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 2013  marzo 02 Sabato calendario

NAPOLI —

Ci sono cinque testimoni che confermano il racconto dell’ex senatore Sergio De Gregorio. Cinque persone interrogate dai pubblici ministeri di Napoli che hanno fornito riscontri sulle dazioni di denaro in nero arrivate da Silvio Berlusconi per «comprare» il politico di centrosinistra nel 2006 e così indebolire, fino a farlo cadere, il governo Prodi. Complessivamente si tratta di tre milioni di euro, di cui due in contanti e divisi in varie tranches. De Gregorio era diventato elemento prezioso per Forza Italia e l’intero centrodestra dopo la nomina a presidente della commissione Difesa di Palazzo Madama. Votava le mozioni di sfiducia, cercava altri «complici» tra i parlamentari, bocciava le mozioni di palazzo Chigi che arrivavano alla sua commissione.
Ma non solo. Perché lui stesso ha raccontato durante la sua lunga confessione di essersi mosso anche «con gli americani» per indebolire l’azione dell’esecutivo. E ha fornito dettagli su chi fossero i suoi interlocutori statunitensi che avrebbero già trovato riscontro. Del resto non è un mistero il suo legame stretto con l’allora direttore del Sismi, il generale Nicolò Pollari, e con altri uomini dell’intelligence che potrebbero aver favorito alcuni suoi contatti all’estero.
Dell’Utri
e gli americani
Durante il primo interrogatorio del 28 dicembre 2012 di fronte ai pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio, De Gregorio spiega di aver chiesto a Dell’Utri, nel luglio scorso, di intercedere presso Berlusconi. E spiega: «Gli dissi che volevo soltanto dirgli le cose che avevo fatto per il presidente Berlusconi in base alle quali, non dovendomi e volendomi candidare, credo di meritare un riconoscimento. Gli feci leggere un appunto relativo alle cose che vi sto illustrando, politiche e non politiche. Non sto parlando di questioni, sto parlando del mio intervento con gli americani per mandare a casa Prodi». I magistrati lo incalzano, chiedono spiegazioni. De Gregorio non si sottrae, ma nella richiesta inviata al Parlamento per essere autorizzati ad aprire una cassetta di sicurezza del Cavaliere e per ottenere alcuni tabulati telefonici che lo riguardano, questa parte del verbale è coperta da «omissis».
Alcuni dettagli su quale fosse il suo obiettivo vengono comunque svelati. Dichiara de Gregorio: «Nel luglio 2006 Rifondazione comunista spingeva perché non si rafforzasse in termini numerici il contingente militare in Afghanistan. Io feci una dichiarazione molto forte dopo aver incontrato l’ambasciatore americano in Italia Ronald Spogli e l’ambasciatore americano presso la Nato presso l’ambasciata in via Veneto. Garantii il mio personale appoggio, ed era l’appoggio del presidente della commissione Difesa, e rispetto alla richiesta precisa che gli americani facevano di rafforzare il contingente. Ciò fece andare l’Unione su tutte le furie, ma in particolare l’ala antimilitarista, e questo fu un primo atto di una serie di comportamento e di segnali politici rispetto ai quali, qualche volta, con il mio atteggiamento ottenni perfino il convincimento attivo del governo. Nel caso del rafforzamento in Afghanistan il ministro della Difesa Parisi capì che sottrarsi a una richiesta americana era difficile, ma quella richiesta era stata fatta oltre che al governo alla commissione Difesa e il governo avrebbe gradito che non si trattasse di una richiesta pubblica. Io invece emergendo pubblicamente e facendo sì che la richiesta arrivasse alla discussione in Parlamento, frantumai i rapporti interni all’Unione ed era quello sostanzialmente l’obiettivo dell’"Operazione Libertà"».
I testimoni
dei versamenti
Il verbale di Patrizia Gazzulli, segretaria dell’ex senatore interrogata l’8 gennaio scorso, è soltanto uno dei riscontri dei pubblici ministeri. Dice la donna: «La fase di relativa tranquillità economica cominciò nel 2006, dopo l’elezione di De Gregorio al Senato, quando cominciò a darmi soldi in contanti. Un giorno mi recai presso un albergo dove alloggiava e lui mi diede 150 mila euro in contanti e in banconote da 500 euro che andai a versare su qualcuno dei conti accesi a Napoli rimasti scoperti. In quell’occasione De Gregorio, dandomi la somma che prelevò da un cassetto dove c’erano altri soldi, mi disse sorridendo che da lì in poi almeno per un certo periodo non avremmo avuto più problemi dal momento che l’onorevole Berlusconi gli aveva dato del denaro». A confermare le dazioni del Cavaliere ci sono l’autista e il commercialista, oltre a Maria Lavitola, la sorella del faccendiere Valter che aveva rapporti stretti con il politico. Fornisce riscontri pure Carmelo Pintabona, che aiutò Lavitola durante la latitanza ed ebbe con il Cavaliere almeno due incontri proprio per sollecitare altri versamenti di denaro.
Allegate agli atti ci sono le relazioni degli investigatori della Guardia di Finanza guidati dal colonnello Nicola Altieri, che hanno effettuato verifiche su tutti i conti correnti riconducibili a De Gregorio e sui versamenti delle somme che lui stesso aveva elencato. «Berlusconi mi comprò», ha ammesso specificando di non essere stato l’unico. E anche su questo sono tuttora in corso accertamenti. «So che cercarono di provocare un’assenza di Pallaro», ha aggiunto parlando di altri parlamentari che avrebbero accettato di mettersi al servizio del centrodestra.
Fulvio Bufi
Fiorenza Sarzanini