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 2013  aprile 24 Mercoledì calendario

LA SCUDERIA DELLO SCEICCO DROGAVA I PUROSANGUE —

Dalla sua comparsa nel 1993 è una livrea che è sinonimo di professionalismo, qualità, tradizione. Royal blue come il cielo sopra il deserto che ha ispirato il fondatore e proprietario della scuderia, lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, emiro di Dubai, certo, vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, ma in Gran Bretagna noto sopratutto perché nell’ippica non ha rivali. Anche la regina Elisabetta prova per lui ammirazione, rispetto e forse un pizzico d’invidia. I suoi purosangue sono i cavalli da battere, fuoriclasse diventati leggende.
Da ieri una reputazione costruita a suon di vittorie è appesa al filo di un’inchiesta della British horseracing authority, il suo futuro messo in serio dubbio da una verità sconcertante quanto inappellabile: dei 45 cavalli della Godolphin — nome che la scuderia eredita da una razza di cavalli dello Yemen — 11 sono risultati positivi all’antidoping. Non esemplari sconosciuti, ma i campioni della squadra: Certify, imbattuto, vincitore a settembre del trofeo Shadwell Stud di Newmarket, tra i più prestigiosi del circuito. Non correrà il mese prossimo nell’ambitissimo «1.000 ghinee», su cui da tempo erano aperte le scommesse. Certify era favorito, ma nel suo sangue sono state trovate tracce di steroidi anabolizzanti ed è stato squalificato a tempo indeterminato. Come lui, Opinion Poll, secondo nella Gold cup di Ascot nel 2012, Artigiano, Restraint of Trade, Desert Blossom. Cavalli che complessivamente hanno vinto più di 2 milioni di euro in premi.
Il colpevole c’è: l’allenatore Mahmood Al Zarooni, 36 anni, da tre al servizio di Sua altezza. È lui ad aver dato etilestrenolo e stranozololo — la stessa sostanza assunta da Ben Johnson all’Olimpiade di Seul ’88 — ai cavalli. «Ho fatto un errore catastrofico», ha detto spiegando di aver mal interpretato le regole. Non sapeva che fosse vietato fare uso di quegli steroidi nel periodo di allenamento invernale. Per Rupert Arnold, presidente dell’associazione nazionale degli allenatori ippici, è una giustificazione quasi incomprensibile: «Queste sostanze sono bandite sempre, per tutti i cavalli». Strano che Al Zarooni non sapesse. Non è alle prime armi. «La scuderia sa muoversi benissimo in molti Paesi». I suoi cavalli hanno vinto in 14 nazioni diverse. Inconcepibile uno sbaglio così grossolano.
Per la Bbc è uno scandalo di dimensioni «storiche», paragonabile al caso di Lance Armstrong. Di solito i cavalli positivi al doping, in un anno normale, sono una trentina, spiega la Federazione, e sotto c’è sempre una ragione medica. «Una cosa così non si era mai vista». Lo sceicco sarebbe sconvolto. I cavalli per lui sono come figli. È da quando ha tre anni che cavalca, passione coltivata nel deserto e poi a Cambridge. Se nel ’93 si mise in proprio è perché era deluso dal livello dei preparatori britannici (e dal fatto che, nonostante il suo successo, non gli accordassero abbastanza rispetto). D’inverno porta i cavalli a Dubai per proteggerli dal freddo. Simon Crisford, direttore degli impianti di Newmarket della scuderia, dice che lo sceicco «ha chiesto un’inchiesta interna, già avviata. Per lui è una situazione inaccettabile».
Paola De Carolis