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 2013  aprile 23 Martedì calendario

IN GERMANIA, ACHTUNG ASCENSORI

Qual è il mezzo di trasporto più rischioso in Germania? L’ascensore, avverte la rivista Focus. Ne esistono circa 700 mila dal Baltico alla Baviera, non molti, a quanto pare, per un paese moderno. Ai controlli obbligatori per legge, l’anno scorso un buon terzo ha denunciato qualche difetto più o meno grave.

Il Tüv, l’ente che controlla ogni cosa dalle auto alle biciclette, ne ha fermati 4.700 considerati pericolosi, una percentuale dello 0,67%. Modesta? Non proprio.

Se prendete un ascensore una volta al giorno, avete la probabilità di entrare in uno non a posto due o tre volte in un anno. Cosa ancora più grave per i rigorosi prussiani, ben 250 mila ascensori non erano stati sottoposti alla revisione periodica obbligatoria. Nella maggioranza dei casi, le manchevolezze erano superficiali, ma non si sa mai. Magari non si rischia la vita, ma ci si può trovare intrappolati per qualche ora.

Una notizia che sorprende soprattutto i connazionali di Frau Angela che pretendono la perfezione, a cominciare da se stessi. La presenza di un ascensore non è scontata in Germania. Io ho cambiato cinque case da quando vi abito, da Amburgo a Berlino passando per Bonn, e solo una era dotata di ascensore. Ovviamente è colpa mia: mi piacciono le case d’epoca, e, in passato, poche erano dotate di comodità moderne, a cominciare dai bagni. Così oggi abito a un primo piano.

Dopo la riunificazione, nella ritrovata capitale, mancavano gli alloggi e furono trasformate in appartamento le soffitte. Gli ascensori furono installati nei cortili all’esterno delle facciate, ma molti condomini si opposero. Chi ama il fascino del passato deve avere fiato e buone gambe. La Germania è anche l’unico paese europeo, almeno credo, dove siano ancora in servizio i paternoster, cioè quegli ascensori composti da enormi scatole che continuano a scorrere verso l’alto o il basso, come un rosario. Sono senza porte, corrono alla velocità di mezzo metro al secondo, e si prendono al volo. Occorre un minimo d’occhio e di esercizio.

Io li scoprii quando arrivai ad Amburgo nella sede della Springer Verlag, dove il mio giornale aveva affittato l’ufficio di corrispondenza. Cosa accade quando si arriva in cima, o in cantina? Io, che ho anche il vizio di leggere sempre, in ogni circostanza, dimenticai di scendere al mio piano, e a un tratto mi trovai come in una capsula spaziale sballottato nell’oscurità. Nessun pericolo, ma ancora molti sono convinti che nel passaggio si finisca a testa sotto. Piacevano a mia figlia Raffaella di quattro anni che, quando la portavo in ufficio, pretendeva di fare il giro completo. Come al Luna park. I tedeschi mi guardavano male, non sarò stato un buon padre, ma se a lei piaceva perché dirle di no?

I paternoster risalgono al 1886 e sono entrati in letteratura, ne parlano due premi Nobel come Heinrich Böll e Günter Grass (in È una lunga storia). E li potete vedere nel film di Doris Dörrie, Männer, Uomini. Prima della guerra erano in servizio 679 impianti, e il più lungo o alto del mondo si trovava a Colonia. Costavano poco e permettevano di trasportare molte persone in breve tempo, quindi erano adatti agli uffici. Dal 1974 è stato vietato in Germania installare nuovi paternoster, poi nel 1994 si è chiesto di abolirli: erano pericolosi e non adatti a chi avesse un handicap. Dal 2004 dovevano andare in pensione, ma un’azione di nostalgici ha prolungato la loro vita. Nel 2009 ne è stato installato uno modernissimo nella sede della società Solon a Berlino. Per ragioni giuridiche, e aggirare il divieto, gli hanno cambiato nome in «Rundlauf aufzug», cioè ascensore ruotante, più o meno. Quando vogliono, i tedeschi dimostrano l’elasticità e la furbizia dei napoletani.