Ivo Romano, La Stampa 26/4/2013, 26 aprile 2013
SOLDI, PAY-TV E CASINO’ IL PUGILATO EMIGRA A MACAO
Va’ dove ti portano i soldi. Bob Arum ne ha annusato l’odore e ha deciso per lo sbarco a oriente. Macao, la nuova mecca del pugilato. I casinò ci sono, la platea televisiva pure, la più vasta possibile. Nulla di meglio per provare a esplorare nuovi orizzonti. Del resto, superati gli 80 anni, c’è bisogno di nuove sfide per non rischiare la fine del grande rivale d’un tempo, Don King, che una volta aveva in mano tutti i pugni e ora è rimasto con un pugno di mosche in mano.
Tra i promoter, giovani leoni avanzano, ma Bob Arum ha ancora cartucce da sparare. E buon fiuto non mente. L’esperienza non gli manca, tutt’altro. La boxe, la sua vita: l’ha venduta negli States e in altri angoli del pianeta, attraversandone epoche fortunate e altre meno. Così ha capito il vento che tira: «Se guardiamo al futuro, la verità è che il mercato statunitense è destinato a diventare secondario». E ha deciso che è ora di cambiare strada: «Bisogna battere nuove strade, penetrare nuovi mercati». Quindi, ha operato la sua scelta: «Le opportunità offerte dal mercato asiatico sono di gran lunga superiori a quelle americane». È sbarcato a Macao, enclave del gioco in terra cinese, ad aprirgli la strada una guida d’eccezione: Zou Shiming, piccolo guerriero, 2 ori olimpici e 3 titoli mondiali da dilettante, un pugile mito in Cina, il Paese che anni addietro la boxe l’aveva addirittura bandita. Ha esordito nel professionismo lo scorso 6 aprile, al Venetian Casino & Resort, un posto che sembra preso da Las Vegas e trasportato dall’altra parte del mondo: nel weekend del match incassi aumentati del 40-50 per cento. Il peso mosca ha intascato 300 mila dollari, niente male per un debutto. Il match pare sia stato seguito in tv da 400 milioni di cinesi (non ci sono cifre ufficiali), una platea così vasta da far gola a tanti. Meno tasse, più soldi: l’altra equazione che gioca a favore di Macao.
Bob Arum c’è arrivato per primo, ora è pronto a raddoppiare: il 27 luglio, ancora Zou Shiming protagonista. Poi, il grande evento, a novembre: il ritorno sul ring di Manny Pacquiao (contro Brandon Rios o Mike Alvarado) dopo la lezione incassata da Marquez. E sarà il grande banco di prova. Il progetto è pronto, seguendo le regole dell’economia. Più ampia la platea, più scendono i prezzi: tra i 3 e i 5 dollari per il match in pay-per-view in Cina (che moltiplicati per il numeri dei potenziali acquirenti fanno una cifra iperbolica) contro i 60 negli Usa. Macao, la nuova frontiera del pugilato che cambia. Las Vegas resiste, ma ha il fiato corto. Un tempo centro di gravità, l’America ha perso colpi. Altre discipline crescono e soppiantano la boxe: l’Ultimate Fighting (organizzazione Usa di arti marziali) s’è mangiato grosse fette di mercato. E sulle macerie di uno sport va in scena una guerra: liti fra promoter (causa del mancato accordo sul match che tutti sognano, tra Pacquiao e Mayweather) e fra network televisivi (Hbo e Showtime). Un caos infinito, uno sport in crisi. Nel marasma, si fanno strada altre realtà. L’Inghilterra e soprattutto la Germania. Piazze importanti, ma legate ai propri pezzi da novanta: i fratelli Klitschko in Germania riempiono arene e incollano milioni di persone alla tv. Bob Arum è andato altrove, ci ha visto il futuro del pugilato. Macao è la prima tappa, quella che darà un senso al viaggio. Se il vecchio promoter avrà visto giusto, presto allargherà i suoi orizzonti: ci sono Cina, Filippine e Singapore nei suoi progetti. I soldi portano in Asia, Bob Arum ha imparato a seguirne l’odore. Un’altra rivoluzione, l’ennesima di uno sport che non vuole morire.