Paolo Conti, Corriere della Sera 25/04/2013, 25 aprile 2013
PUPILLO DI ANDREATTA E CIAMPI, AMA IL SUBBUTEO E DYLAN DOG
Da ieri a mezzogiorno sono finiti per sempre i tempi in cui, parlando di Enrico Letta, si evocava puntualmente lo «zio Gianni», collaboratore principe di Silvio Berlusconi e contraltare politico del nipote. Lo stretto rapporto tra i due, parenti-pontieri tra il berlusconismo e gli agitati mari del centrosinistra, non si è mai allentato. Ma dopo questo 2013 dire «Letta», con lo zio Gianni assai più appartato dopo la fine del governo Berlusconi, significherà ormai indicare lui: Enrico, l’ormai ex «nipote».
Pisano, classe 1966 e quindi 46 anni, sposato con la giornalista Gianna Fregonara, capocronista romana del Corriere della Sera, tre figli (Giacomo, Lorenzo e Francesco), cattolico convinto senza ostentazioni, una gioventù in parrocchia. Un’altra fede, stavolta laica ma assoluta, per il Milan. Grande giocatore di subbuteo. Passioni da ragazzo. Dylan Dog, soprattutto le prime edizioni. Franco Battiato, Vasco Rossi e Zucchero così come i Dire Straits o Elio e le Storie Tese. Massimo Troisi e Carlo Verdone ma anche tutto Steven Spielberg o il Ridley Scott di «Blade Runner». In quanto alla tv, racconta che l’interesse per la politica gli è nato seguendo i «Faccia a faccia» di Giovanni Minoli per «Mixer». Degli anni Ottanta della sua gioventù ha un’idea controcorrente rispetto alla vulgata che li descrive rozzi e volgari: «Tanto bistrattati, in realtà sono stati straordinari per il cinema, la tv, la musica, il design». Grande lettore di gialli, apprezza Marco Malvaldi (in particolare «Milioni di milioni», edito da Sellerio nel 2012). Si descrive così nell’autobiografia del suo sito www.enricoletta.it, dove è leggibile la sua dichiarazione dei redditi dal 2008 al 2012: «Ha alle spalle un percorso umano e formativo all’insegna dell’Europa. Dall’infanzia a Strasburgo — dove frequenta la scuola dell’obbligo — alla laurea in Diritto internazionale all’Università di Pisa».
L’infanzia nella capitale politica d’Europa si deve a suo padre Giorgio, docente di matematica e accademico dei Lincei, fratello minore appunto di Gianni, che a Strasburgo è in quel periodo titolare di cattedra. Attenzione però a Pisa: il dottorato di ricerca in Diritto delle comunità europee di Enrico Letta porta il marchio della Scuola Superiore «Sant’Anna». Lì si sono perfezionati Sabino Cassese e Giuliano Amato, che ora presiede l’associazione ex alunni. Proprio Amato lo conosce, simpatizza con lui. E a quel periodo risale l’amicizia di Enrico (rimasta intatta nel tempo) con Filippo Andreatta, figlio di Beniamino. Cioè il riferimento politico di Prodi, nonché fondatore dell’Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione che per anni fu catena di trasmissione e di collegamento tra l’universo della Dc e il mondo dell’impresa e del lavoro.
Proprio l’Arel è la pista di decollo di Enrico Letta, che lì entra come ricercatore nel 1989 (e oggi ne è il segretario generale). Nel 1991 è presidente dei Giovani democristiani europei. Ma due anni dopo, con il governo Ciampi dell’aprile 1993, è già nel primo Palazzo del vero potere: alla Farnesina appunto come capo della segreteria di Beniamino Andreatta, titolare degli Esteri. Da quel momento è solo una continua ascesa. Nel 1996 proprio Ciampi lo chiama al ministero del Tesoro come segretario generale del Comitato per l’euro. Dal gennaio 1997 al novembre 1998 è vicesegretario del Partito Popolare. Nel 1998 toglie ad Andreotti il primato di ministro più giovane (35 anni) nella storia della Repubblica italiana: D’Alema, arrivato a palazzo Chigi, lo insedia a 32 anni alle Politiche comunitarie. Nel 2000 è ministro dell’Industria nel secondo governo D’Alema e conserva lo stesso incarico, aggiungendo il Commercio Estero, nel governo Amato. Nel 2001 è deputato, si iscrive alla Margherita. Per due anni transita al Parlamento europeo poi tra il maggio 2006 e il maggio 2008 è sottosegretario a palazzo Chigi con Romano Prodi, proprio come zio Gianni con Silvio Berlusconi. Nelle primarie del neonato Pd nel 2007 ottiene l’11% dei voti. Nel 2009, al congresso del Pd, appoggia la mozione Bersani: e poco dopo si ritrova vicesegretario unico a grandissima maggioranza.
Letta ha un eccellente rapporto con i grandi centri di potere internazionale. È vicepresidente dell’Aspen Institute Italia, presieduto da Giulio Tremonti (tra i presidenti onorari ci sono Giuliano Amato con Cesare Romiti) e tra gli altri vicepresidenti c’è John Elkann. È uno dei 18 membri italiani della Trilateral Commission fondata da David Rockefeller nel 1973 per favorire il dialogo e la cooperazione tra Nord America, Europa ed Asia: con lui appaiono di nuovo John Elkann, Mario Monti, il banchiere Maurizio Sella, Marco Tronchetti Provera.
L’uomo è pacato e controllatissimo, si è visto anche ieri nella sua prima uscita al Quirinale da presidente del Consiglio incaricato. Confessò però sei anni fa: «Mi piacerebbe essere più tranchant, più di rottura di quanto caratterialmente io sia, ma il Dna è quello che è». Si vedrà e si capirà assai bene adesso, a palazzo Chigi.
Paolo Conti