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 2013  aprile 25 Giovedì calendario

I POVERACCI DEL POTERE

Che il potere tenda all’arroganza è normale. Non è tanto normale, invece, che l’arroganza si mischi a una dose massiccia di stupidità; e che al tutto si aggiunga un che di pitoccheria provinciale e di poveraccismo stilistico. Non è tanto normale, ho detto; ma il potere italiano è particolarmente dotato da riuscirci. Lo indicano bene tre casi: due tratti dalle cronache di queste settimane, il terzo, invece, di assai più antica data ma che ora ha avuto una nuova conferma.
Comincio proprio da quest’ultimo. In tempi di critiche di massa alla «casta», di caccia al privilegio dei politici, si può immaginare qualcosa di più stupido del fatto che una delle massime rappresentanze del potere si metta a sbarrare al traffico, con appositi «dissuasori», le vie intorno alla propria sede, riservandone l’accesso esclusivamente ai suoi membri? No; eppure nella brillante impresa è riuscito niente di meno che il Senato della Repubblica. Il quale, nel cuore di Roma e da almeno una decina d’anni, si è per l’appunto impegnato a trincerarsi in una sorta di quadrilatero fortificato, vietato non già al traffico automobilistico in generale (come sarebbe più che auspicabile), ma esclusivamente a quello dei comuni cittadini. Al quale quadrilatero è stata aggiunta da ultimo un’altra via: per essere precisi quella che costeggia l’attiguo Palazzo Costantini. Risultato: decine di auto blu parcheggiate in permanenza, con attorno, in attesa, i soliti orribili crocchi di autisti e di «clientes» vari. Il tutto, evidentemente, a maggior onore e popolarità della politica e dei suoi rappresentanti.
Il secondo caso riguarda i magistrati della giustizia amministrativa (Tar-Consiglio di Stato). I quali, dovendo venire a Roma per eleggere i propri rappresentanti, dapprima si sono ribellati all’inaudita novità di doversi pagare il viaggio di tasca propria, e poi, per rimediare, hanno cercato d’inventarsi uno pseudo convegno di aggiornamento a cui addebitare le spese relative. Uno legge cose del genere e si domanda: ma che razza di Paese è quello in cui una categoria di alti funzionari tra i meglio pagati dimostra una tale spilorceria pulciosa e insieme una tale mancanza di dignità?
Quando invece l’Eni chiede a Milena Gabanelli cioè all’autrice di quella che è universalmente considerata di gran lunga la migliore trasmissione televisiva di giornalismo d’inchiesta, a una giornalista nota per l’equilibrio e l’accuratezza professionale del suo lavoro la cifra di 25 milioni di euro perche si sente diffamata da un servizio sulla sua attività in Russia e altrove, allora siamo invece a un caso di vera e propria arroganza autolesionistica.
E cioè di stupidità. Il tipico caso in cui il potere italiano mostra la sua fragilità di fondo. Una fragilità fatta di scarsa conoscenza di come si sta al mondo (alle inchieste sgradite si risponde con smentite documentate e, semmai, con denunce penali per calunnia, non chiedendo soldi ai giornalisti al solo scopo di intimidirli), e di un’invincibile propensione all’autoreferenzialità (con relativa incapacità, quindi, di prevedere quale sarà l’effetto che le proprie azioni faranno sui terzi: in questo caso, direi catastrofico). Una fragilità, infine, che si alimenta della presunzione dura a morire di essere insindacabili. Il poveraccismo stilistico è per l’appunto questo: ed è ciò che rende il potere italiano non tanto insopportabile quanto il più delle volte semplicemente patetico.