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 2013  aprile 30 Martedì calendario

LA DEONTOLOGA DEL PARLAMENTO

Il suo biglietto da visita è tutto un programma. «Assemblée Nationale. Noëlle Lenoir. Déontologue». Sì, deontologa, proprio come cardiologa o psicologa. E un po’ psicologa deve proprio esserlo, la signora Noëlle Lenoir, famosa giurista francese ed ex ministro degli affari europei all’epoca in cui Jacques Chirac viveva all’Eliseo.

Il suo compito è quello di vigilare sulla morale dei 577 deputati transalpini, arrivando a confessarli in camera caritatis, ascoltando i loro ipotetici peccatucci in termini di conflitto d’interessi e di pericolosi miscugli tra pubblico e privato.

A nominarla è stato Claude Bartolone, uomo di punta del Partito socialista francese e attuale presidente dell’Assemblea nazionale, nato nel 1951 a Tunisi da un padre italiano, che era emigrato per sfuggire al fascismo. Fin da quando, un anno fa, ha assunto la presidenza dell’Assemblea nazionale, Claude Bartolone si è fatto promotore della moralizzazione della vita pubblica e ha scommesso su Noëlle Lenoir per occupare la carica, appena creata, di deontologa parlamentare.

Domanda. Come mai si discute tanto di problemi deontologici? Le nostre democrazie soffrono di una malattia morale?

Risposta. La democrazia non è naturalmente in discussione, ma una serie di problemi e di polemiche pongono a ogni paese la sfida di rilanciarle e di vivificarle. Il ruolo di deontologo è stato creato dall’Assemblea nazionale per prendere in conto le attività dei parlamentari all’esterno del loro ruolo puramente istituzionale. Come dire che le vite parallele dei deputati devono soddisfare il legittimo desiderio di trasparenza da parte del cittadino.

D. Tanto più legittimo in una Francia ancora scossa dal recentissimo affaire Cahuzac, dal nome del ministro del bilancio che disponeva all’estero (Svizzera e poi Singapore) di un conto segreto, di cui aveva ostinatamente negato l’esistenza di fronte al parlamento e di fronte alle telecamere. Nel suo lavoro di deontologa, lei pensa di ispirarsi alle esperienze di altri paesi? Quali nazioni sono più avanti in questo campo?

R. Ho studiato e ristudiato le leggi delle altre democrazie. Ciascuno ha le proprie tradizioni. I paesi del Nord Europa sono molto avanzati sul piano della lotta al conflitto d’interessi e, in generale, ai miscugli pericolosi pubblico-privato. Norvegia e Svezia sono davvero all’avanguardia. Il codice deontologico dei deputati degli Stati Uniti d’America è un volume di 450 pagine, ma noi, in Francia, saremo certamente più sintetici nel mettere a punto quel quadro di trasparenza che sta oggi a cuore all’opinione pubblica. In concreto si tratta di migliorare il sistema di dichiarazioni che già oggi devono essere fatte dai parlamentari e dai membri del governo, in particolare rispetto al loro patrimonio personale e di famiglia. In quanto deontologa, io riceverò una nuova dichiarazione dei deputati: quella che illustrerà le loro attività private, gli investimenti (al di là di una determinata soglia) e, in generale, le attività dei membri della famiglia nel corso dell’ultimo quinquennio. La segretezza al riguardo sarà comunque garantita.

D. Nelle sue precedenti attività europee lei ha lavorato con Stefano Rodotà. Che cosa pensa della situazione politica italiana?

R. Io spero che l’Italia riesca a risolvere i suoi attuali problemi e penso proprio che possa farcela. Quanto a Rodotà, penso che uomini come lui possano essere utili all’Italia e all’Europa. Ho avuto l’occasione di conoscerlo bene perché era membro del comitato europeo, da me presieduto per dieci anni, sulla relazione tra etica e nuove tecnologie. Un’iniziativa voluta da Jacques Delors quand’era presidente della Commissione comunitaria.