Marisa Poli, La Gazzetta dello Sport 8/7/2013, 8 luglio 2013
MARISA POLI
Ilaria Bianchi a 5 anni sapeva già sgambare a farfalla e non gliel’aveva ancora insegnato nessuno. «E’ uno dei primi ricordi che ho, lo sapevo fare senza che ci fosse bisogno di farmi vedere come» racconta madama Butterfly, campionessa del mondo in vasca corta a Istanbul a novembre, una delle stelle del Trofeo Città di Milano che apre la stagione degli azzurri in vasca lunga, oggi e domani alla piscina Samuele.
Aspettative di inizio stagione?
«Prima cosa: non mi sono seduta dopo l’oro di Istanbul. Stessi allenamenti, stesso lavoro. Ho scaricato qualche giorno prima di Milano. Da questa gara, l’unica prima degli Assoluti, voglio capire a che punto sono. Farò 50 e 100 farfalla e 50 stile libero che mi servono sempre per essere più reattiva. Sono un po’ un diesel, ci metto 50 metri a prendere acqua a delfino».
Dalle delusioni di Pechino 2008 alle medaglie europee e mondiali in vasca corta, che cosa è cambiato?
«Sono sempre stata tranquilla, per me non ha senso essere tesi. Ho sempre pensato che ci sono cose ben peggiori delle gare di nuoto. Ero emozionata a Londra, ma era la giusta tensione. Forse è per questo che nelle gare importanti rendo sempre. Gli errori di prima sono questione di maturità».
E come l’ha raggiunta?
«Fino ai Mondiali 2009 mi sono allenata a casa con Daniela Dall’Olio, era una seconda mamma, ero nel paese dei balocchi e non mi rendevo conto di niente. Poi lei non ha più potuto seguirmi e mi sono trasferita a Imola, tutto un altro mondo, con un allenatore maschio, che poi è una normalità da noi ma per me era speciale. Con una squadra seminuova. Non ci capivamo. A Bologna con Fabrizio Bastelli ho ritrovato subito il feeling, fondamentale. Non puoi avere dubbi su quelli che ti fa fare, se no è finita».
E’ stato l’oro di Istanbul a cambiarle la testa?
«E’ cambiato solo il mio modo di vedermi, ho più sicurezze, è cominciato tutto agli Europei di Chartres. Prima non avrei mai pensato di valere un oro mondiale in vasca corta».
Nuota con i tempi in testa?
«Non sono un robottino, ma ho abbastanza sensibilità per capire quello che sto facendo. Dopo 5 vasche da 50 in progressione so cosa farò nell’ultima, al massimo sbaglio di qualche decimo».
La Pellegrini affronterà la stagione senza troppe aspettative, lei è pronta a prendersi tutte le attenzioni e aspettative?
«Mah. Penso di avere un pubblico molto ristretto, mi sembra strano che seguano me. Non ho la visuale di questa massa che mi segue, io resto nel mio paesello (Castel San Pietro Terme), mi alleno sempre a Bologna e non sono cambiata».
In che cosa si sente l’effetto Pellegrini sul nuoto?
«Federica ha aiutato tantissimo il nuoto, la sua notorietà ne ha fatto uno sport sempre più seguito. Grazie ai suoi successi e anche un po’ al gossip. Detto questo: avercene di risultati come i suoi».
Va meglio con la piscina di Bologna, dove eravate a rischio sfratto?
«Abbiamo perso l’ufficio, ora le riunioni le facciamo sulle panchine in piscina. Con l’intervento del Comune siamo riusciti a mantenere le tariffe agevolate, a giugno non si sa che cosa succederà».
Obiettivi della stagione?
«Il Mondiale di Barcellona. Se va bene quello è una bella svolta».
Scusi, ma com’è che ha scelto lo stile più ha faticoso del mondo?
«Mi è sempre venuto naturale, non ho avuto mai difficoltà a nuotare a farfalla. Non c’è stato bisogno che mi correggessero. A farfalla faccio quello che voglio».
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