Giovanni Cerruti, La Stampa 24/4/2013, 24 aprile 2013
PIU’ SI SMARCA E PIU’ VINCE LA STRATEGIA RIBELLE DI DEBORA
Jeans scuri, giubbotto rosso, zainetto verde. È una divisa, ormai. «Dammi una brioche». Alle dieci del mattino Debora Serracchiani è nella sede del Pd, più vicina alla tangenziale che al centro. Ha dormito quattro ore, c’è un aereo per Roma che l’aspetta. Ancora interviste per le tv, si è messa in coda pure quella tedesca. Ancora qui a cercar di capire come sia diventata la «Debora, risolvo i problemi»: almeno per il Pd. «Ho preso un sacco di voti più della lista, mi hanno detto dai 50 mila in su». Non sarebbe una gran sorpresa, per lei. Alle Europee del 2009, nel Nord-Est, aveva battuto Silvio Berlusconi per 10 mila preferenze.
«Ma questa volta è diverso», dice senza aggiungere un «purtroppo». Tanto l’ha già ripetuto per tutta la notte, «ho vinto nonostante il Pd». E adesso, finita a metà la brioche, racconta che da Roma sono stati proprio bravi a metterla in difficoltà, «come se ci fosse un metodo tra il cinico e il diabolico». Non l’ha capito lei, figurarsi gli iscritti, i militanti, gli elettori. «La sera della decisione su Marini candidato al Quirinale venivano ai comizi per insultarmi. Erano i nostri che non ci volevano votare, e non potevano immaginare quello che sarebbe successo dopo, con il voto su Prodi».
Ecco, in una giornata così, potrebbe solo aver voglia di festeggiare, o starsene a casa con Riccardo e i due gatti e il cane. E invece no. Ci sono gli scrutini per le elezioni provinciali, dove per 56 voti non andranno al ballottaggio. E quelle per il sindaco di Udine, dove Furio Honsell con il centrosinistra al ballottaggio dovrà andare. E poi c’è quel volo per Roma, l’appuntamento con la direzione Pd, le domande che si porta nello zainetto: «Non discuto il nome di Marini, ma si rendono conto che per i nostri quella candidatura è apparsa come la proposta di Berlusconi, più che del Pd?».
Meno male che Debora c’è, in Friuli. «Quella sera ci sono state due ore di rivolta in tutto il partito. Se Marini fosse stato eletto al Colle mi sarei trovata la gente con i forconi sotto questa sede. Mi son venuti in mente i tempi della Bicamerale di D’Alema, era il 1997, ero una ragazza di 27 anni. Ma cosa stiamo facendo?». Lei ha pensato a risolvere il problema, che erano le elezioni in Friuli Venezia Giulia. Parlare, spiegare, smarcarsi dal caos. «E in quelle ultime ore di campagna elettorale se arrivano comunicazioni o mail dal partito erano su tutto tranne che sulla linea politica da tenere, su cosa dire ai nostri».
Smarcarsi, dunque. E questo non è un problema, per Serracchiani. Una che parlava schietto anche quando Matteo Renzi non era ancora sindaco di Firenze, come la notte della sua elezione al Parlamento europeo: «Penso che tre quarti del mio partito siano stati ad aspettare il mio risultato sperando fosse negativo». Smarcarsi come nelle ultime settimane di campagna elettorale: «Non è venuto nessuno da Roma». Solo Matteo Renzi, il primo a complimentarsi l’altra sera in diretta tv. «Non c’era bisogno che venissero», aggiunge. E fa capire che la frase va letta così: ce la possiamo cavare, e meglio, da soli. O da sola.
E così è andata. «Tra i nostri c’è chi, pur di non votare Pd, ha votato liste collegate a noi», spiega. Perché i friulani sono gente tosta, che non dimentica. E allora, tra i meriti di Debora, è il caso di citarne un altro, forse il più importante se ripassato alla moviola in queste ore. È successo a inizio anno, al momento della presentazione delle liste per le elezioni politiche. In Friuli, e solo in Friuli, nessun candidato imposto dalla direzione Pd. «L’ha preteso lei, e con forza», assicura Ettore Rosato, deputato rieletto a Trieste. Risultato delle politiche: al Pd 10 eletti su 19 in una regione di centrodestra.
«È lei il valore aggiunto di questa vittoria - conferma Rosato - Anche se è nata con quel video del 2009 su Youtube, se conosce Twitter e Facebook, è una che comunica senza mediazioni e non fa sconti. Va tra la gente, è competente, studia i problemi, in campagna elettorale nei dibattiti ha stracciato gli avversari». Credibile per imprenditori, industriali, Camere di Commercio. Ha sfondato nelle città e manda in archivio la Lega, che di presidenti di Regione Friuli ne ha avuti due e che a questo giro rispetta il trend, perso un voto su tre. Ha svuotato la cassaforte del Movimento 5 Stelle.
«Ho preso voti anche da loro, certo - dice Debora, che ha risolto anche questo problema - Li ho anticipati, come sulla difesa del suolo. Non gli sono mai andata dietro con il piattino in mano». Si è smarcata pure qui, e vale l’esempio delle elezioni provinciali: «Candidato Pd giovane, Andrea Simone, 28 anni, avvocato. Appoggiato dalla lista “Chiudiamo la Provincia”». Come poteva non piacere ad un elettore «grillino», o a chi si batte contro i costi della politica? O come poteva non piacere questo mix di novità e decisione? «Qui non c’è il Pd nazionale, ci sono io», è il titolo che Rosato detta per Debora.
Alle sei del pomeriggio il sindaco Honsell è nella sua stanza, aspetta il risultato e non sarà contento di andare al ballottaggio. Ma è contento eccome per Debora. «Dopo quel che è successo a Roma indica una via di rinascita - dice - Merito suo, di quel suo certo stile. Se penso che cinque anni fa il centrosinistra aveva un fior di candidato come Riccardo Illy e non ce l’aveva fatta...». E lei sì. Una romana di nascita che è diventata dura e schietta, in politica, come questi friulani. Una che vince nonostante il Pd. E sempre con quel sorriso candido, di quelli che possono far male. Anche a chi non vuol cambiare il Pd.