Fabrzio Roncone, Style 25/4/2013, 25 aprile 2013
«TRASTEVERE PEDONALE, 1.000 KM DI CICLABILI, VIGILI SEMPRE IN STRADA. COSÌ SALVO ROMA»
Il primo appuntamento con l’avvocato Marcello De Vito, candidato al Campidoglio per il Movimento 5 Stelle, salta. Dovremmo vederci davanti al Teatro Valle Occupato, ma lui resta bloccato nel traffico del Lungotevere. Battuta inevitabile: «Gli ingorghi rombanti sono uno dei regali che il sindaco Gianni Alemanno lascia a questa città». Poi, comunque, prova a scusarsi. Viaggia senza autista, senza lampeggiante, senza scorta, e sul cruscotto della sua Peugeot non ha neppure il permesso di accesso al centro storico. Il giorno dopo va meglio.
Cominciamo cercando di capire chi è.
Sono nato a Roma 38 anni fa, nel quartiere di Monte Sacro, dove ancora vivo con la mia compagna Giovanna e nostra figlia Vittoria, di tre anni. Abitiamo in un appartamento di proprietà grande circa 120 metri quadrati. Possiedo una macchina che in questa città è ormai praticamente impossibile usare. Molto meglio prendere i mezzi pubblici. Ho la linea 60 che passa sotto casa: da lì, fino a piazza Venezia, sotto al Campidoglio, sono 15 fermate. Quando sarò sindaco, perciò, è chiaro che arriverò in ufficio con il bus, come un cittadino qualsiasi. Anzi, il viaggio sarà occasione per ascoltare richieste, lamentele, suggerimenti.
Come fa a essere così sicuro di diventare sindaco?
Confido nei romani, che sono esausti, e nel loro buon senso. Vivono in una città disperata, stremata, stordita. Io propongo di cambiarla insieme.
Quando ha deciso di diventare un grillino?
Accadde il 25 aprile di due anni fa. Ascoltai il discorso dell’allora presidente Giorgio Napolitano. Che disse: «La politica non può prescindere dai partiti... Altrimenti si da spazio al demagogo di turno». Il riferimento all’attività di Beppe Grillo era evidente. Così pensai: «E le libertà di espressione e di associazione previste dalla Costituzione? No, non va bene». E fu allora che mi tornò in mente una frase che Grillo ripeteva sempre nei suoi comizi: «Ognuno deve prendere una parte della propria vita e dedicarla agli altri».
Lei per chi votava prima?
Scusi, ma che domanda è?
Le sembra tanto strana?
Beh, la mia vita precedente era privata... Preferirei che il mio vecchio orientamento politico restasse segreto.
Ho letto che lei ha comunque fatto attività politica nel IV Municipio.
Ha letto bene, l’hanno scritto, ma è tutto falso. Mai fatta attività politica. L’ultimo incarico fu quello di capoclasse, alle scuole medie. Le ripeto: la mia decisione di impegnarmi con il Movimento 5 Stelle è solo il frutto di una folgorazione improvvisa.
Lei quanto guadagna al mese?
Penso... Penso circa tre mila euro netti... Le sembrano tanti?
Io faccio solo le domande. Può parlarci del suo programma elettorale?
La prima cosa da fare, in Campidoglio, sarà quella di prendere in esame i conti dell’amministrazione. Alemanno, infatti, lascia un terrificante buco: circa 13 miliardi di euro di debiti. Poi bisognerà mettere mano alle aziende municipalizzate, vera fonte di molti sprechi: del resto è all’Ama (che smaltisce i rifiuti della capitale, ndr) e all’Acea (che opera nel settore idrico e dell’energia, ndr) che Alemanno si è scatenato con le sue assunzioni clientelari. Ecco, noi vogliamo che quelle società tornino a essere pubbliche, vogliamo poter controllare le nomine dei dirigenti e sapere bene chi è che siede nei consigli di amministrazione...
Un programma ambizioso.
Noi vogliamo, letteralmente, far svoltare Roma.
Può essere più preciso?
Per cominciare pensiamo si debba rivoluzionare la viabilità. Nelle ore di punta circolano circa 400 mila automobili, e spesso con una sola persona a bordo. Una follia. Per questo crediamo si debba puntare su bus e tram. Ma non basta: abbiamo intenzione di attuare anche un piano per realizzare 1.000 chilometri di piste ciclabili, un piano che per altro già esiste, ma che nessuno pensa mai di prendere in considerazione...
Sarà che magari Roma non è Milano, ci sono sette colli e raggiungere l’ufficio andando in bici è come partecipare a una tappa del Giro.
Non faccia battute... La bici è una risorsa in tutte le città europee. Poi, comunque, pensiamo si debbano pedonalizzare la zona dei Fori Imperiali e ampi pezzi di centro storico, cominciando, ad esempio, da Trastevere. E non solo: introdurremo pure molte «zone 30», vale a dire strade dove non si può procedere oltre i 30 chilometri orari. Poi...
Poi?
Beh, poi c’è il problema dei rifiuti. Noi immaginiamo una raccolta differenziata che arrivi al 60 per cento. E diciamo no a inceneritori e discariche.
Parliamo del problema casa.
A Roma ci sono oltre 190 mila case sfitte che appartengono a privati; ecco, noi vogliamo incentivare e facilitare i meccanismi di affino e poi, naturalmente, favorire il recupero del patrimonio pubblico: penso a tante ex caserme, a tanti ex edifici scolastici...
Dell’abusivismo.
Sferreremo un attacco formidabile.
E della sicurezza.
Abbiamo un piano piuttosto dettagliato, complicato da spiegare in poche parole. Ma ciò che posso dirle è che procederemo a una riforma della polizia municipale. Meno vigili dietro le scrivanie, e più vigili per strada, tra la gente.
Sta descrivendo la città dei sogni.
No, sto descrivendo una città possibile. Dove tutti i cittadini daranno il loro contributo. Per le grandi opere, la popolazione deciderà attraverso lo strumento del referendum. Quanto alle sedute del consiglio comunale, tutte saranno date in streaming.
Poi c’è Grillo..
Scusi, in che senso?
C’è Grillo che, molto probabilmente, cercherà di telecomandarla..
Io Grillo lo conosco a malapena. L’ho visto un paio di volte. La prima, ci siamo limitati a farci scattare una foto insieme.
E Gianroberto Casaleggio, il vostro guru?
L’ho incontrato una volta soltanto.
Senta, può raccontarci come è arrivato a essere il candidato del M5S al Campidoglio?
Beh, abbiamo fatto delle primarie sul web: avevano diritto a votare circa cinque mila militanti romani.
Però di quei cinque mila, alla fine, ha votato solo la metà.
Sì, esatto: hanno partecipato in 2.500, e io ho preso quasi la metà dei voti.
Cioè, 1.250. Ecco, non le sembrano pochini in una città di oltre tre milioni di abitanti?
Capisco la sua perplessità. Ma le ricordo che quelli erano voti di militanti, non di gente qualsiasi, non di persone che, come capita nei partiti, sono obbligate a votare per questo o per quel candidato. Quindi, se permette, erano voti, come dire, di qualità.
Non abbiamo ancora parlato dei suoi avversari: Ignazio Marino, Alfio Marchini, lo stesso Alemanno...
Non ne parliamo. Loro sono il vecchio, io il nuovo..
È tifoso? Sa che se vuole avere una possibilità di diventare sindaco della capitale, non può che tifare per una squadra...
Sì, Io so. E quella possibilità ce l’ho. Tifo per la Roma.