Alessandro Trocino, Corriere della Sera 26/4/2013, 26 aprile 2013
ROMA —
Una giornata faticosa, cominciata con l’avvio delle consultazioni con Sinistra e libertà, intermezzata da una breve visita alle Fosse Ardeatine e finita sulla tribunetta della sala Aldo Moro, a raccontare di tutti gli incoraggiamenti dei leader e di come però quegli incoraggiamenti non bastino a sciogliere tutti i nodi. Enrico Letta dopo i colloqui affronta una situazione che vede un po’ migliorata, nonostante le pressioni e le tensioni, plasticamente evidenti soprattutto nell’incontro con il Pdl, durato due ore. Soddisfazione anche per come è andato il confronto con i grillini. Non è un mistero per nessuno che la materia del contendere è data soprattutto dalla scelta dei ministri, decisione delicata che può spingere il nuovo esecutivo verso un profilo più o meno politico, provocando un maggiore o minore coinvolgimento dei partiti che lo sostengono. Quello che però Letta ha spiegato ai suoi collaboratori è che l’ultima parola spetterà a lui: «Dopo aver sentito tutte le forze politiche, mi avvarrò pienamente delle mie prerogative nella scelta dei ministri». Un convincimento che trova conforto nella posizione del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per il quale è giusta e necessaria un’ampia consultazione, che deve essere seguita da una decisione rapida.
Letta arriva verso le 8 e mezza alla Camera. Si intrattiene prima con un commesso, Remo, scherzando un po’ su una delle sue passioni, il Milan. Poi una riunione con i collaboratori e il colloquio con Nichi Vendola. In tutte le consultazioni Letta viene accompagnato da un energico funzionario, Luigi Ferrara, senza altri esponenti di partito. La prima pausa la fa per un toast, portato direttamente in ufficio dalla segretaria storica, Debora Fileccia.
Poi una pausa dal Palazzo, con la visita alle Fosse Ardeatine, per celebrare il 25 aprile: «Ho sentito il bisogno, la necessità, in una giornata come questa, di rendere omaggio alla memoria di quanti si sono battuti e sacrificati per la liberazione dell’Italia e per la democrazia». Visita non annunciata, per evitare il codazzo di cronisti. Un solo fotografo, quello della Camera, ma l’unica foto disponibile, pubblicata poi da Letta in un tweet, gliela scatta Gianmarco Trevisi, il suo portavoce. La visita dura un quarto d’ora e il premier incaricato viene accompagnato nel sacrario da un ufficiale. Tra i presenti, una coppia con figli giovani, elogiati da Letta, che ama sempre ricordare di quando i genitori, da bambino, lo accompagnarono in via Fani, nel luogo dove fu rapito Aldo Moro, infondendogli l’amore per la politica.
Tra una consultazione e l’altra, la telefonata di auguri del premier britannico David Cameron. I due, che sono entrambi nati nel 1966, si sono ripromessi di vedersi presto da premier. La telefonata, spiegano fonti vicine al presidente incaricato, è stata affettuosa e importante per il tentativo di formare il governo.
Poi gli incoraggiamenti del suo piccolo clan: lo storico collaboratore Ferrara (che era vicecapo della segreteria tecnica quando Letta diventò sottosegretario alla Presidenza) il portavoce Trevisi (già giornalista radio Rai), la segretaria Fileccia, la responsabile delle comunicazioni esterne Monica Nardi e la collaboratrice di Vedrò Alessandra Calise. Oggi, pausa di riflessione in vista della fiducia: «Metto insieme gli appunti e poi faccio la sintesi».
Alessandro Trocino