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 2013  aprile 24 Mercoledì calendario

ADDIO SHUTTLE, C’E’ DRAGON LE STELLE SARANNO DEI PRIVATI"

«Il futuro dei voli spaziali sarà sempre più segnato dai progetti delle società private. Lo spazio si sta dimostrando terreno fertile non solo per la scienza, per la ricerca e per la tecnologia, ma anche per le opportunità di crescita industriale e commerciale. Ed è un domani che è già iniziato». È più che una convinzione. È una certezza quella di Roberto Vittori, 48 anni, astronauta italiano dell’Esa europea. E, infatti, il futuro è cominciato con la conclusione del programma shuttle e una serie di nuovi progetti finanziati dalla Nasa, uno dei quali - quello della navicella Dragon della società Space X - dimostra di essere ormai in fase avanzata.

Vittori è un protagonista. Se ha preso parte all’ultima missione del Programma Sts delle navette spaziali, volando su «Endeavour», dopo le precedenti «spedizioni» sulla Stazione spaziale internazionale con le navicelle Sojuz, ora lavora presso l’ambasciata italiana a Washington: è quindi una sorta di «ambasciatore astronauta», con il ruolo, tra gli altri, di mantenere viva la storica collaborazione tra Italia e Usa in campo spaziale. «E’ una partnership che ha appena compiuto 50 e risale al Progetto San Marco, che fece dell’Italia uno dei primi Paesi al mondo in grado di costruire e mettere in orbita un proprio satellite», ricorda Vittori, che ha parlato con «Tuttoscienze» al Centro Spaziale Altec di Torino per l’evento dedicato alle scuole «Mission X - Allenati come un astronauta», un progetto Nasa-Esa coordinato in Italia dall’Asi. E aggiunge: «La Nasa sta trasferendo i finanziamenti a una serie di iniziative esterne e proprio la Dragon ne è la dimostrazione, con i tre voli effettuati in versione cargo per la Stazione. Così come ha dato buoni risultati il razzo vettore Falcon 9, che la mette in orbita. Sono previste 12 missioni di rifornimento, ma nel frattempo potrebbero partire quelle con gli astronauti».

La Dragon, infatti, prevede l’invio di un equipaggio di quattro o cinque astronauti. «Queste missioni potrebbero cominciare intorno al 2017 e il progetto riassume al meglio le esigenze attuali: disporre, cioè, di un veicolo di concezione semplice e affidabile. Dragon infatti è una capsula di tipo tradizionale, un ibrido tra Apollo e Sojuz, che a costi contenuti può fare fin da subito la spola Terra-spazio. E che funziona, però, con le tecnologie più avanzate».

E per il nuovo shuttle? Ci sarà ancora da aspettare. «Alcuni progetti americani, come il Dream Chaser, che prevede una mini-navetta, un po’ come doveva essere la Hermes europea, poi cancellata, richiedono tempo. Anche se il concetto dell’aeroplano spaziale resta sempre valido». Piuttosto - sottolinea Vittori - «i primi velivoli spaziali potrebbero essere quelli di alcune società private, come X-Core, che prevedono l’invio ad alta quota di aero-razzi, tramite un velivolo atmosferico più grande: una volta sganciati dal velivolo principale, accendono i propulsori per raggiungere dapprima quote suborbitali e in seguito quelle orbitali».

«L’aspetto innovativo è quello commerciale. Le nuove iniziative, infatti, promettono molti nuovi posti di lavoro. Ed è un modello da esportare: per noi è interessante portarlo in Italia, nonostante la situazione europea sia diversa da quello americana». E, intanto, gli astronauti del Vecchio Continente si preparano anche per la Dragon. «Come per lo shuttle, i voli verso la Stazione sono dedicati a tutte le nazioni che partecipano al programma».

A quando il suo prossimo, quarto volo? «Tornare lassù sarebbe straordinario. Ma per adesso volano i nostri giovani astronauti, come è giusto che sia. Tra un po’ tocca a Luca Parmitano e alla fine del prossimo anno a Samantha Cristoforetti. Io ho ancora un contratto di un paio d’anni qui a Washington, e poi tornerò in pieno servizio all’Esa».