Fabrizio Caccia, Corriere della Sera 23/04/2013, 23 aprile 2013
«ALLA CAMERA 28 ANNI COME LUI» — «È
stato emozionante», confessa Giuditta Pini (foto), occhiali rossi e occhi azzurri, sneakers e borsa a tracolla, sentire quel passaggio del discorso del Presidente, che rievocava quando lui «entrò qui da deputato all’età di 28 anni» e portò «giorno per giorno la sua pietra». Ha 28 anni anche lei, Giuditta, nata a Carpi il 27 settembre 1984, neodeputata del Pd e in Parlamento, ieri, ammette di aver provato «un tuffo al cuore». Le parole di Napolitano, «che potrebbe essere mio nonno abbondantemente», le sono piaciute: «Ha fatto un discorso molto duro però giusto, viste le nostre incapacità». Non le sono piaciuti invece i grillini: «Mi è dispiaciuto che non abbiano applaudito in Aula il capo dello Stato. Per una questione di rispetto istituzionale: perché lui è un po’ il papà della nazione e noi siamo parlamentari, mica tifoserie da stadio». Laureanda in storia contemporanea, 3.548 amici su Facebook, vorrebbe regalare a Napolitano la sua tesi sulla «Morale del Pci rispetto alla vita privata dei suoi dirigenti», in particolare Palmiro Togliatti, «che aveva due famiglie ma il giornale del partito, l’Unità, non ne parlava», chiosa. Alle primarie di Modena, quest’inverno, Giuditta ha preso più di 7 mila voti, ma non crede di restare altri 60 anni in politica, come il Presidente: «Spero di no, a me basterebbe il tempo necessario per fare quelle 3-4 riforme...». Racconta che quando lei frequentava la quarta elementare «c’era già Berlusconi e così siamo stati educati da subito al muro contro muro, anche per colpa dei media». Vorrebbe che il messaggio del capo dello Stato venisse raccolto in pieno dalle forze politiche: «Servirebbe una nuova fase costituente, come all’epoca, dai monarchici ai comunisti, con il sostegno di tutti, anche del Movimento 5 Stelle. Ma dubito che accadrà».
Fabrizio Caccia