compratore affidabile. Che consegna tutto come da accordi e che paga sempre con puntualità. Sul mercato virtuale più diffuso al mondo ce ne sono almeno tre o quattro che hanno scelto “Prozac” come nickname. Chissà perché. Certo è che nei suoi 25 anni di vita (fu immesso nel mercato americano nel 1988 dalla Eli Lilly) il farmaco antidepressivo ne ha fatte di rivoluzioni. Oltre a quelle strettamente terapeutiche che hanno aperto la via ad una nuova generazioni di antidepressivi.
Quella capsula verde e bianca, osannata e condannata lungo tutti venticinque anni, oggi è una cura, un concetto, una scelta, un simbolo di svolta. Oggi è diventato il sinonimo di tutti gli antidepressivi tanto da essere inserito anche nell’Oxford English Dictionary. Quasi un cult. Nonostante gli attacchi e il continuo ricordare, da una parte della psichiatria, che «il Prozac non servirebbe a niente avendo lo stesso effetto di un placebo». Ossia di una pillolina a base di zucchero: parola di Irving Kirsch direttore del dipartimento di Psicologia della Hull University in Usa. Mentre dalla sua entrata in commercio sono stati segnalati diversi effetti collaterali, come comportamenti violenti e attitudine al suicidio.
Venticinque anni dopo quella rivoluzione terapeutica la pasticca a base di fluoxetina viene presa da oltre 40 milioni di persone nel mondo.
LA SEROTONINA
«Questo farmaco ha permesso un cambio concettuale del trattamento della malattia - spiega Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria - Ha fatto avvicinare alle terapie contro la depressione persone che avevano problemi ad accettare le cure con i medicinali utilizzati fino ad allora. Così si è cominciato a lavorare sulla serotonina, l’ormone dell’umore, anche per le situazioni più lievi. Magari unendo, se serve, il farmaco ad una psicoterapia. Ridando al paziente nuove opportunità e una migliore qualità della vita». Quella vita che, in depressione, è fatta di esclusione, di incapacità a guardare avanti, di cupezza, di autodistruttività.
Una condizione che, nel nostro Paese, sembra essere sempre più diffusa: gli antidepressivi (Prozac e i suoi eredi) risultano essere, dal rapporto dell’Agenzia italiana del farmaco, al quarto posto tra le medicine prescritte. Il consumo è quadruplicato in dieci anni passando da 8,18 dosi giornaliere ogni mille abitanti del 2000 a 36,1 del 2011. No alle prescrizioni facili, ripete buona parte degli strizzacervelli che predilige la forza della parola e del lettino.