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 2013  aprile 09 Martedì calendario

IL FEELING SPECIALE CON REGAN "IL SECONDO UOMO DELLA MIA VITA"

Ronald Reagan considerava Margaret Thatcher «il migliore uomo d’Inghilterra» e lei lo ricambiava definendolo «il secondo uomo più importante della mia vita» dopo il marito. È l’intesa personale e politica fra «Ronnie» e «Maggie» che tiene banco in America nel giorno della scomparsa della Lady di Ferro perché, come spiega l’ex First Lady Nancy Reagan, «Ronald e Margaret erano politicamente due anime gemelle, avendo in comune l’impegno per la libertà e per porre fine al comunismo».

Quando la Thatcher arriva alla guida dei conservatori britannici, alla Casa Bianca c’è il democratico Jimmy Carter e i telegrammi pubblicati ieri da Wikileaks riportano il primo giudizio del Dipartimento di Stato:
«Ha una mente veloce, se non profonda, e lavora duro per impossessarsi dei temi più difficili; è onesta e diretta con i colleghi, moraleggia con i media, impersonando il sogno che si avvera della classe media». Reagan si insedia alla Casa Bianca nel gennaio del 1981, quando lei è già da un anno e mezzo a Downing Street. L’intesa privilegiata si manifesta da subito perché, come dice l’ex Segretario di Stato Henry Kissinger, «Margaret era un leader dalle forti convinzioni e dalla personalità straordinaria».

È il carattere il primo collante, cui si aggiunge, nel ricordo di George Shultz che fu Segretario di Stato di Reagan, «l’apprezzamento per la poderosa agenda di politica estera di cui era portatrice». D’altra parte è la stessa Maggie che ricorderà Reagan, alla sua scomparsa nel 2004, come «una persona che sentiva e pensava istintivamente come me, non solo sulla politica ma sulla filosofia del governo e la natura umana».

In realtà le relazioni iniziano con qualche scossone perché la Thatcher non gradisce l’invasione a sorpresa di Grenada da parte degli americani e Reagan resta neutrale quando la Royal Navy si muove alla riconquista delle Falkland catturate dagli argentini. Sono tensioni che però scompaiono quando a imporsi è la sfida all’Urss. La Thatcher accoglie nelle basi britanniche i missili americani Pershing II che bilanciano gli SS20 sovietici in Europa Orientale, triplica l’arsenale nucleare del Regno Unito e sostiene - dopo qualche esitazione - la «Strategic Defense Initiative», prima versione dello scudo antimissile. È l’alleata più importante di Reagan nella massiccia sfida strategica all’arsenale dell’Urss che pone le basi per la vittoria nella Guerra Fredda. «In tutta Europa i pacifisti marciavano per impedire l’installazione dei missili a loro difesa - scrive Reagan nel 1989 - ma Margaret non ha mai vacillato». Ed è sempre lei che è all’unisono con Ronnie nel sostenere a spada tratta il dissenso, battersi per la libertà degli ebrei sovietici e, a perestroijka iniziata, arrivare al Cremlino per fare da messaggera con Mikhail Gorbaciov.

«Maggie ha cambiato il corso della Storia», dice James Baker, stretto collaboratore di Reagan e del successore George H. W. Bush, che vide in presa diretta come la Thatcher passò dall’essere l’alleato più importante contro l’Urss a essere quello più cruciale nel dopo Guerra Fredda: nel 1991 è la più decisa a sostenere la liberazione del Kuwait dall’invasione irachena, così come nel 1986 non aveva esitato a dare le basi agli Usa per il blitz contro la Libia dopo l’attentato alla discoteca «LaBelle» di Berlino Est. Che si tratti di sovietici, dittatori o terroristi Maggie «è sempre stata dalla parte delle libertà», sottolinea l’ex presidente George W. Bush, mentre Newt Gingrich tiene a ricordare che «con lei e Reagan fu anche Giovanni Paolo II a piegare l’Urss».

Ma il carattere della Lady di Ferro destava costanti timori fra i diplomatici. È Colin Powell a ricordarlo, descrivendola «più dura delle unghie» per come trattò Caspar Weinberger, ministro della Difesa, quando tentò di spiegarle perché aveva acquistato una radio francese anziché britannica: «Per favore, basta, non provare a giustificarti».