Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 07 Domenica calendario

CHE DOLORE HO AL CUORE!

Il romanzo di Gramellini Fai bei sogni (Longanesi) ha superato il milione di copie vendute: un dato in costante ascesa, dal momento che l’autore si aggiudica circa cinquantamila nuovi acquirenti dopo ogni passaggio in televisione. Ma cosa racconterà Gramellini in questo best seller amatissimo? Quale il segreto di un successo sí imperituro? Fai bei sogni è una storia autobiografica incentrata sul trauma del lutto familiare vissuto in infanzia e rimuginato per tutta una vita. Un compendio sul dolore irrisolto e ribadito, strutturato attraverso incursioni nel passato e nel presente del nostro, perseguitato dal dramma e incapace di condurre un’esistenza appagante.
E se non ci riesce lui, figuriamoci noi. «Assaggiato e sputato come una caramella cattiva», il protagonista/autore oppone alla disgrazia un atteggiamento vittimistico ma buonista, prendendosela con tutti e con nessuno, e impregnando le pagine di sentimentalismo ecumenico, autoironia sdilinquita, e umorismo pacato da barzelletta scout. Quel politicamente corretto che può provocare repentini attacchi di iperglicemia. Ad esempio, il termine «cuore» ricorre nel testo venticinque volte (arrotondate per difetto): nel mondo di Gramellini, la maestra ha «il cervello a forma di cuore», «ogni ragazzo ha una fuga dentro il cuore» e il protagonista, segnato per sempre da una scheggia piantata, manco a dirlo, nel cuore, dovrà liberarsi dal «piombo che ha sul cuore» e dai «mostri del suo cuore» grazie alle cure di qualcuno capace di «scaldargli il cuore» e al pensiero positivo della madre custodito «nel cuore». Questa non è anafora: è ossessione. Salgono di diritto sul podio della ripetizione compulsiva anche le parole «amore» e «anima», che si attestano intorno ai venti richiami. Soavi alcune considerazioni di quotidiano e condivisibile buon senso, quali: «la ginnastica dell’anima preferisce le salite» e «per guarire l’anima non basta cambiare ospedale». E chi non s’innamorerebbe di una donna descritta come «impasto di anima e zigomi»? Sul più bello, si segnala anche la presenza di una rima amore/dolore. Nella Weltanschauung a tinte pastello di Gramellini, trovano posto diverse presenze angeliche. L’autore è infatti nato nel celebratissimo giorno della Festa degli Angeli Custodi, e il suo cane Billie, vera e propria figura salvifica, è dotato di un’abilità unica: utilizza la coda come un’antenna emotiva capace di intercettare nientemeno che «l’energia dell’amore». Il lettore che arriva all’ultima pagina del romanzo si riconosce da lontano: sguardo trasognato, sorriso dolce, qualche chiletto accumulato per via dell’esubero di tenerezze zuccherine, e un impellente bisogno di cambiare aria, di reclamare un qualsiasi affondo scorretto, un insulto, un’imprecazione, una virata splatter. Anche un cazzotto in faccia, purché sia dato con cattiveria.