Paolo Bracalini, il Giornale 23/4/2013, 23 aprile 2013
L’EX PM COLOMBO LOTTIZZATO SOLO QUANDO GLI FA COMODO
[Gherardo Colombo]
Il mestiere perfetto in Italia: essere sponsorizzati del Pd senza il fastidio di farne parte. Ti può capitare, ovviamente da indipendente esterno, di entrare in una lottizzazione in quota Pd, da cui, alla prima disgrazia, puoi prendere le distanze o anche schifarlo, senza lasciare la poltrona raggiunta grazie al Pd.
Così sembra essersi regolato anche Gherardo Colombo, ex magistrato di Mani Pulite, nominato grazie al Pd (ma spiegò di non aver mai parlato con Bersani, «io ho avuto rapporti solo con le associazioni» tipo Libertà e Giustizia e Se Non Ora Quando che avevano chiesto quel nome al Pd) consigliere di amministrazione della Rai nel 2012, con la benedizione del segretario Pier Luigi Bersani: «Siamo orgogliosi di sostenere la candidatura di Gherardo Colombo (e di Benedetta Tobagi, ndr ), è il punto di partenza perché politica e impegno civico migliorino il Paese». Con la vicenda del Quirinale però l’idillio si è rotto.
Su Twitter Colombo ha fatto il tifo per Rodotà presidente («Mi piacerebbe sapere che difetto avrebbe Rodotà secondo il Pd»), ha bocciato Prodi quando il Pd ha provato con lui ( «Ha cominciato nella Dc, è stato 20 anni in Parlamento,dov’è il rinnovamento? »),e dopo l’elezione di Napolitano ha dato sfogo al tutta la sua amarezza: «Domani mi iscrivo al Pd per poter stracciare la tessera». Qualcuno, sempre su Twitter , gli ha fatto osservare che, come protesta contro il Pd, già che accendeva il fuoco poteva andare in fondo all’opera: «Magari dia fuoco pure alla poltrona del Cda Rai, dove l’ha messa il Pd». Ma lui ha chiarito subito che sono due cose diverse, in Rai ci sarà pure grazie all’intervento del Pd, ma per finalità superiori: «Per la verità io sono lì (nel Cda Rai, ndr ) per servire i cittadini, non gli interessi del Pd. Non sono clientelare » . Certo, Colombo non è un intellettuale organico al Pd, ma con solo l’appoggio di Don Ciotti è da escludere che sarebbe diventato consigliere di amministrazione Rai. Anche perché le competenze televisive mancano al suo pur lunghissimo curriculum . «Se Colombo va nel Cda della Rai, allora a Pippo Baudo venga affidata una Procura della Repubblica!» protestarono quei rompiscatole del Codacons. Anche a Santoro, pur affine all’area dell’ex magistrato, caddero le braccia, forse perché si era presentato lui stesso, in tandem con Freccero, per la presidenza e direzione generale Rai: «Se metti nel Cda Rai delle persone oneste ma non competenti per gestire una macchina come quella della Rai, cosa cambia?». Ma col placet di Pier Luigi Bersani, titolare, come Pd, di due poltrone nel Cda Rai, la nomina era già bella che fatta. E lì è arrivato Gherardo Colombo, che divide l’ufficio al settimo piano di Viale Mazzini con la consigliera Tobagi (anche lei in quota Pd), ha una segretaria, non dispone di auto blu ma gira in taxi, e un compenso dalla Rai di 70mila euro all’anno. Già prima, dopo la magistratura, era stato presidente della Garzanti libri, e poi anche «banchiere », o meglio presidente del Collegio dei sindaci di Banca Popolare di Milano. Di televisione non si è mai occupato nella vita, ma l’ha frequentata più che volentieri. Spesso ospite da Lerner, è andato anche da Fabio Volo, da Fazio, da Santoro, in vari talk show , persino a Protestantesimo su Rai Due, a presentare il suo libro Farla franca . Il giorno della sua nomina in Rai, la voce più critica, guarda un po’ il destino, fu quella del suo ex compagno di Pool, Antonio Di Pietro: «Dispiace che Colombo debba trovarsi a fare da spettatore come chi in banca deve assistere muto ad una rapina. Questo non è un nuovo Cda della Rai, è una vera e propria operazione di illegittimità costituzionale».
Durante le ultime Regionali, pur da indipendente pronto a stracciare la tessera del Pd, andò a Milano a sostenere la corsa al Pirellone del candidato Pd: «Umberto Ambrosoli è l’uomo giusto per guidare la Regione Lombardia, il suo impegno è garanzia di un reale coinvolgimento della società civile» spiegò il consigliere Rai. Questo poco prima di scrivere una nota, quando si cambiò la direzione di RaiNews24 (allora diretta dall’attuale senatore Pd, Corradino Mineo), per prendere le distanze da quell’operazione, con testuali parole: «Resta il sospetto che la politica continui a contare nelle nomine Rai». E se trova conferme a quel sospetto è pronto a prendere e stracciare la tessera del Pd.