Gabriele Beccaria, La Stampa 24/4/2013, 24 aprile 2013
E’ A CINQUE MESI CHE DIVENTIAMO DAVVERO UMANI?
E questo, in realtà, è solo l’inizio di una serie di fasi che hanno dello sbalorditivo, come si racconta nel nuovo saggio di Chip Walter, «Last ape standing», appena uscito negli Usa e dedicato all’impresa dei Sapiens, unici sopravvissuti di 27 diversi ominidi, comparsi nel corso di alcuni milioni di anni. Mentre nella pancia della mamma i nostri neuroni si sviluppano fino alla strabiliante velocità di 250 mila nuove cellule al minuto, al momento del parto il cervello pesa meno di un quarto di quello che diventerà in età adulta. Poi, nei primi tre anni accelera di nuovo, triplicando di dimensioni, continua a crescere fino ai sei anni, sperimenta una massiccia riconnessione dei circuiti nell’adolescenza e completa la propria evoluzione entro i 20 anni.
Nessuna altra specie sperimenta una simile metamorfosi post-natale, sfidando i rischi di un lungo processo di crescita. Nell’interminabile infanzia e adolescenza che ci contraddistingue - sottolinea Walter - c’è con ogni probabilità un fattore decisivo della nostra forza: nemmeno i più diretti «competitors» - i Neanderthal - si sono potuti permettere di allevare bambini così sofisticati e al tempo stesso tanto implumi.
E dal momento che un bambino non comincia a parlare se non intorno a un anno, il team parigino ha cercato di sondare un aspetto-chiave della costruzione cerebrale analizzando i segnali elettrici legati ai meccanismi di riconoscimento visivo. Utilizzando l’elettroencefalografia, si sono registrati i flash di una serie di segnali nel sistema nervoso che sembrano identificare proprio l’inizio della «coscienza visiva», vale a dire la capacità di vedere e ricordare ciò che si è visto. Protagoniste sono state 80 «cavie» - di 15, 12 e cinque mesi - e ai più piccoli ci sono voluti 150 millisecondi per scatenare la cascata neurologica del riconoscimento. Tempi dilatati rispetto a un adulto, ma è a quell’età che la performance - spiega Sid Kouider sulla rivista «Science» - finalmente si manifesta, replicando lo stesso processo che avviene nelle menti orgogliose di mamma e papà.