Massimo Vincenzi, la Repubblica 25/4/2013, 25 aprile 2013
IL PRIMO AMORE DEL GIOVANE HOLDEN
«Ciao, come sei fatta? Mandami una tua foto grande» e poi ancora pseudonimi scherzosi per sé, qualche bugia e un po’ di romanticismo pensando agli amori perduti. È un J. D. Salinger strampalato quello che emerge da queste nuove lettere acquistate di recente dalla Morgan Library e visionate in anticipo dal New York Times,
un secondo blocco, dopo il ritrovamento di altre missive circa tre anni fa. Inedito, un po’ cialtrone, passionale ma quasi per scherzo, con l’energia dei vent’anni e una spavalderia maramalda che lo fa assomigliare, quasi sovrapporre, al giovane Holden.
Tra il 1941 e il 1943 lo scrittore scrive nove lettere a Marjorie Sheard, una donna canadese allora ventiduenne (come lui) che lo contatta perché entusiasta, anche lei aspirante autrice, dei suoi primi racconti pubblicati da
Esquire e Collier’s.
Lei si fa avanti timorosa e gli chiede consigli, lui invece gioca, scherza, in molti casi flirta con lei per poi scusarsi: «Ero in un pessimo stato d’animo», quando le chiede la foto, che comunque lei gli manda. «Birbante, sei molto bella», lui ha pronta la risposta. E la incoraggia ad andare avanti, perché «hai talento». Le suggerisce anche a quali riviste può mandare i suo lavori: «Con i guadagni, non ci si compra una Cadillac, ma direi che non importa. Vero?». Poi le indica quali libri leggere. I classici dell’Ottocento, Anna Karenina, ovviamente, che «non è importante» come Guerra e Pacema
«è molto più furbo». Meglio, molto meglio dedicarsi al
Grande Gatsby, conclude.
Poi, da amante deluso dell’amore, le dice ancora: «Avrei dovuto sposarmi durante una licenza militare, ma tutto è andato a monte. Lei voleva che lo facessimo a Hollywood nella casa del padre, ma io me ne sono andato con una macchina da scrivere». Rivelazione che potrebbe alludere al suo fidanzamento con Oona O’Neill, la figlia del drammaturgo Eugene, che Salinger ha amato a lungo soffrendo quando lei sposa Charlie Chaplin.
Le lettere sono state conservate da Marjorie Sheard, ora ultranovantenne, per tutti questi anni dentro una scatola di scarpe. Ma ora, con lei in una casa di riposo e le spese per le sue cure sempre più care, la nipote Liza ha deciso di venderle: «Hanno un incredibile valore sentimentale per la mia famiglia. Lei non è mai diventata una scrittrice famosa e ha condotto una vita modesta».
Una vita illuminata, per un attimo, dal genio: «È solo all’inizio della sua carriera, ma in questi scritti privati c’è tutta la voce di Salinger. Si vede chiaramente la sua impronta», spiega Declan Kiely, responsabile dei manoscritti storici per la Morgan Library. Ed è un Salinger sincero, a tratti timoroso e ingenuo: «Dai un’occhiata al racconto che uscirà sul New Yorker.
Parla di uno studente che se ne va in città per le vacanze di Natale. Mi hanno chiesto di svilupparlo, ma io stesso non ne sono molto convinto. Ci proverò per un paio di volte, ma se perdo la mira lascio tutto. Leggilo e dimmi che ne pensi». Quel “raccontino” è Slight Rebellion off Madison, lo studente è Holden Caulfied, che diventerà l’indimenticato protagonista dell’intraducibile
The Catcher in the Rye.
Alla giovane canadese il testo piace e, forse grazie anche al suo incoraggiamento, da oltre sessant’anni milioni di lettori si chiedono, senza risposta, dove volano le anatre di Central Park quando il laghetto gela in inverno.