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 2013  aprile 30 Martedì calendario

KYENGE Cécile Kambove (Congo), 28 agosto 1964. Oculista in un poliambulatorio di Modena. Ministro dell’Integrazione del Governo Letta dal 28 aprile 2013

KYENGE Cécile Kambove (Congo), 28 agosto 1964. Oculista in un poliambulatorio di Modena. Ministro dell’Integrazione del Governo Letta dal 28 aprile 2013. Di origine congolese, si è trasferita a Roma nel 1983 per laurearsi in Medicina alla Cattolica. Da trent’anni vive e lavora, in diversi poliambulatori, di Modena e provincia. È il primo ministro di colore della storia italiana. «Allora devo andare a comprarmi un vestito serio...».

• L’esordio in politica risale al 2004 coi Ds a Modena. Il 7 giugno 2009 è eletta consigliere provinciale a Modena per il Pd ed entra a far parte della commissione Welfare e politiche sociali. Inoltre è responsabile regionale Emilia Romagna delle politiche dell’immigrazione del Pd. Il 25 marzo 2013 è stata eletta alla Camera nelle liste del Pd in Emilia Romagna. Impegnata in campagne nazionali sui diritti di cittadinanza. Collabora con la rivista Combonifem e con il Corriere Immigrazione. Ha promosso e coordinato il progetto Afia per la formazione di medici specialisti in Congo: «Il mio percorso è merito di un lavoro svolto con Livia Turco e il Forum immigrazione del Partito Democratico: io sono la portavoce di una politica fatta all’interno del partito». [Concita De Gregorio, Rep. 28/4/2013; Barbara Fiammeri, S24 28/4/2013]

• Nata a Kambove, vicino Lubumbashi, nella Repubblica democratica del Congo, in una famiglia numerosa di «alto lignaggio ma non ricca», a 18 anni si trasferisce a Roma Si trasferisce a Roma per frequentare l’università Cattolica (con voti altissimi): «Volevo studiare oculistica, e là potevo solo scegliere farmacia». Nel frattempo lavora per mantenersi e ascolta tanta musica italiana. Dopo la laurea è andata a vivere a Modena.

• «Ho dovuto lottare per avere un posto di lavoro in quanto donna e straniera, e c’è voluto del tempo per stabilire un buon rapporto con i pazienti. Forse ora sono io che non ci faccio più caso, ma mi sembra di essere guardata meno come africana e molto di più come persona. Certo, qui in Italia la paura del diverso è ancora forte». [Alessandra Coppola, Cds 28/04/2013]

• Sposata dal 1994 con Domenico (detto Mimmo), ingegnere, conosciuto nel giro dei pazienti oculistici («era stato operato alle cornee»). Hanno due figlie Maisha e Giulia (19 anni e 17 anni). Vivono a in una frazione di Castelfranco Emilia [Linkista.it], in una palazzina con mattoni a vista e sedie di plastica verde nel cortile e «un cagnone bianco che abbaia furioso». La figlia maggiore, invece, vive in un appartamento della zona mare a Pesaro ed è iscritta all’università di Urbino. A Pesaro vive anche sua sorella Dora, una sarta che lavora in un supermercato della Coop in città.

• Quando Enrico Letta l’ha chiamata per affidarle il ministero all’Integrazione era a Bologna a bere tè con un’amica: «Sono oltre vent’anni che lavoro su queste cose. Non so come abbiano pensato a me, non ho chiesto nulla, stavo già preparando il lavoro in commissione. Ma se mi chiedono di più, studierò per dare di più. Lo considero un riconoscimento al mio lavoro. Vorrei solo riuscire a stare ancora in mezzo alla gente come ho fatto sempre, per me la politica è quella». [Michele Smargiassi, Rep. 28/4/2013]

• Al Quirinale si è presentata accompagnata da tutta la famiglia, vestita con un tailleur pantaloni blu-violetto (comprato il giorno prima), scarpe e camicia crema, Roncone sul Cds: «Un giuramento eccellente e senza inciampi». [Roncone, Cds 29/4/2013]

• «La nomina di Cécile Kyenge significa una nuova concezione di confine, da barriera a speranza, da limite invalicabile a ponte tra comunità diverse» (Enrico Letta durante il discorso della fiducia alle Camere).

• La sua immagine su Twitter è il profilo di una donna nera, capelli annodati in treccine e labbra rosse.

• «Bel viso tondo, sorridente, le R dolcemente alla francese, sa quel che vuol fare. “Prima cosa, ius soli”. Vuol dire cittadinanza italiana ai figli di immigrati. “Chi nasce e cresce in Italia deve essere italiano”». [Michele Smargiassi, Rep. 28/4/2013]

• Il calciatore Mario Balotelli: «Un passo verso un Paese più civile». [Alessandra Coppola, Cds 28/04/2013]