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 2013  aprile 28 Domenica calendario

BESTIARIO DI DUE MESI DI ORDINI E CONTRORDINI DALLA «A» ALLA «Z»

Acclamazione:
«La proposta di Romano Prodi avanzata dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, all’assemblea dei grandi elettori del Pd è stata accolta da un applauso e una standing ovation dei presenti. Poi il voto con ok all’unanimità» (Ansa, ore 9.04 del 19 aprile. Il Professore è in Mali. Lo chiamano: «Torna, tocca a te». Al pomeriggio gli mancheranno 101 voti).


Ballarò:
«Sono venti anni che sentiamo queste parole. Mentre parlava mi sembrava di sentire una puntata di Ballarò» (Roberta Lombardi, capogruppo del M5S, 27 marzo, liquidando come chiacchiere il primo incontro in streaming con l’allora presidente incaricato Bersani).


Ceffoni:
«Hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi». (Sberle di Giorgio Napolitano ai parlamentari nel discorso di insediamento il 21 aprile, tra gli applausi degli stessi schiaffeggiati. C’è chi ricorda la barzelletta di Totò che racconta di un tizio che l’aveva preso a ceffoni scambiandolo per Pasquale. «E tu perché non hai reagito?» «Ecché mi frega, mica sò Pasquale io!»).


Dramma:
«Il dramma non è nato quando io ho avuto 521 voti, ma quando Bersani, per questo "non governo" del partito, ha deciso di cambiare strategia e ha chiamato Prodi dall’Africa e lui è stato bruciato» (Franco Marini a Lucia Annunziata, «In mezz’ora» 21 aprile).


Espulsioni:
«Sono come Bruce Lee, ne atterro cinquanta alla volta ma questo processo è una farsa» (reazione del senatore M5S Marino Mastrangeli alla sua espulsione in diretta streaming per le sue troppe «ospitate» televisive).


Friuli:
«Abbiamo vinto nonostante Roma». (Deborah Serracchiani, Ansa 22 aprile, dopo la vittoria a sorpresa alle Regionali del Friuli-Venezia Giulia nei giorni più difficili del Pd).


Governo politico:
Nome finale del governo Letta dopo l’accavallarsi per settimane, in bocca ai vari protagonisti, di un mucchio di definizioni diverse: «Governo di rottura», «Governo del presidente», «Governo di scopo», «Governo di larghe intese», «Governo di cambiamento», «Governo delle regole»...


Hack:
«Questa cosa dei saggi a me pare sinceramente una cosa inutile» (telefonata fatta il 4 aprile da una finta Margherita Hack, per «la zanzara» di Radio24, a Valerio Onida, uno dei saggi scelti da Napolitano, che cade nel tranello: «Ma guardi, sì, è probabilmente inutile... Serve a coprire questo periodo di stallo, dovuto al fatto che dal Parlamento non è venuta fuori una soluzione mentre l’elezione del nuovo Presidente è tra quindici giorni...»).


Intellettuali:
«Nell’incontro con l’ambasciatore americano Thorne abbiamo sottolineato che nel nostro Movimento non ci sono intellettuali» (Massimo Baroni, deputato M5S, agenzia Agi 2 aprile, raccontando della presa di contatto tra la delegazione grillina e l’ambasciata Usa: «Quando loro hanno fatto il nome di Dario Fo abbiamo fatto notare che lui ha scritto "Mistero Buffo" dove dà voce alla gente comune»)


Jean-Claude Van Damme:
«Berlusconi è come Sylvester Stallone o Jean-Claude Van Damme nel film "I mercenari", come quei personaggi che ritornano e a 65 anni fanno le cose che facevano quando ne avevano a 25: patetico e bollito» (Enrico Letta, Ansa, 1 dicembre scorso, prologo d’una campagna elettorale aspra verso il Cavaliere. Asprezza ribadita dopo il voto: «Grande coalizione? Fossimo in Germania e ci fosse la Merkel sarebbe la soluzione perfetta. Purtroppo siamo in Italia e c’è Berlusconi...» «Berlusconi oggi propone un governo della concordia. Ma con quale coraggio e quale coerenza lo fa, dal momento che nell’unico caso in cui sostenevamo lo stesso governo per fronteggiare la crisi più grave del dopoguerra ha tolto la spina prima del tempo solo per i suoi interessi?» «Pensare che dopo venti anni di guerra civile in Italia, nasca un governo Bersani-Berlusconi non ha senso».) Della serie: mai dire mai.


Kyenge :
Cécile Kyenge Kashetu, oculista congolese da anni in Italia, deputata Pd, estratta dal cilindro del nuovo premier: prima donna di colore a diventare ministro.


Letta G.:
«Gianni Letta sarebbe un eventuale Presidente della Repubblica perfetto, con un altissimo senso delle istituzioni» (Renato Schifani, Ansa 15 aprile: non immaginava che dalla crisi uscisse invece vincente il nipote...)


Muto:
«Torno a Firenze, ora aspetto in silenzio» (Matteo Renzi, Ansa, 19 aprile. Il giorno dopo rompe l’inespugnabile mutismo solo per plaudire alle «sagge dimissioni di Bersani», censurare i «disgustosi giochini su Prodi», salutare come «molto, molto positiva» l’ipotesi di secondo mandato di Napolitano, ricordare che «il Pd esiste», ammonire che «la questione dei franchi tiratori dovrà essere affrontata nelle sedi politiche», definire «ridicolo» l’allarme di Grillo per «il golpe», rinviare la sua candidatura alla guida del Pd perché «c’è tempo», bocciare il «singolare e intempestivo» endorsement di Fabrizio Barca per Rodotà, smentire che la ri-candidatura di Re Giorgio fosse «una vittoria di Berlusconi», auspicare «l’apertura di una fase politica nuova», denunciare come Prodi sia stato «silurato da cento parlamentari che avevano promesso di votarlo», diffidare la classe dirigente dall’«inseguire tutte le volte cosa dice un social network», e via così. Per un totale di 22 distinte dichiarazioni all’Ansa in 24 ore. Il giorno successivo, alle 8.57, con sollievo di tutti gli italiani in ansia per l’intera notte di silenzio, l’eremita fiorentino torna finalmente a parlare).


Nocchiero:
«Siamo in un mare mosso, insieme alla larga coesione servirà esperienza politica, capacità ed esperienza. Marini sarà in grado di assicurare la convergenza delle forze di centrodestra e centrosinistra. E’ una personalità di esperienza, capace di reggere le onde». (Pier Luigi Bersani, Ansa, 17 aprile lanciando la candidatura di "Scintillone" al Quirinale). Segue naufragio.


Ordine:
«Maledetto alfabeto, dopo di me avrò sempre Scilipoti» (il senatore del M5S Marco Scibona su Twitter, sospirando sulle votazioni per chiamata nominale come quelle per il Quirinale)


Post Scriptum:
«Arriverò a Roma durante la notte e non potrò essere presente in piazza». (Leggendario P.S. di due righe di Beppe Grillo aggiunto alle otto e dieci di sera in calce al messaggio in cui aveva chiamato all’adunata folle oceaniche: «Ci sono momenti decisivi nella storia di una nazione. Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. E’ in atto un colpo di Stato (...) Sto arrivando. Sarò davanti a Montecitorio stasera. Rimarrò per tutto il tempo necessario. Dobbiamo essere milioni. Non lasciatemi solo o con quattro gatti. Di più non posso fare. Qui o si fa la democrazia o si muore come Paese».


Quirinarie:
Primarie on-line del Movimento 5 Stelle per scegliere il candidato al Colle ma annullate il 12 aprile e indette nuovamente (prima sarà Milena Gabanelli, secondo Gino Strada, terzo Stefano Rodotà) perché, stando alla denuncia, il processo di selezione era stato storpiato dagli hacker. Feroci i commenti sui social network: «Non vi piacevano i risultati?» Immortale l’ironia di un twitterista sui "trolls", gli invasori informatici evocati da Beppe Grillo: «Boia chi trolla».


Rodotà:
«Voterò Rodotà, politico dell’anticasta. Il professore è stato deputato al parlamento italiano solo per quattro legislature, solo per undici anni ha calcato i banchi del parlamento europeo, per soli otto anni è stato garante per la privacy, e ora, a soli 80 anni, ha davanti a sé un fulgido e splendente futuro» (Domenico Scilipoti, Ansa, 18 aprile, sarcastica polemica con il candidato del MoVimento 5 Stelle).


Scouting:
«Se in Parlamento ci saranno i grillini ci sarà da fare uno scouting per capire se intendono essere eterodiretti o partecipare senza vincoli di mandato. Non è campagna acquisti ma li testeremo sui fatti» (Bersani a Corriere.it, 19 febbraio: l’accanimento sulla ricerca di un accordo con i grillini o sul tentativo di aggregare eventuali dissidenti sarà la sua maledizione).


Twitter:
Tormentone della primavera inquieta: quanto hanno pesato i tweet sugli sbandamenti dei partiti e in particolare del Pd? Tra i più difficili da dimenticare quello di Micaela Biancofiore, pasionaria del Cavaliere, Ansa, 14 aprile: «Berlusconi al Quirinale e Renzi premier: che paese rock sarebbe...».


Udine:
«E ora la grande provincia friulana» (proclama all’Ansa di Pietro Fontanini), rieletto presidente della Provincia di Udine il 22 aprile nonostante il «Salva Italia» fissasse il principio che i consigli provinciali, ridotti a un tetto massimo di 10 persone nominate dai comuni del territorio con regole da stabilire, non debbano più essere eletti direttamente dai cittadini. La lista del suo avversario Andrea Simone Lerussi, alla guida di una coalizione di centrosinistra, si chiamava addirittura «Chiudiamo la Provincia». Un paradosso.


Vietnam:
«Se il pdmenoelle vuole trasformare Camera e Senato in un Vietnam, il M5S non starà certo a guardare» (Beppe Grillo, sul suo blog, 1 marzo, attaccando: «In questi giorni è in atto il mercato delle vacche. Al M5S arrivano continue offerte di presidenze della Camera, di commissioni, persino di ministri, ma il M5S, i suoi eletti, i suoi attivisti, i suoi elettori non sono in vendita». Fatto il governo Letta, il 27 aprile scrive: «Il M5S non vedrà rispettati i suoi diritti di presiedere le commissioni del Copasir e della Vigilanza Rai. Andranno all’opposizione farlocca della Lega e di Sel, alleati elettorali di pdl e pdmenoelle. Un quarto degli elettori è di fatto una forza extra parlamentare».


Zanzara:
Trasmissione radiofonica ad alta intensità schioppettante condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo. L’ultimo petardo, quello fatto scoppiare da Dario Fo: «Brunetta che giura da ministro? La prima cosa che faccio è cercare un seggiolino per poterlo mettere a livello, all’altezza della situazione. Oppure meglio una scaletta, così se la regola da sé». Immediate reazioni d’indignazione. Sacrosante. (26 aprile).
Gian Antonio Stella