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 2013  aprile 23 Martedì calendario

MATRIMONIO CHIUSO CON 500MILA EURO

Il 16 gennaio scorso il Tribunale di Milano ha sancito lo scioglimento del matrimonio contratto l’8 agosto 1993 tra Lisa Lowenstein e Vittorio Grilli. La IX sezione civile non solo ha respinto la domanda di assegno divorzile della Lowenstein, ma l’ha condannata a rifondere le spese processuali al marito.
A parere dei giudici, i due ormai ex coniugi avevano infatti già equamente saldato i conti del loro ventennale matrimonio con una scrittura privata co-firmata il 16 settembre 2008 che assegnava mezzo milione di euro alla Lowenstein «a titolo di una tantum da valere anche per un eventuale divorzio».
È stata quindi respinta in toto l’argomentazione dell’ex signora Grilli, secondo la quale quella scrittura era stata firmata in un momento di stress emotivo. Ecco come aveva ricostruito la vicenda in una sua memoria: «La mattina del 5 agosto del 2008 - tre giorni prima del 15° anniversario di matrimonio e del 23° anno di convivenza - mentre mi trovavo nella nostra villa in Sardegna, ricevetti una telefonata del Dr. Prof. Grilli... nel corso di quella telefonata... il Dr. Prof. Grilli mi chiedeva - al telefono! - il divorzio... La proposta del Dr. Prof. Grilli consisteva nell’offerta di 500mila euro, una tantum, da valere anche in sede di divorzio... A metà del mese di settembre 2008, sotto pressione costante di mio marito, accettai tutte le sue condizioni, purché prima di separarci ci sottoponessimo a una terapia di coppia. Ero fermamente convinta, infatti, che un buon terapista ci avrebbe potuto aiutare a tenere in piedi il nostro matrimonio».
Ecco spiegata l’apparente contraddizione di quella scrittura privata, che al punto C «regola ogni rapporto economico» con un versamento di 500mila euro e al punto D prevede che i coniugi si impegnino a fare «una terapia di coppia». Terapia che però non ha portato i risultati sperati dalla signora.
Così, il ministro dell’Economia ha chiuso vent’anni di matrimonio dando mezzo milione all’ex coniuge. A lui è invece andato quello che è rimasto nei vari conti bancari, più l’appartamento con piscina privata ai Parioli (valore stimato da Lowenstein: 5 milioni di euro) e il motoscafo di quasi 10 metri (da 175mila euro) che la coppia aveva in Sardegna.
C’è poi la questione del villino in Costa Corallina, a sud di Olbia (che secondo Lowenstein vale oggi altri 3 milioni). Nelle sue memorie la signora sostiene che solo per motivi fiscali fu intestato ai genitori del ministro e che in realtà fu il marito a pagarla e lei a trasformarla in quello che è oggi: «una villa con 6 camere da letto, 5 bagni, una piscina grande e un ampio giardino».
Non è però quello che i giudici hanno concluso. Nella sentenza si legge che «le intestazioni simulate di altri cespiti - la casa in Sardegna - oltre a essere sfornite di prova, incontrano l’insuperabile limite alla stessa derivante dalla contrarietà ai dati emergenti da atti pubblici». In effetti, al catasto il villino risulta essere stato intestato prima al padre del ministro e, dopo il suo decesso, alla madre.
Questa però non è l’impressione che ebbe il vivaista romano Riccardo Savagnone, al quale, dopo l’acquisto dell’appartamento di via San Valentino, Lowenstein chiese di trasportare nella casa di Costa Corallina e trapiantare in quel giardino svariati alberi e arbusti che si sarebbero dovuti eliminare per lo scavo della piscina. «Mi ricordo bene», ci dice il dottor Savagnone. «La signora non voleva sacrificare le piante del giardino di Roma... e voleva fare dei lavori anche nella casa in Sardegna. Arricchire il giardino lì». Proprio come se fosse casa sua. E non dei suoceri.