Roberta Zunini, il Fatto Quotidiano 25/4/2013, 25 aprile 2013
IL RITORNO DEGLI EBREI DELLA JUNGLA
Non si tratta di un’invenzione letteraria di uno scrittore sudamericano. Gli “ebrei delle Amazzoni” non sono un esempio di realismo magico ma costituiscono una realtà etnica confermata definitivamente dal ministero dell’Interno israeliano che ha infatti ritirato la sua opposizione al conferimento della nazionalità. L’Alyah, la legge che prevede il ritorno nella Terra promessa degli ebrei della diaspora d’ora in poi riguarderà anche coloro che sono il frutto dell’incontro tra alcune tribù di indios peruviani e un gruppo di ebrei che dal Nordafrica si era trasferito sulle Ande peruviane. Sei anni fa, circa 700 indiani sudamericani di origine ebraica avevano deciso di fare ritorno. Ma non è un caso che queste donne, uomini e bambini dai tratti somatici indescrivibili ed esteticamente affascinanti siano stati accettati ufficialmente ora. Bilanciano la fuoriuscita dal Paese di migliaia di ebrei israeliani. Negli ultimi cinque anni circa 30 mila israeliani hanno lasciato il Paese contro poco più di 18 mila ingressi. Molti di loro avevano ignorato a lungo di avere origini ebraiche. Quando vivevano in Perù la loro era una vita lontana anni luce da questo mondo di deserti e grattacieli, di antichità e ipermodernità, di vita agreste e business biotecnologico. Gli indios professano riti sciamanici ammantati di cattolicesimo, loro celebravano riti diversi, simili a quelli ebraici, senza esserne consci: leggenda mista a tradizione, come in una pagina di Garcia Marquez più che di Vargas Llosa. Nella foresta amazzonica nessuno si era premurato di dare loro un’etichetta, ma alla fine le loro origini sono state riconosciute. E ora anche qui. Ma non è stato semplice, anche se Israele ha bisogno di nuovi cittadini ebraici per opporli all’espansione demografica incessante dei cittadini arabo israeliani. Il problema che preoccupa maggiormente, tanto quanto l’Iran, le autorità dello Stato ebraico che rischia di avere un giorno non lontano una popolazione a maggioranza araba. Nonostante questo non tutti i gruppi che sostengono di avere origini ebraiche si vedono riconosciuta dall’ufficio immigrazione di Tel Aviv, l’Alyah. Molti vengono respinti, ma non gli ebrei amazzonici che qui si adattano a svolgere anche i lavori più umili, quelli che al loro “ritorno” negli anni novanta accettavano gli ebrei etiopi. Secondo una scuola di pensiero rabbinica, gli ebrei dell’Amazzonia discendono dai Levi di Contaman, un villaggio annidato in Perù.