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 2013  aprile 23 Martedì calendario

LA GOVERNATRICE VENUTA DAL WEB E SOSTENUTA DA RENZI «UN PD VINCENTE, BESTIA RARA» —

«Torniamo a essere speciali». Era il suo slogan, il refrain della campagna elettorale, giocata su semplicità, approcci diretti e (anche) un pizzico di tecnologia. Speciale di sicuro, per il centrosinistra, è stato l’esito della sua candidatura.
Una vittoria sofferta, al fotofinish, festeggiata a Trieste da un drappello di persone con bandiere del Partito democratico e di Sel. Cori e calore. Per un’esponente politica che ha sempre rivendicato il suo legame con il territorio. Un percorso che non si esaurisce ora. Anzi, visti i dati dell’astensionismo, la neo-governatrice (l’unica donna in Italia assieme a Catiuscia Marini, anche lei del Pd, che governa l’Umbria) rilancia: «Bisogna ricominciare daccapo. Dai costi della politica». E subito lancia un affondo: «Non accettavo di essere seppellita sotto le macerie di Roma. In questi quattro giorni ho temuto il peggio, che lo schifo arrivasse fino qui. La nostra gente che non voleva andare a votare era tantissima: l’abbiamo martellata di sms, telefonate per convincerli che il Friuli Venezia Giulia è un’altra cosa».
Speciali, appunto. Un po’ come la carriera di Serracchiani. Avvocato del lavoro, 42 anni, romana di origini ma residente a Udine da molti anni, la neo-governatrice è una stella nata dal web. Un suo discorso, nel 2009, all’assemblea dei circoli del Pd, viene notato e le vale la candidatura al Parlamento Europeo in nome del rinnovamento dei democratici. Nella corsa a Bruxelles prende più voti di Silvio Berlusconi e nello stesso anno diventa segretaria democratica in Friuli Venezia Giulia. In molti prevedono una sua ascesa ai vertici nazionali, ma lei — sempre nello stesso anno — ci scherza su: «Cosa mi manca per diventare leader nel Pd? Baffi, barba e capelli bianchi, ma ci arriviamo eh...». Pragmatica, fin da subito. Come quando dichiara: «Servono meno personalismi e un po’ di cinismo nelle decisioni. Cinismo invece di timore, nelle scelte. Durante il dibattito sul testamento biologico, per esempio. Mettere una cattolica teodem come Dorina Bianchi capogruppo alla Sanità al Senato al posto del cattolico progressista Ignazio Marino è stato un errore. La maggior parte dei nostri iscritti e dei nostri elettori non era d’accordo».
Anche ora, da governatrice, promette di muoversi lungo quella linea. Dice che il Pd deve avere «la consapevolezza che bisogna rispettare di più questi territori». Intanto è passata da Bruxelles a Trieste, da Walter Veltroni come mentore e leader a Matteo Renzi, che è venuto a sostenerla in campagna elettorale. Anche se lei a settembre stigmatizzava la corsa del sindaco alle primarie: «Spero che non si facciano e se si fanno potrei non andare nemmeno a votare. I problemi del Paese sono altri».
Ora spiega: «Se vogliamo la mia è anche la storia del mio partito. In Europa ho acquisito esperienze e competenze: è una tappa che consiglio a tutti i politici». La sua corsa verso la presidenza era partita a luglio «senza le primarie, perché non si è presentato nessuno e non c’è stato alcun patto con Bersani». Per queste elezioni si è affidata addirittura a manifesti «parlanti», cartelloni che, sfruttando la tecnologia ARcode, se inquadrati da uno smartphone, si animavano, in modo che lei potesse spiegare in realtà «aumentata», attraverso dei filmati, i singoli punti del suo programma elettorale. Tecnologia e freschezza, una sfida vinta e un nuovo punto da cui ripartire. Come sempre nella sua carriera.
Il futuro del Friuli? Lontano dall’asse del Nord con Lombardia e Veneto: «Siamo una terra di confine, serve un approccio contrario alla macroregione, un approccio che riconquisti le relazioni internazionali». E nella sua nuova avventura parte con un po’ di ironia: «Siamo diventati una bestia rara: un centrosinistra che vince... non si è mai visto».
E. Bu.