Guido Olimpio, Corriere della Sera 25/04/2013, 25 aprile 2013
LE POSTE AMERICANE SPEDISCONO UNA CAUSA AD ARMSTRONG IL BARO —
Neve, tempeste, tornado. Nulla ferma il servizio postale americano. Forse solo i tagli al bilancio. E i postini sono precisi nella piccola missione quotidiana. Ne vanno orgogliosi. Per cui quando hanno scoperto che Lance Armstrong aveva barato per vincere sette Tour de France ci sono rimasti male. Ancora di più, il vertice dell’Us Postal Service che lo aveva sponsorizzato dal 1998 al 2004. Un supporto non da poco: 40 milioni di bigliettoni verdi. Ora il dipartimento di Giustizia ha deciso di fare i conti facendo causa all’ex campione di ciclismo. Con un’accusa pesante: frode.
Le Poste Usa, quando Armstrong era una stella ammirata a livello mondiale, avevano deciso di «investire» su di lui. Un americano vincente, protagonista di uno sport sempre più in crescita, anche a livello amatoriale, in tutti gli Stati Uniti. E conclusero così un accordo di sponsorizzazione. Un bel po’ di milioni sparsi nell’arco di sei anni. Denaro che andava ad arricchire il già robusto «salario» del campione, calcolato — senza bonus — in 17,9 milioni di dollari. Il dato è precisato nei documenti della causa. Una citazione legata alla richiesta di risarcimento che può arrivare a tre volte il valore della somma persa per colpa del reato. I legali delle Poste sono andati giù duri nella denuncia: violazione di contratto, guadagni illeciti e frode.
Nei documenti gli avvocati sostengono che il campione ha usato almeno una volta «sostanze o sistemi proibiti» in concomitanza con le sue partecipazioni al Tour de France nel periodo 1999-2005. «Inoltre sapeva che i suoi compagni ricorrevano agli stessi metodi di doping e li ha incoraggiati a proseguire» su questa strada. Ecco perché gli Stati Uniti hanno «sofferto un danno» per non aver ricevuto in cambio quanto promesso nel contratto. Sì, Lance ha vinto ma con le gambe truccate dalle porcherie uscite dalla «farmacia» che lo seguiva per aumentare le sue prestazioni sportive. Un colpo duro respinto dal legale del ciclista che ha parlato di un’iniziativa «opportunistica e ipocrita».
La causa ha raccolto di fatto la tesi dall’ex compagno di squadra Floyd Landis che nel 2010 ha iniziato un procedimento legale nei confronti di Armstrong. Mossa legata, per l’appunto, all’accusa di frode ai danni dello Stato, così generoso nel sostenerlo. Non solo hai «fregato» ma hai anche preso in giro chi ha creduto in te, era il messaggio di chi si è lanciato nella partita.
Un altro campione che segue, più da lontano ma non troppo distante, i problemi di Armstrong, è il tre volte vincitore del Tour, Greg LeMond. Intervenendo a un simposio sul doping in Texas, il ciclista ha affermato di non avere alcuna voglia di «vendetta» nei riguardi del rivale nonostante i rapporti tesi tra i due. LeMond non aveva avuto paura ad uscire allo scoperto nel denunciare il rapporto tra Armstrong e il medico Michele Ferrari, personaggio chiave dell’intero scandalo. «Non gioisco», ha affermato, nel vedere che gli hanno tolto i titoli. Un tentativo di stare un passo indietro anche se mentre parlava c’era al suo fianco anche Betsy Andreu. Quest’ultima è la ex moglie di Frankie, uno dei compagni di squadra di Armstrong, ed è stata una testimone importante nell’inchiodare il campione dopato. Betsy ha rivelato di aver cercato di incontrare Lance, però lui ha sempre rifiutato. Difficile dimenticare dopo tutto quello che è successo in questi ultimi mesi tra sospetti e denunce.
Ma se è per questo non ha dimenticato nulla neppure il Servizio postale Usa gabbato da chi pretendeva di essere un campione, ma — come altri — ha pensato di imboccare una scorciatoia.
Guido Olimpio