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 2013  aprile 24 Mercoledì calendario

EFFETTO-LIQUIDITÀ, MA TOKYO NON COMPRA ANCORA ITALIA


Molto domestico, un po’ europeo, poco internazionale, per nulla giapponese. È questa la «cartina geografica» del rally che ha spinto il BTp decennale sotto il 4 per cento. La discesa dei rendimenti dei titoli di Stato italiani, parte di un calo generalizzato di titoli core, semi-core e periferici, è dipesa dall’uscita dallo stallo politico, dalle aspettative di un taglio dei tassi Bce e dall’impatto - atteso - del nuovo Quantitative Easing della Banca centrale nipponica (BoJ). Ma l’effetto-Giappone è solo una speranza: i giapponesi non hanno acquistato BTp in questi giorni. L’aspettativa che prima o poi lo faranno è servita a smuovere intanto gli hedge fund: in "front running" anticipano l’arrivo degli investimenti dal Sol Levante. «C’è stata una gran corsa all’acquisto di BTp 4,5%, al 4,25% e infine al 4% da parte di chi è convinto che questi rendimenti non torneranno dal momento in cui i giapponesi inizieranno ad acquistare», dicono i trader.
A comprare BTp in questi giorni sarebbero stati in prima linea gli italiani e accodati gli europei per l’uscita dallo stallo politico. Gli investitori esteri sono pronti ad aumentare l’esposizione verso l’Italia ma attendono fatti concreti: un Esecutivo al lavoro sulla legge elettorale e le riforme strutturali, meglio se guidato da Giuliano Amato, più conosciuto all’estero rispetto a Enrico Letta e Matteo Renzi e stimato su scala internazionale.
I giapponesi non sono tornati già ad acquistare BTp per via del QE: le statistiche ufficiali recenti registrano in gennaio-febbraio 2013 flussi netti negativi per 400 milioni, contro i 3,2 miliardi di vendite nette del 2012. E non c’è traccia, dicono i traders, di un’inversione di rotta questo marzo-aprile. I portafogli nipponici sono "scappati" dai BTp nell’agosto 2011 e nel febbraio-marzo 2012 e lo hanno fatto malamente, in perdita. Le ferite sono ancora aperte e l’uscita dal mercato italiano è stata decisa dai vertici di compagnie di assicurazione, fondi pensione e banche: impiegheranno molto tempo prima di tornare sui propri passi. E notoriamente i giapponesi si muovono lentamente. «Abbiamo intercettato una sola operazione di acquisto targata Giappone sui BTp nel corso di questo rally», ha rivelato una fonte bene informata.
In una recente analisi dell’"effetto Kuroda" sul mercato dei titoli di Stato europei, Nomura ha riconosciuto che l’impatto sul medio-lungo termine sarà forte, data la dimensione senza precedenti del QE della Banca centrale (il triplo del QE della Federal reserve rispetto al volume delle emissioni lorde): i giapponesi dovranno investire all’estero. La quota dei titoli di Stato domestici posseduta dalla BoJpasserà dal 12% a oltre il 20% entro il 2014. Le compagnie di assicurazione giapponesi detengono il 19,2% dei titoli di Stato in casa: l’aumento degli acquisti all’estero dovrebbe avvenire tra maggio e giugno. La quota dei titoli di Stato giapponesi in mano ai fondi pensione domestici è pari al 10,1% ma Nomura frena, ricorda che questi investitori vanno di solito controcorrente: acquistano titoli all’estero quando lo yen si apprezza e li vendono quando si deprezza. Potrebbero in prospettiva disinvestire dai titoli di Stato europei che si sono apprezzati. Infine le banche giapponesi: detengono il 37,5% dei titoli di Stato nipponici in circolazione ma hanno finanziato gli acquisti con quei depositi in eccesso che dopo il nuovo QE dovrebbero calare. Di liquidità dal Giappone ne uscirà, ma dove andrà? Per Nomura, non in Italia e Spagna: «non abbiamo rilevato flussi importanti in entrata sui titoli italiani e spagnoli dopo l’annuncio delle OMTs della Bce». I giapponesi aumenteranno la quota dei titoli europei che ritengono sicuri e convenienti, gli OaT francesi. Il rally dei BTp in vista dei maxi-fondi giapponesi in arrivo immediato sarebbe basato dunque su false o fragili premesse.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com
@isa_bufacchi