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 2013  aprile 25 Giovedì calendario

FRAU KLATTEN, TEDESCA PIÙ RICCA

Il governo di Frau Angela è stato battuto sulle Frauenquoten, le quote rosa. Anche alcune deputate cristianodemocratiche hanno votato contro. Si deve andare avanti per le proprie qualità, e non perché si è una signora. Le principali industrie tedesche stanno cercando disperatamente donne da promuovere in direzione o nel consiglio di sorveglianza: non ce ne sarebbero abbastanza con le qualità necessarie.

Ma Manager Magazin dedica la copertina a Susanne Klatten, 50 anni, la manager migliore di Germania: «L’erede dei Quandt esce dall’ombra». È anche la donna più ricca del paese, e si è trovata al vertice semplicemente perché ha ereditato la quota azionaria. Vero, però dopo ha dimostrato le sue qualità, di cui molti dubitavano.

Gli italiani ignoravano il suo nome, finché non venne coinvolta nello scandalo di Helg Sgarbi, il playboy svizzero specializzato nel ricattare ricche signore tedesche. Ci provò anche con lei, dopo qualche notte trascorsa in un hotel austriaco. Frau Susanne lo denunciò. Le aveva chiesto 6 milioni di euro, quanto guadagna in una decina di giorni, ci poteva passare sopra. Ma lei è una dura. Perché una donna non si può comportare come un uomo, e pagarsi uno svago? Sgarbi è stato condannato a sei anni, senza sconti.

Frau Klatten ha dimostrato il suo carattere anche negli affari. È riuscita a conquistare la direzione della Carbon, produttrice di fibre di carbonio, battendo dopo mesi di lotta Robert Koegler, 64 anni, che da sempre considerava la società come sua di diritto.

E ora vuole conquistare anche il consiglio di sorveglianza. La signora possiede partecipazioni nell’Altana e in un’altra dozzina di società, a parte la Bmw di famiglia, di cui detiene poco più del 12% del pacchetto, e che le ha fruttato utili per 190 milioni di euro l’anno scorso. Ma la conquista della Carbon per lei andava oltre il puro interesse economico: era la prova decisiva per dimostrare di poter combattere e vincere in un mondo dominato dagli uomini.

A 35 anni, nel 1997, era entrata nel consiglio di sorveglianza della Bmw, insieme con il fratello Stefan, di quattro anni più giovane. Ma la consideravano una semplice comparsa. Mise subito le cose in chiaro: voleva dire la sua nel colosso automobilistico (31 miliardi di euro di bilancio, 118 mila dipendenti). «Le domande più precise e pertinenti le faceva lei, e non il fratello», confidano gli uomini al vertice della Bmw. E ha voluto investire il suo patrimonio altrove, nella società farmaceutica Altana e nella Nordex (energia eolica). Non si è limitata a incassare gli utili, scrive Manager Magazin, ha sempre voluto far sentire la sua voce. Al di là dei pettegolezzi, lavora in coppia con il marito Jan (sposato nel 1990). Una coppia perfettamente in sintonia, nonostante il gigolò Sgarbi.

E per smentire i pregiudizi secondo cui le donne non riescono a intendersi con altre donne, Frau Susanne ha creato una rete al femminile con altre signore al vertice, da Simone Bagel-Trah, che dirige il consiglio di sorveglianza della Henkel, a Nicola Leibinger-Kammüller, della famiglia Trumpf (macchine utensili), e Christine Bortenlänger, nel consiglio di sorveglianza della Carbon. Non attendono che siano i politici a concedere un vantaggio alle donne, ma se lo conquistano sul campo.