Paolo Festuccia, La Stampa 24/4/2013, 24 aprile 2013
L’ETERNO RITORNO DEL DOTTOR SOTTILE
Racconta che «nessuno» lo ha chiamato. Almeno fino a ieri. Ma certo il suo nome è stato a lungo evocato. Sia nei giorni scorsi per la corsa al Quirinale, sia ieri pomeriggio durante le consultazioni sul Colle più alto della politica italiana, per l’incarico di formare il nuovo governo.
Giuliano Amato, per ora, ci scherza su. Si schermisce, sorride, con i giornalisti, ironizza, ma allo stesso tempo non resta indifferente alle voci. Così tra una conferenza e una battuta trova il modo di «aprire» in modo chiaro al Pdl, spiegando che in Italia una patrimoniale «non è necessaria».
È perfettamente allenato, Amato, non solo a vestire i panni dell’eterno «tecnico» che torna a «salvare» la politica e le istituzioni nei momenti di difficoltà, ma anche al cliché dell’eterno candidato presidente. Corsi e ricorsi storici. E lo chiarisce prontamente: «Sono stato presidente, e per le regole italiane c’è un “semel semper”». Nulla di strano per le consuetudini italiane. Anche se la presidenza, scherza lui, «per ora è al circolo del tennis di Orbetello».
Ma da oggi chissà. È Amato sul quale si cerca faticosamente e con più insistenza la quadra per formare il nuovo governo. Un governo di «larghe intese» prima lanciato, poi precipitato, dopo resuscitato e sul quale il candidato quasi «in pectore» non spende però, al momento uan parola. I rilievi, quelli politici ma soprattutto economici li lascia tutti per il suo intervento davanti alla platea di Pisa, dove è ospite per un convegno. È qui, alla Scuola superiore Sant’Anna, che snocciola le sue considerazioni. Da professore, da tecnico, e non solo. È difficile, infatti, non leggere in controluce e in chiave prospettica le tesi che il Dottor Sottile espone.
Qualcuno - sono i collettivi antagonisti - abbozza pure una contestazione, ma Amato non si scompone più di tanto. Non una piega, né una minima reazione. Del resto, non è mica un caso che oggi stesso il presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani terrà a battesimo una mostra sul «Principe». Quello di Machiavelli, naturalmente. Una circostanza che pare tagliata su misura per l’occasione.
Giornate di passione per la politica; forse anche per questa ragione l’ex premier nel suo intervento alla «Normale» misura e taglia come un sarto il suo intervento. Scherza con i giornalisti, «Lei quanti soldi ha in banca, dica, dica...», replica alla cronista che gli ricorda il suo prelievo forzoso sui conti correnti, rispondendo ma allo stesso tempo esorcizzando quei lontani e amari ricordi che restano impressi nella memoria di molti italiani. Poi calibra la «sua» ricetta anti-austerità. Non si tratta di allargare le maglie della borsa, «perché di solo contenimento del debito si può morire». Ma «è indispensabile che, innanzitutto, in sede europea, vengano adottate misure compensative che rivitalizzino l’economia». Perché, ragiona, la cartina di tornasole è la fotografia che l’Istat fa dell’Italia, con constatazioni che si applicano anche ad altri Stati europei, ovvero che gli «effetti recessivi delle politiche di austerità e basta sono stati maggiori delle aspettative di coloro che al Fondo monetario internazionale e in Europa le avevano promosse».
Insomma, un colpo all’Europa ma anche un assist a quanti in questi mesi che hanno accompagnato il governo Monti - a cominciare dagli industriali e i sindacati - chiedevano all’esecutivo una sforzo maggiore per rimettere in moto l’economia, ridare fiato agli investimenti, rilanciare la produttività.
Non a caso l’ex premier focalizza la sua attenzione proprio su questo. In una sorta di relazione quasi «programmatica» per un nuovo governo, spiegando che non «sarà necessaria nessuna patrimoniale né prelievo suoi conti correnti». Parole che devono aver fatto breccia: da un lato nel cuore del Pdl da sempre contrario alla patrimoniale (e che ha già presentato otto punti di governo che contemplano tra l’altro l’abolizione dell’Imu) e dall’altro in quello degli italiani che pare non abbiamo ancora dimenticato quel prelievo nei propri risparmi.