Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 23/04/2013, 23 aprile 2013
PASSIONE AMERICANA PER LE ARMI LE TRADIZIONI E IL MERCATO
Ci aiuti a capire perché gli americani amano tanto le armi. Ma anche i loro parlamentari le amano. Hanno bocciato al Senato un ddl che ne limitava l’uso. Forse per l’americano le armi sono uno status symbol?
Domenico Capussela
capussela@fastwebnet.it
Caro Capussela, esiste anzitutto una ragione storica. Nel secondo emendamento della Costituzione americana, approvato il 15 dicembre 1791, è scritto: «Poiché una milizia ben regolata è necessaria alla sicurezza di un libero Stato, il diritto del popolo di avere e portare armi non sarà violato». Il testo si presta a diverse interpretazioni. Può significare, come in Svizzera, che ogni cittadino ha il diritto di tenere nella sua casa l’arma con cui è stato addestrato nei ranghi della milizia nazionale. Ma può significare più semplicemente che ogni americano, dopo la nascita della Federazione, ha un naturale diritto alle armi. Prima della Dichiarazione d’indipendenza le armi erano riservate ai notabili, ai militari, alle forze dell’ordine. Dopo la fine dell’era coloniale nessuno poteva privare il popolo del diritto di averle e portarle. Nella storia degli Stati Uniti, quindi, il libero possesso dell’arma sarebbe una conquista civile, una promozione sociale a cui molti americani non intendono rinunciare. È probabile che questa percezione sia stata rafforzata dal modo in cui la nazione ha esteso il suo territorio sino alle coste del Pacifico. La conquista della «nuova frontiera» fu una combinazione di insediamenti agricoli, transumanze, corse all’oro, continui scontri contro uno Stato straniero (il Messico) e le popolazioni indigene. La grande epopea del West (l’espressione non è esagerata) ha creato nuovi cittadini americani, alquanto diversi da quelli che popolavano le colonie della costa orientale prima dell’indipendenza: contadini e mandriani corsari e ribaldi che non potevano uscire di casa al mattino se non avevano una pistola alla cintura.
Esistono altri fattori meno storici e nobili. La corporazione dei fabbricanti d’armi dispone dal 1871 di una potente lobby, la National Rifle Association, che difende con straordinaria efficacia un mercato molto redditizio e può manovrare larghi settori della politica americana, soprattutto in campo repubblicano. Mentre in Europa si ritiene che il miglior modo per limitare i fatti di sangue sia quello di ridurre il numero delle armi sul mercato, la Nra rovescia l’argomento e sostiene che ogni nuovo fatto di sangue dovrebbe rafforzare negli americani il desiderio di avere una pistola nel cassetto. Parecchi americani, a quanto pare, sono d’accordo.
Sergio Romano