Gian Luigi Paracchini, Style 25/4/2013, 25 aprile 2013
CONTADINI A RATE
«In campagna non fa mai freddo» è uno di quegli affettuosi, paradossali slogan che i cittadini convertiti alla zolla spacciano per spiegare quanto bello, sano, spirituale, grandioso sia il rapporto con la terra. Se poi la terra fa di loro dei coltivatori-produttori, massimamente di olio e di vino, la campagna diventa allora una squisita simbiosi, lo specchio agreste dell’anima. È il fenomeno degli agricoltori per passione (più di semplici hobby farmer) che quando mostrano una bottiglia con la loro etichetta, con il succo dei loro ulivi e delle loro vigne, toccano il cielo con un dito. Sono imprenditori, manager, intellettuali, sportivi, che per caso, per tradizione, per innamoramento hanno messo su una tenuta, chiesto aiuto a chi ne sa, studiato con dedizione, atteso fiduciosi e alla fine imbottigliato. Non quantitativi da grande distribuzione: conta di più la soddisfazione. È gente che, ovunque si trovi, di prima mattina controlla online il meteo per verificare che sulle proprie creature verdi non si abbatta la furia degli elementi. E che mai cambierebbe un aratro con sacca da golf o racchette da tennis: non confondono il sacro con il profano. Fra tutti questi agricoltori per passione c’è un comune denominatore: tanto sicuri e affermati nelle rispettive professioni quanto umili nella condivisa passione. Sanno quanto la terra sia complessa, chieda rispetto e tratti rudemente i dilettanti. «Nel vino» conviene Gad Lemer «l’improvvisazione non porta lontano. Per presunzione e vanità dell’etichetta personale possono uscire autentiche schifezze. Io devo imparare molto, mia moglie Umberta è più brava. Vivere qui? Sono stato apolide per metà della mia vita, ho vissuto in città, sempre in affitto, e Cascina Bertana è la mia prima vera casa. La campagna regala stabilità, qui mettere radici è qualcosa di reale».
Nell’educazione sentimentale alla campagna è spesso decisivo il ruolo della famiglia. Lo è stato per Niccolò Paoli, che vive a Genova annusando il sapore di sale tanto caro a papa Gino, ma che sta pensando di trasferirsi nell’uliveto di Campiglia Marittima (Li). Ma ha contato pure per Cosimo Bisiach, 54 anni, a.d. di Julius Baer Sim. Il Podere Marcila, agriturismo a Castiglione del Lago (Pg) con 54 ettari fra boschi di querce, coltivazioni di cereali e dieci ettari di vigne, fu acquistato una quarantina d’anni fa da sua madre e poi ingrandito. Lui, una volta al mese, stacca dalle gestioni patrimoniali e si mette al trattore o a coccolare le vigne che danno Sangiovese, Caluna, Trebbiano, Grechetto, Trasimeno doc e «il top di gamma chiamato Godot perche l’abbiamo aspettato tanto e finalmente è arrivato». La realtà: «Produciamo sui 20 mila litri anche se molte bottiglie finiscono ad amici e clienti». Il sogno: «Fra due-tre anni trascorrere un terzo del tempo in campagna e aumentare ulteriormente». Altro che pragmatismo contadino. La campagna è un coacervo di sentimenti, una fucina di romanticismo e anche di cultura. Gregorio Gitti, avvocato-professore all’Università di Milano-deputato, ci è arrivato per la sua passione per le Langhe e i romanzi di Beppe Fenoglio. «Poi, avendo acquistato il castello dove Giulio Einaudi portava gli scrittori e decideva i piani editoriali, ho chiuso il cerchio. Soltanto qui trovo l’equilibrio fra lavoro intellettuale e pratico». Giorgio Schón, 65 anni, concessionario Ferrari-Maserati per Lombardia e Piemonte, è collezionista di tesori a quattro ruote e nella sua Colle Manora, 75 ettari di cui 20 a vigneto, fra i comuni monferrini di Quargnento e Fubine (Al), ha incrociato vini e moti del cuore. «Mila è uno Chardonnay Viognier in onore di mia madre Mila Schon, grande donna e stilista. Poi c’è il Rosso Barchetta, in omaggio alla Ferrari Barchetta 1955, la cui carrozzeria campeggia in cantina. Infine Double Bubble, spumante Chardonnay che richiama la doppia gobba della Ferrari 250 Tour de France Zagato». Si comincia dunque per folgorazione, come pure Christian Pizzinini e Antonio Scolari, dell’omonima agenzia di comunicazione, magnetizzati da mandorli e ulivi della loro tenuta salentina. Ma che dopo soli tre anni accarezzano già l’idea di vendere il loro Loveolio: un nome un programma. E c’è chi come Giuseppe Moro, 66 anni, numero uno di Convert Italia (energie rinnovabili), ha fatto il cammino inverso. «Una decina di anni fa, con mia moglie e la nipotina Allegra ci siamo trovati in un casale a Montebello (Vt). Cercavamo qualcosa di più piccolo ma la bimba non voleva più andarsene. Allora l’abbiamo presa e chiamata Fattoria di Allegra. Ora la piccola ha dieci anni, ci passa Pestate, va a cavallo, coltiva l’orto». La fattoria produce 500-800 litri di Merlot e 600-700 di olio. Moro voleva venderlo ma ha rinunciato: meglio regalarlo o consumarlo in compagnia. Difficile trovare fra questi agricoltori per passione qualcuno che confessi interesse verso il business (Giovanni Bulgari, figlio del presidente della maison di alta gioielleria Paolo, con le sue 100 mila bottiglie è un’eccezione). Se si pareggia è già una vittoria; ci rimetto dei soldi ma non mi lamento; oggi si investe, domani chissà. Eppure il sito Winenews ha quantificato in cinque milioni di enduristi gli stranieri che in tempi di crisi vengono a degustare in Italia. E da Piemonte a Sicilia non c’è iniziativa country che non venga salutata con grandi folle, come hanno appena dimostrato le 32 mila presenze alla Fiera di Vita in Campagna a Montichiari (Bs). Anche l’ultimo colpo di testa dell’ex goleador Paolo Rossi, 56 anni, uno degli eroi di Spagna 1982, è stato il salto in campagna, a Poggio Connina nell’aretino. «Mi sono buttato in questa avventura otto anni fa con Luigi Pelaggi, un avvocato romano mio amico. È un agriturismo di 85 ettari di bosco, alberi da frutto, vigne e 2.500 ulivi. Ne escono 13 mila bottiglie di Borgo Connina, ottimo Sangiovese con influenze di Merlot e un migliaio di olio Borgaccio. Mi sono innamorato dell’atmosfera e nel 2008 mi sono trasferito qui». Certo non sono tutte rose e fiori. A minare questi quadri da «mulino bianco» ci pensano mosca dell’ulivo, siccità, grandinate, parassiti della vite, innesti non riusciti, tappi troppo odorosi. «La raccolta delle olive e la vendemmia sono momenti gioiosi ma quando si testa il prodotto è sempre un attimo thrilling. Sopratutto per vini che sono figli dell’assemblaggio di diversi vitigni: soltanto dopo 18 mesi nel legno si capisce se danno i sapori promessi». Parola di Agostino Ropolo, 75 anni, a. d. di Church’s Italia. Da una decina di anni ha trasformato la sua tenuta L’Apparita a Civitella Paganico, Nord di Grosseto, 20 ettari con prati, piscina, vigneti e uliveti. Conversione tardiva perché aveva comprato L’Apparita nel 1978 per far svernare i suoi adorati cavalli.
Ma appesi gli stivali al chiodo ecco il cambiamento grazie alle figlie Ilaria e Cristina. Ropolo ha scelto il compromesso: s’è tenuto il morello Su Moru della Giara (pony sardo) e Alì (purosangue arabo) e per il resto si applica alle sue etichette san Michele Di Poggio L’Apparita, che quest’anno portano un nuovo sangiovese rosato a Vinitaly. Certo, mitologicamente i cavalli erano animali cari agli dei. Ma anche Bacco faceva parte della combriccola pur avendo altre propensioni. E in quanto all’olio ci sarà pure un motivo per cui Omero lo aveva definito «liquido d’oro».
CHRISTIAN PIZZININI – ANTONIO SCOLARI:
CP: 44 anni (a sinistra). AS: 48 anni. Titolari dell’agenzia di comunicazione Pizzinini/Scolari. Il podere. AS: «È una tenuta diffusa: abbiamo un palazzo a Galatina. una tenuta agricola a Nardo e un altro terreno in provincia di Lecce. In tutto 3,5 ettari Ira olivi, mandorli e orto. Produciamo 1.000 litri di olio di alta qualità». Vivere in campagna. CP: «La scelta è nata dalla voglia di sporcarsi le mani e investire nella terra per valorizzarla. Ci passiamo sei mesi l’anno: tagliamo l’erba, coltiviamo gli alberi, seguiamo la spremitura-. Consigli per gli acquisti. AS: «Bisogna esplorare il territorio, scoprire le campagne e l’energia dei posti». CP; «La terra è un buon investimento, costa meno di una macchina».
GIOVANNI BULGARI:
37 anni, a.d. di Podernuovo a Palazzone. La tenuta. «Si trova nella bassa Toscana: 24 ettari di vigne che abbiamo riportato in vita dopo 70 anni. Produciamo 100 mila bottiglie fra Therra, Argirio e il nostro vino di punta: Solino, un Sangiovese». L’olio. «In Umbria, ne facciamo dieci mila bottiglie. È un’attività molto diversa, che richiede investimenti più bassi. Il vino invece ha comportato un impegno importante, conto di rientrare nell’investimento in 10-12 anni». Vita di campagna. «È sempre stata la mia passione, ho seguito corsi di potatura e agricoltura generale. Ci passo tre giorni la settimana, l’obiettivo è arrivare a sette. La cosa che mi piace di più è mettere le mani nella terra, quando torno nello stress di Roma e mi imbottiglio nel traffico penso: oddio...».
GAD LERNER:
58 anni, giornalista e scrittore. La tenuto. «Cascina Bertana. Odalengo Superiore, basso Monferrato, provincia di AIessandria: 34 ettari di prati, noccioli, tre ettari di vigneti. L’ho scoperta frequentando i miei amici Feltrinelli». I vini. «Nebbiolo Malidea. Barbera Barabba e Umberta. Sono socio della Cantina viticoltori del Monferrato di Fabrizio luli, colto contadino enologo e sperimentatore». Optional. «L’ombra di due ippocastani, due poiane che fanno le giravolte, troppi cinghiali dediti ad “arare” i prati (abbiamo un ottimo rapporto con i cacciatori), lepri sui filari della vigna, i tartufi nel bosco, ma i “trifulai” non dicono dove. Il prato fra cascina ed ex letamaia (ora piscina) trasformato in campo di calcio dai figli». Rivalità. «Qui siamo tutti per la riscossa del Monferrato, considerato ingiustamente il parente povero delle Langhe».
AGOSTINO ROPOLO:
75 anni, a.d. di Church’s Italia. La tenuta. «L’Apparita, Civitella Paganico. Nord di Grosseto. È un casale iscritto al catasto come Podere San Michele, zona franca di dogana fra Repubblica di Siena e Stato Pontifìcio. In certi periodi apriamo ad affittanze mirate». I vini. «Circa otto mila bottiglie di Sangiovese, Merlot, Syrah, Petit Verdot, Cabernet Sauvignon. Con l’olio siamo partiti dopo ma recupereremo». Gli animali. «I miei due cavalli e le pecore del vicino, un milanese che ha messo in piedi un allevamento. Le pecore vengono nei nostri prati-pascolo e lui ci da foraggio e paglia per i cavalli».
GREGORIO GITTI:
48 anni, deputato di Scelta Civica. Il castello. «È a Perno, frazione di Montone d’Alba (Cn). L’ho pagato come un appartamento in semicentro a Milano, è stato anche un gesto di passione per la storia culturale del Paese. Mi rifugio in campagna nei fine settimana a studiare le mie carte e imparare l’arte dai maestri langaroli. Il vino. «Le vigne oggi occupano circa un ettaro, produciamo mille bottiglie di Barolo, anche se io preferisco dire Nebbiolo: bisogna avere rispetto. Per ora le beviamo noi e gli amici, poi si vedrà». Amici e concorrenti. «Gian Maria Kros Pietro. Carlo Feltrinelli e Gad Lerner producono vino. Gad ha fatto un lavoro eccellente, ma lui sta in Monferrato: la “serie A” sono le Langhe». Campagna e politica. «Qui trovo l’equilibrio fra lavoro intellettuale e pratico, ripulisco la testa. Il castello e un pensatoio: poi tomo a Roma con le batterie ricaricate».
NICCOLÒ PAOLI:
32 anni, artista multimediale. Il podere. «L’Olio dei Paoli è nel livornese fra San Vincenzo e Campiglia Marittima. Sono 10-11 ettari con due mila piante di ulivo. Dai tempi del mio bisnonno Gino Paoli, omonimo di papa, è sempre stato di famiglia. Ci occupiamo di tutto noi con un agronomo: io. mia moglie Barbara, mio fratello Tommaso, mio padre con il suo manager Aldo Mercurio, amici». L’olio. «Ne facciamo due mila litri. Dopo aver rinnovato il frantoio è entrato nel circuito di Eataly». La curiosità. «C’è una stanza dove mio padre e alcuni musicisti hanno inciso delle basi. È insonorizzata ma potrebbe sentirsi qualche rumore!». Definizione. «L’olio è maschile ma lo paragono a una donna: seduce, emoziona, sorprende ma da un senso di sicurezza».