Roberto Bertinetti, il Venerdì 26/4/2013, 26 aprile 2013
TANTO SESSO SIAMO INGLESI
In visita a Londra durante il regno di Elisabetta I, un veneziano racconta che «molte donne di ogni età si radunano la sera a St Giles e cercano di adescare giovanotti, nonostante questa pratica sia severamente punita dalla legge». Nell’Inghilterra Tudor le prostitute rischiavano la morte o una lunga pena detentiva al pari degli adulteri e le norme in materia restarono in vigore sino a quando non si affermarono le idee illuministe. Solo a partire dal XVIII secolo, rivela Faramerz Dabhoiwala nel suo The Origins of Sex, il comportamento privato fu sottratto al controllo della morale e pratiche in precedenza ritenute illecite presero ad essere accettate. In questo documentatissimo volume, proposto dalla Oxford University Press (pp. 484, 25 sterline), il giovane e brillante storico analizza in dettaglio un tema sino ad oggi assai poco esplorato, spiegando come i mutamenti avvenuti nel Regno Unito nella sfera filosofica e sociale abbiano influenzato le nuove idee sulla sfera della sessualità.
I filosofi si batterono a lungo per impedire che i religiosi potessero dettare le regole in materia. In seguito le trasformazioni economiche favorirono una maggiore tolleranza e i processi di migrazione interna verso le città indebolirono sino a renderle quasi inesistenti le forme di controllo in precedenza esercitate dalle parrocchie. E così nel 1722 Daniel Defoe poteva proporre con successo le avventure di Moll Flanders, all’apparenza a fini didattici, ma in realtà facendo leva sull’interesse morboso che suscitavano le imprese di una donna «a dodici anni prostituta, cinque volte moglie, di cui una del suo stesso fratello, e ladra incallita», narrando «la sua esistenza dissoluta che ha per fortuna trovato approdo nel pentimento». Poco dopo, dai codici sparì il reato di adulterio grazie a una riforma votata a larga maggioranza dal Parlamento londinese nonostante la contrarietà dei vertici ecclesiastici.
Anche all’interno della Chiesa, tuttavia, i comportamenti poco ortodossi si moltiplicavano. In proposito Dabhoiwala cita la testimonianza di Horace Walpole, scrittore e figlio del primo ministro, il quale in una lettera così riassume una serata trascorsa con il vescovo di York: «L’amante Mrs Cruwys gli sedeva a fianco a tavola, e a breve distanza c’era Hayter, il figlio naturale avuto da un’altra donna. Il vescovo ci ha deliziati con le numerose avventure sentimentali di cui è stato protagonista e nessuno dei commensali si è scandalizzato. Del resto molti amici mi confermano che il suo comportamento non rappresenta una eccezione ma costituisce la regola». Riviste e giornali, poi, dedicavano ampio spazio agli innumerevoli scandali reali durante l’intero periodo georgiano, ripresi dai fogli popolari insieme alle notizie su crimini o processi e alle biografie di celebri cortigiane.
Secondo lo storico, nel corso del Settecento prese forma nel Regno Unito la prima rivoluzione sessuale in Europa. Certo, ammette, la medesima libertà fu sperimentata anche in altri Paesi. Ma con una differenza fondamentale: le nuove regole valevano esclusivamente per gli aristocratici. Gli inglesi, al contrario, si mostrarono ben presto democratici e nessuna classe rimase esclusa dagli effetti del cambiamento prodotto dalle idee dell’illuminismo. Dabhoiwala documenta l’abitudine largamente diffusa tra i lavoratori agricoli o gli operai di convivere e procreare senza obbligo di matrimonio con coppie formate da quindicenni o sedicenni. «Nonostante avessi ridotto a pochi pence il prezzo per celebrare le nozze, non feci cambiare idea ai giovani della mia parrocchia, sempre sostenuti dai genitori», si lamenta un parroco di campagna.
Tra il XVIII e il XIX secolo aumentò a dismisura il numero delle prostitute, in particolare a Londra. In strada o nei bordelli privati ne erano disponibili circa ottantamila, spesso affette da gravi malattie veneree. I decessi tra loro per sifilide, calcola lo studioso, erano in media cinquemila ogni anno ma i rischi di contagio non frenavano il desiderio dei clienti. Tra essi uno dei più celebri è James Boswell, amico e biografo di Samuel Johnson, che nel diario annota minuziosamente gli incontri notturni con signore in età matura o adolescenti, «un’abitudine nota nei salotti che frequentavo senza che nessuno ne traesse spunto per mettermi al bando», precisa.
La rivoluzione sessuale britannica indebolì antichi luoghi comuni relativi alla sfera specifica della femminilità. Anche in questo ambito filosofi e scrittori esercitarono un ruolo importante. Se in precedenza si pensava che fossero le donne a cadere facilmente vittima del desiderio e veniva loro imputato di tentare gli uomini, il mito della «debolezza di Eva» cadde con l’illuminismo e divenne chiaro che in una società ancora patriarcale e maschilista la realtà era diversa. Il ribaltamento di prospettiva, sottolinea Dabhoiwala, ebbe però conseguenze negative perché contribuì a produrre norme volte a proteggere le donne dagli appetiti sessuali degli uomini, come testimonia la mitologia vittoriana dell’angelo del focolare. E ben poco peso ebbero le battaglie delle coraggiose pioniere del femminismo per la parità dei diritti, giudicate dall’opinione pubblica un pericolo per la stabilità della famiglia.
I mutamenti narrati dallo storico non sfiorarono l’omosessualità, che continuò ad essere ritenuta un grave reato punibile addirittura con la morte. L’intransigenza della legge applicata con particolare severità nei casi di colpevolezza di esponenti di classi sociali inferiori non ne impedì la diffusione, ma la condanna fu condivisa dai riformatori illuministi, concordi con i loro avversari nel ritenerla «una pratica innaturale da reprimere e contrastare senza cedimenti». Si tratta, conclude Dabhoiwala, dell’unico tema sul quale gli inglesi del Settecento non anticiparono cambiamenti in seguito accettati in Occidente. Un colpevole ostracismo che però, a giudizio dello studioso, lascia al Regno Unito il merito di aver inventato quelli che definisce «i moderni principi democratici nella sfera della sessualità».
Roberto Bertinetti