Attilio Barbieri, Libero 26/4/2013, 26 aprile 2013
MONTEPASCHI FA SPARIRE ANTONVENETA
Dopo 147 anni di onorata esistenza oggi chiude per sempre Banca Antonveneta, assorbita nella rete degli sportelli del Montepaschi. Le insegne, nelle filiali che ancora le espongono, rimarranno al loro posto ancora per un po’. Una mera questione di costi: la controlante senese le sostituirà poco alla volta, per non sostenere in un’unica soluzione spese ritenute «non indispensabili».
Si conclude così una delle vicende più travagliate nella storia recente del credito made in Italy. L’istituto padovano è stato infatti la prima popolare ad abbandonare il terreno sicuro che ha preservato per secoli gli istituti di credito cooperativo per diventare terra di conquista. Dapprima la Banca popolare di Lodi del rampantissimo (fin troppo) Giampiero Fiorani, poi gli olandesi di Abn Amro, infine il Monte dei Paschi di Giuseppe Mussari, che ci ha messo la cifra stratosferica di 9 miliardi: sono poco meno di dieci anni che lo storico istituto padovano passa di mano in mano, costretto a subire scelte e decisioni assunte a migliaia di chilometri di distanza da Palazzo dei Montivecchi, storica sede della Popolare Veneta, nel cuore della città del Santo.
In questo lungo weekend di una strana primavera - non solo per i capricci del clima - si compie la «migrazione» destinata a portare i conti correnti della vecchia Antonveneta sulla piattaforma bancaria della capogruppo senese. Storia di codici che cambiano, l’Iban innanzitutto, di coordinate bancarie da riscrivere e comunicare a datori di lavoro e fornitori di servizi come gas, acqua, telefoni ed elettricità. Lo spostamento dei clienti - in tutto 400mila secondo fonti ufficiose - è iniziato già da qualche giorno in realtà. Come ci informa Il mattino di Padova, da venerdì scorso non è più possibile il pagamento dei bollettini, il 24 è stata la volta di bonifici, stipendi e pagamenti esteri. Le ultime due disposizioni ancora praticabili sotto l’ombrello Antonveneta, vale a dire i pagamenti con il modello F24 e le revoche, vengono sospese dalle 13.30 di oggi. E a meno che il diavolo ci metta la coda, non dovrebbero esserci problemi per i prelevamenti agli sportelli Bancomat: il sistemone informatico del quartier generale di Siena è già stato predisposto per prendersi in carico direttamente anche questi movimenti.
Il segno tangibile della fine di Antonveneta, al contrario, sarà percepibile nella scomparsa di un buon numero di filiali. Lunedì 29 inizierà la lunga serie di chiusure, concentrate proprio in Veneto, area in cui storicamente l’istituto Padovano radicava la propria presenza. Lunedì chiuderanno tutti assieme i primi 43 sportelli a insegna Antonveneta. Poi, il 19 maggio, toccherà a 19 sportelli Montepaschi. Le città più colpite sono Padova con 13 chiusure, Treviso (12), Verona (10), Vicenza e Venezia (7 ciascuna), Rovigo (4) e Belluno (2). Le «sinergie» invocate dalle banche per motivare la stagione delle fusioni e delle acquisizioni partita negli anni Novanta, hanno questa controindicazione: quando gli sportelli sono troppo vicini e si sovrappongono, vengono chiusi. Singolare che perfino la combattiva e mai doma Cgil si sia affrettata a mettere la firma in calce all’accordo che comprendeva la soppressione di decine di filiali. Pur a fronte di un impegno, da parte del management senese «a ricercare la continuità professionale dei colleghi coinvolti», si legge in un comunicato sindacale, «e a garantire adeguati percorsi formativi ai lavoratori interessati da un cambiamento di ruolo, tenendo in considerazione particolari situazioni personali e familiari in tema di mobilità territoriale».
Chissà se fra i tecnici incaricati di disattivare per sempre il codice Abi di Antonveneta, lo 05040, qualcuno sarà cosciente di mettere la parola fine a 147 anni di storia.