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 2013  maggio 01 Mercoledì calendario

ELENA DUSI

«Medievali, degradanti, inefficaci. Le cure per il cancro oggi sono ostacolate dalla legge». Lord Maurice Saatchi lo ha vissuto sulla sua pelle, e ne parla in maniera disperata e viscerale. Ha perso la moglie due anni fa, dopo che un medico gli sbatté in faccia la diagnosi: «Tumore maligno, avanzato, inoperabile». Da allora, quasi ogni mattina, Lord Saatchi va a trovare la scrittrice Josephine Hart e fa colazione su una tomba già segnata con le iniziali di entrambi: “J” e “M”. Il fondatore della più grande agenzia pubblicitaria d’Inghilterra e membro della Camera dei Lord, 66 anni, non ha pudore di raccontare: «Ricominciare a vivere sarebbe un mostruoso atto di tradimento».
Un obiettivo concreto che Lord Saatchi si pone, invece, è «liberare quei medici che hanno idee brillanti ma sono spaventati dalle cause giudiziarie». A dicembre dell’anno scorso ha presentato al Parlamento un progetto di legge per consentire “i trattamenti innovativi” e oggi ha illustrato le novità del dibattito alla Royal Society of Medicine di Londra. «La legge è un freno al progresso perché la paura di una denuncia
costringe i medici a seguire solo il sentiero battuto, a restare ancorati allo status quo» spiega. Introdurre novità rispetto ai protocolli ufficiali e standardizzati in tutto il mondo, secondo Lord Saatchi, spaventa i camici bianchi. E la loro paura non riguarda tanto la possibilità di danneggiare il malato. Quanto quella di intaccare la propria reputazione e carriera.
Il progetto in discussione alla Camera dei Lord consentirà ai medici di “prendere decisioni innovative quando il trattamento standard non risulta appropriato”. Spalancare le porte a cure non ortodosse rischia di aprire un vaso di Pandora di truffe ai danni dei pazienti, di trasformare i malati in cavie nelle mani di sperimentatori sconsiderati e di far prosperare un sottobosco di guaritori abili solo nel promettere guarigioni miracolose. Per questo l’80% della bozza di legge precisa quali sono i limiti per l’esercizio della “medicina innovativa”. Le decisioni in contrasto con i protocolli ufficiali devono essere prese di comune accordo da uno staff di medici di branche diverse dell’oncologia. Il paziente deve essere informato dei rischi e delle eventuali opinioni discordanti di
altri medici. «Se questa procedura verrà seguita correttamente — recita la proposta di Lord Saatchi — il medico non potrà essere punito dalla legge».
In un’intervista al
Telegraph alla
vigilia della conferenza, il re dei pubblicitari racconta il suo rimpianto: «Decine di migliaia di donne l’anno scorso sono morte per una malattia simile a quella di Josephine. Altre migliaia moriranno
quest’anno e negli anni a venire. Queste morti sono tutte sprecate perché non ci faranno imparare nulla. Per paura della legge, i medici sono costretti a ripetere un esperimento fallito in maniera sempre uguale a se stessa ». A chi gli domanda come può una legge ambire a risolvere la tragedia del cancro, Lord Saatchi risponde deciso: «Non troverà la soluzione. Ma incoraggerà l’uomo
o la donna che la troveranno».
Le guarigioni nel mondo, in realtà, sono da anni in crescita. In Europa, secondo i dati dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, i tassi di mortalità per 25 tipi di tumore sono diminuiti tra il 1994 e il 2004 del 9% fra gli uomini e dell’8% fra le donne. Ma grosse nuvole nere si intravedono sul fronte dei costi. I nuovi farmaci saranno anche gioielli della ricerca,
ma hanno prezzi inconciliabili con i bilanci pubblici in rosso. Venerdì sulla rivista
Blood
120 specialisti di 15 paesi hanno firmato un appello affinché le case farmaceutiche abbassino i prezzi. Esistono trattamenti che costano 100mila euro all’anno. «Imporre costi simili è come ammassare generi di prima necessità subito dopo un disastro naturale».

UMBERTO VERONESI
HA RAGIONE Lord Saatchi quando dichiara che il Newton dell’oncologia non è ancora comparso.
Non abbiamo trovato la legge universale che regola l’origine e lo sviluppo del cancro e di conseguenza non abbiamo una soluzione definitiva per il 100% dei tumori. Ha torto però quando sostiene che i trattamenti sono fermi al Medioevo. Innanzitutto ci sono dati incontrovertibili: nel mondo occidentale negli ultimi 40 anni la guaribilità è passata dal 40% al 60%. Dunque di cancro si muore meno. Inoltre si vive meglio, nel senso che la qualità di vita del malato oncologico ha fatto grandi progressi con l’introduzione del principio del “minimo trattamento efficace”.
Il problema del cancro è la sua complessità. Chiamiamo cancro una malattia che in realtà ha centinaia di modi diversi di manifestarsi, e mentre per molte forme, come quella del seno, siamo vicini all’obiettivo di guaribilità totale, per altre siamo molto lontani. Troppi casi ancora sfuggono alla diagnosi precoce e là dove non
arriviamo in tempo, le cure possono essere molto invasive o inefficaci; ma si tratta per fortuna della percentuale minore dei casi. Ha torto tuttavia Saatchi a pensare che i progressi possibili siano stati frenati dalle leggi. La scienza può avanzare - o non avanzare - al di là del mercato o della politica, ed è questa la sua forza e anche la sua debolezza. Newton non ha scoperto la gravità grazie a un decreto o una sovvenzione, ma grazie un colpo di genio. La sperimentazione scientifica è necessaria per la tutela dei malati ma si è aperto il dibattito su come renderla più veloce e accessibile. Oggi perché una nuova cura diventi standard deve passare attraverso tre fasi che durano molti anni ed essere applicata a migliaia di pazienti, confrontando i risultati con quella in uso. Con la disponibilità immediata di dati in tutto il mondo si potrebbe tornare all’osservazione storica: se ci sono ragioni sufficienti a far pensare alla maggiore efficacia di una nuova terapia, si potrà somministrare subito a tutti i pazienti, evitando il confronto con i gruppi di controllo.
Così sono state sperimentate le cure rivoluzionarie del passato. Il caso più eclatante è la penicillina: sperimentata su tre malati e subito somministrata a tutti.
Oggi c’è in più il problema spinoso dei brevetti. La ricerca sulle nuove terapie molecolari è costosissima e le aziende, che devono fare profitto o chiudere, possono recuperare gli investimenti solo attraverso i brevetti. Ma la brevettabilità alza il prezzo del farmaco e pone il rischio che si vada verso una medicina che guarisce solo i ricchi. Dunque dobbiamo iniziare a immaginare un ente farmaceutico internazionale senza fini di lucro che possa ricercare e fornire i farmaci senza problemi di utile. In attesa di questo grande sogno, ancora lontano, dobbiamo iniziare a riflettere per trovare soluzioni intermedie. Ben venga dunque l’iniziativa di Saatchi, che solleva il dibattito per il futuro, a patto che non neghi i progressi già ottenuti e tolga la più grande risorsa dei
malati di oggi: la speranza.