Roberto Giardina, ItaliaOggi 24/4/2013, 24 aprile 2013
ASPARAGI CARI? UNA BUONA NOTIZIA
C’è l’indice degli asparagi per capire come vanno le cose in Mitteleuropa. Sale il prezzo anche se il clima è stato propizio? Allora l’economia va bene, perché non si trova gente disposta a sobbarcarsi il duro lavoro della raccolta. La stagione è appena iniziata nel Beelizt, la zona vicina a Berlino, e ristoranti e mercati sono invasi da asparagi bianchi e giganteschi, niente a che vedere con i nostrani piccoli, verdi, gustosi. Non sempre il bell’aspetto è garanzia di sapore.
Oggi un chilo costa 18 euro, non poco, quasi il doppio rispetto all’anno scorso, ma il prezzo è colpa del tempo eccezionalmente rigido, che ha visto cadere la neve anche nei primi giorni di primavera. È stato il marzo più freddo degli ultimi 130 anni. E, allora, alla fine dell’Ottocento gli asparagi si coltivavano sull’attuale Kurfürstendamm, il grande viale nella Berlino occidentale. La capitale era ancora un agglomerato di paesoni e, oltre la Porta di Brandeburgo, si entrava nei boschi e si attraversavano campi coltivati. Nel 1886, gli asparagi cominciarono a venir sloggiati per far posto ai palazzoni.
Oggi i 2.900 ettari nel Beelitz producono 8 mila tonnellate, di cui i berlinesi sono ghiotti. Ma il problema è trovare qualcuno che si voglia spezzare la schiena per raccoglierli: non è possibile usare macchine, e bisogna stare molto attenti con l’apposita paletta per non danneggiarli. La stagione è breve e bisogna fare in fretta perché il raccolto non vada perduto. Quando le Germanie erano due, gli asparagi si trovavano all’Est, e sotto la dittatura bastava ordinare perché il raccolto avvenisse senza problemi. Gli asparagi venivano esportati e grazie a loro si otteneva l’ambita valuta occidentale.
Dopo la caduta del Muro, gli asparagi prussiani sono entrati in crisi. Meglio il sussidio di disoccupazione che piegare la schiena sui campi. Ma arrivarono i lavoratori dall’Est. Nella stagione del 1998, gli asparagi furono raccolti da 1.200 polacchi e appena 200 tedeschi. Venivano anche i medici da Varsavia: in tre settimane di lavoro sui campi guadagnavano quanto in due mesi in ospedale. Il governo socialdemocratico di Gerhard Schröder protestò: a raccogliere gli asparagi dovevano essere inviati i disoccupati e quanti ricevevano l’assegno sociale (oggi 382 euro). Se non accettavano questo lavoro «socialmente utile», a un euro all’ora, avrebbero perduto il sussidio.
Obbedirono e poi disertarono o, meglio, trovarono qualche scusa: tutti si ammalavano perché erano cittadini non allenati a sudare sui campi. Protestarono anche i contadini: a loro delle misure sociali del governo importava poco, se erano obbligati a impiegare i cittadini sfaticati rischiavano di perdere il raccolto. Meglio i polacchi dei laboriosi prussiani. L’eroe dell’asparago bianco è il signor Jan Dudek che dal 2000 arriva dalla lontana Zamosc, mille chilometri in pullman, per lavorare 13 ore al giorno sui campi.
Poi, a causa del boom aumentarono i prezzi in Polonia, e non fu più tanto conveniente lasciare l’ufficio per trasformarsi in raccoglitori di asparagi. Ora l’economia torna a cambiare, e per i polacchi è ridiventato conveniente andare in trasferta nel Brandeburgo.
Ma, se la Polonia dovesse adottare l’euro, per il momento rinviato a data da destinarsi, per gli asparagi comincerebbe una nuova crisi. Jan, 48 anni, tre figli, è tornato, guadagnerà 6 euro all’ora. Chissà se lo rivedranno l’anno venturo.