Roberto Giardina, ItaliaOggi 26/4/2013, 26 aprile 2013
NON TAGLI L’ERBA? ARRIVA LA POLIZIA
È arrivata la primavera, in ritardo, e fioriscono i processi. Questa è la stagione più litigiosa dell’anno in Germania, e la causa di migliaia di processi è l’erba del vicino. È sempre più verde, sostiene un vecchio proverbio, ma non in Prussia e dintorni.
Qui tutti sono convinti che il proprio prato sia il più bello del reame, o della repubblica, e che vicini maligni cerchino in tutte le maniere di sabotarlo. I tedeschi sono convinti di possedere il pollice verde e si scatenano al disgelo.
Nonostante i pregiudizi, sono un popolo pacifico (il nazismo fu una tragica e breve follia), erano bravi soldati, ma per secoli combatterono le guerre degli altri, sotto tutte le bandiere. E a quasi settant’anni dalla fine del III Reich sono i più pacifici d’Europa, forse del mondo. Quando possono non si fanno trascinare nei conflitti: Kohl si limitò a mandare un assegno a Bush senior in occasione della prima guerra contro Saddam. Schröder disse un secco «nein» a Bush junior. La Merkel non ha partecipato alla guerra in Libia, né alla campagna di Hollande in Mali. Un popolo tranquillo composto da milioni di giardinieri fanatici e fondamentalisti. Non è una contraddizione.
Per prudenza e fortuna non ho mai gestito un giardino in Germania. Ad Amburgo, dove abitavo un tempo, il regolamento comunale elenca tredici piante che si possono coltivare, solo quelle, per non turbare l’atmosfera cittadina. Cactus e agavi sono vietate. E se non tagli l’erba arriva il poliziotto a multarti. Chiamato dai vicini.
Ma che vi importa, ho chiesto a un’amica, se il prato del vicino assomiglia a una selvaggia prateria? Il polline delle erbacce viene portato dal vento e inquina il mio giardino, mi ha spiegato. Non posso sapere se sia vero. Anni fa, un mio collega italiano abitava a Bonn vicino alla villetta di un ex presidente della Repubblica. E non tagliava l’erba. Un giorno tornò a casa e trovò il suo prato perfettamente rasato. «Lei è troppo occupato», gli spiegò la figlia del vicino, «e ho tagliato io l’erba». Un’invasione cortese, non tutti sono così gentili.
In primavera si litiga per l’erba, in autunno per le foglie che cadono dagli alberi. Bisogna raccoglierle subito e sistemarle in appositi sacchi. E si devono tagliare i rami che invadono al di sopra della siepe il regno del vicino. Liti complicate: si ha il diritto di piantare troppo vicino al confine un albero le cui radici finiranno per invadere il terreno altrui? Queste vertenze risalgono al Medioevo, ed esiste un’ampia letteratura giuridica.
Si può costruire uno stagno con pericolo di zanzare e rane gracidanti? Ma se la pozza d’acqua è naturale, si può obbligare il vicino a prosciugarla? Si possono piantare piante carnivore? Sinceramente non sapevo che potessero sopravvivere in Prussia, ma a quanto pare turbano la sensibilità di qualche vicino. Uno ha denunciato il vicino perché aveva sistemato troppi nanetti nel suo giardino, e la loro vista turbava il suo senso estetico. Incredibile, ma ha trovato un giudice che gli ha dato ragione.
Senza dimenticare, infine, il problema connesso con i giardini e un’altra passione teutonica: quella del grill. Tutti quelli che curano un prato hanno anche un barbecue, e non si preoccupano se il vento manda fumo e aromi al di là della siepe. Le liti tra vicini provocano vittime: almeno un paio di dozzine di giardinieri sono morti per infarto durante le zuffe. Inutile, forse, precisare che erano tutti uomini. L’erba del vicino intasa i tribunali e i giudici raccomandano di ricorrere almeno in prima istanza ai «mediatoren», simili ai giudici di pace. Sono 50 mila, ma non bastano.