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 2013  aprile 09 Martedì calendario

ZERO LEGGI. I GIORNI SENZA SENSO DELLE CAMERE

Il mondo va al contrario. C’è un Parlamento appena rinnovato, ma è come fosse sciolto: zero leggi, zero indirizzi politici, non si riescono a formare neppure le commissioni permanenti. Invece il governo è scaduto da un bel pezzo, ma è vispo come un ragazzino: ha appena messo in circolo 40 miliardi per i crediti alle imprese, con un decreto legge. Insomma una democrazia di zombie: un morto (il governo Monti) che non muore, un vivo (la XVII legislatura) che non nasce. E in mezzo il Quirinale, l’unico organo ancora vitale presso l’opinione pubblica, però senza il suo potere più vitale, ossia lo scioglimento anticipato delle Camere.
Ma è possibile tirare avanti in questo modo? Con un esecutivo in prorogatio per tutti i secoli a venire, come pretende il Movimento 5 Stelle? E quali poteri spettano ai governi privi di fiducia? Non sono dubbi da giureconsulti: queste domande investono l’essenza della democrazia italiana. E le risposte sono quindi necessarie, per non trasformare l’essenza in un’assenza.
Il Parlamento, allora. Nel nostro sistema svolge due mestieri: scrive le leggi, battezza i ministeri. E se non ci riesce? Tutti a casa, anzi alle urne. Però, attenzione: non basta garantire l’una o l’altra prestazione. Per guidare l’auto pubblica servono entrambe le mani. La prima défaillance venne trasmessa a reti unificate durante gli ultimi mesi del gabinetto Berlusconi. Nel 2011 c’era una maggioranza ostaggio dei veti incrociati, che infatti non cavava più un ragno dal buco, salvo genuflettersi ai piedi del premier ogni volta che quest’ultimo domandava la fiducia. Insomma per il centrodestra l’unico collante era ormai quello che li incollava alle poltrone. Sicché Napolitano avrebbe dovuto sciogliere anzitempo il Parlamento, per sbloccare la paralisi dell’attività legislativa; non lo fece perché dalle ceneri di quella maggioranza ne sbucò fuori un’altra, unita in matrimonio con il gabinetto Monti.
Quanto alla seconda condizione patologica, la stiamo soffrendo in questi giorni. In teoria le commissioni potrebbero comporsi fin da adesso: né la Costituzione né i regolamenti d’assemblea fanno riferimento alla dialettica fra maggioranza e opposizione. L’unico criterio esplicito è il rispetto della proporzione fra i gruppi parlamentari. Sempre in teoria, le Camere potrebbero quindi aprire da domani l’officina delle leggi. Con un governo tacitamente prorogato? E no: la Carta del 1947 contempla la prorogatio soltanto in caso di guerra. Ma in Italia non c’è una guerra o forse non c’è ancora. C’è invece un sistema che ci permette di scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento, i quali a loro volta scelgono i governi. Sicché ogni esecutivo è legato da un cordone ombelicale ai cittadini, sia pure senza una diretta investitura popolare. Quando il cordone si spezza, cade pure la legittimazione del governo. E quella delle Camere, se restano impotenti a generare un nuovo esecutivo.
Morale: datevi una mossa o verrete licenziati su due piedi. Non può farlo Napolitano, lo farà il suo successore. E nel frattempo? L’esecutivo rimane in carica per gli affari correnti, giacché nessuno Stato può mostrarsi acefalo, senza testa. È bene sapere tuttavia che l’ordinaria amministrazione comprende la straordinaria amministrazione. Non è un bisticcio di parole: se scoppiasse un terremoto, anche il governo privo di fiducia dovrebbe tamponare l’emergenza. Siccome la prima emergenza istituzionale è il cambiamento della legge elettorale, repetita iuvant: che sia il governo Monti a ripescare il Mattarellum per decreto.
Michele Ainis