Roberto Giardina, ItaliaOggi 23/4/2013, 23 aprile 2013
ITALIEN RUINIERT SICH SELBST
La nostra crisi ha almeno un lato positivo. I tedeschi imparano sempre nuove parole italiane, oltre a ciao, cappuccino, latte makkiato che scrivono con due kappa, catenaccio e troppo caro. La «Süddeutsche Zeitung» intintola la corrispondenza da Roma della sua Andrea Bachstein con un «Anomalie italiane». Ampio articolo in prima pagina, e poi un commento dal titolo chiaro, il tedesco non è poi una lingua così ostica come si teme: «Dilettanten und Populisten». Alla collega, che conosce da tempo e molto bene il nostro paese, basta ricordare che cosa sia successo nelle ultime settimane per elencare ai lettori le nostre anomalie. La più grave, e la più strana, è che l’unico partito moderno e popolare in senso europeo, il Pd, si sia quasi dissolto dopo la crisi. Gli altri non sarebbero neanche partiti secondo il metro tedesco.
L’elezione di Napolitano è arrivata venerdì sera, troppo tardi per i quotidiani tedeschi, che chiudono presto, verso le 17, e per i due principali settimanali, «Der Spiegel» e «Focus», che giungono in edicola domenica. Ci si è limitati a dare la notizia, e anche nelle edizioni online si è rimasti alla cronaca, peraltro difficile da riportare. La «Welt am Sonntag», il domenicale della «Welt», ha intitolato con un sintetico commento «eine Farse». Ancora, superfluo tradurre.
Solo al lunedì, ieri, i quotidiani spiegano il rebus italiano con ampli articoli, come è tipico per il giornalismo tedesco. La fretta non serve, ma, quando s’informa, si va a fondo. La «Frankfurter Allgemeine» ha chiesto un articolo d’una intera pagina, e dato il carattere della stampa, equivale a un breve saggio, a Christiane Liermann, un’esperta della nostra lingua e della nostra storia, che fin dal 1995 è una delle colonne di Villa Vigoni, la fondazione tedesca sul lago di Como. «Kennst Du das Land, wo vieles blüht?», si chiede il titolo ispirato a Goethe: conosci la terra dove molto fiorisce, non solo i limoni cari all’autore di «Faust».
L’Italia, agli occhi dei tedeschi, sembra deragliare dal suo ruolo europeo, scrive la Liermann, ma molto di quello che a Nord delle Alpi sembra incomprensibile, ha radici profonde nella storia italiana, che ha molti punti di contatto con la storia tedesca, anche se poi ha effetti diversi. Quel che accade oggi va spiegato cercando nel passato. E il giornale di Francoforte come illustrazione non sceglie una foto di Grillo, di Silvio o di Napolitano, ma un quadro di De Chirico «Festa di ottobre», dipinto in un anno fatidico come il 1924. Il mese è sbagliato, l’anno inquietante.
«Italien ruiniert sich selbst», l’Italia si rovina da sola, è il titolo del preciso articolo di Thomas Schmid, il direttore della «Welt», un altro collega che conosce la nostra lingua, e l’Italia. Il giornale è conservatore ma si chiede come sia possibile l’eterna sopravvivenza di Silvio Berlusconi dopo gli ultimi vent’anni. È quanto si chiedono milioni di tedeschi. Colpa anche della «misere» della nostra sinistra, spaccata e impotente. Per finire la popolare «Bild Zeitung» con i suoi 13 milioni di lettori: «Tutto rimane come prima», è il suo giudizio. Il compito di risanare l’Italia è affidata a un signore nato nel 1925, in piena Repubblica di Weimar. I commenti dei lettori sono scontati: «Dobbiamo sacrificarci per paesi come questi?» si chiedono. La Germania non ci ha dato nemmeno un euro ma anche da queste parti molti ragionano con la pancia.
Che aggiungere di personale? A parte l’invidia per i colleghi tedeschi che possono spiegare quel che avviene con una dozzina di cartelle, posso aggiungere che a Berlino si era puntato su Romano Prodi, perché lo conoscono bene. Fu Gerhard Schröder a sceglierlo per l’Europa nella notte che la Nato cominciò i bombardamenti su Belgrado. Si fidavano di lui, l’unico ad aver battuto Silvio, che, per i tedeschi, rimane un incubo. È stato critico nei confronti della Cancelliera? Per il professore bolognese, Frau Angela non avrebbe le visioni di un grande politico come Helmut Kohl. Ma, da queste parti, le critiche sono tollerate, quel che non accettano sono gli insulti.
Prodi è l’unico politico tedesco dell’Italia, mi ha detto un amico della Cancelleria. Beffardo? Lui voleva fare un complimento. Napolitano è stimato, considerato un garante, ma si dà per scontato che sia una soluzione a breve termine. Tutto ricomincerà da capo domani?