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 2013  marzo 01 Venerdì calendario

DYNASTY PARLAMENTARE A BRESCIA

Di padre in figlio a nipote. Il capostipite Salvatore Angelo Gitti si pregiò del titolo di onorevole nel 1953 e attraversando quattro legislature rimase alla Camera dei deputati fino al 1971. Il figlio d’arte Tarcisio Gitti venne qualche anno dopo, correva l’anno 1979, e restò a Montecitorio poco meno del padre: fino al 1994, superando anche lui quattro legislature e dunque altrettanti appuntamenti elettorali.

Adesso tocca a Gregorio, eletto tra le file di Lista civica per Mario Monti. Ambientata nella Brescia cattolica, è la prima vera dinastia parlamentare repubblicana perché di esempi di passaggio di testimone tra padre e figlio ce ne sono stati in parlamento, ma non è questo il caso. Questa, infatti, è una storia che potrebbe valere una serie televisiva di successo, senza la necessità di romanzarla troppo. Sì, perché, quella degli onorevoli Gitti è anche una tipica storia di desiderio di affrancamento sociale che ha fatto crescere l’Italia nel Dopoguerra. Il capostipite Salvatore Angelo, nato a Gardone Val Trompia (Brescia) il 10 novembre 1908 approdò al parlamento da operaio sindacalista, cattolico, incarnando nella Democrazia cristiana il filone della sinistra sociale, che trovò nella corrente Forze Nuove di Carlo Donat Cattin l’ultimo campione veramente rappresentativo. Coprì le legislature II, III, IV, V.

Restò nell’ambito delle tematiche del lavoro nelle aule delle commissioni parlamentari. Ma, intanto, cresceva Tarcisio Gitti, che si laureò in giurisprudenza, divenne avvocato, ma soprattutto seppe trasformarsi nel prototipo del politico di professione di marca Dc. Conobbe nelle legislature VIII, IX,X, XI, il declino e la fine della Balena bianca. Esercitò in ruoli chiave come la presidenza del Copasir (il comitato parlamentare per i servizi segreti), fu sottosegretario al Tesoro nel tripudio del potere della corrente di sinistra politica della Dc, con i governi di Giovanni Goria (I) e Ciriaco De Mita (I). Tra il 1989 e il 1994 è stato vice presidente della Camera, nel frattempo era approdato al Ppi.

Di Gregorio Gitti, l’ultimo rampollo della dynasty bresciana, molto è già stato detto e scritto. Avvocato e docente universitario, studi appropriati e adeguate frequentazioni, non poteva che rivelarsi una storia di successo. Gitti a 48 anni è stato eletto deputato nella circoscrizione Lombardia 2 con Monti, ma non è minimamente assimilabile in termini di potere ai peones di prima nomina. Pur non avendo mai posseduto tessere di partito Gitti è stato uno dei Prodi boys che ha scritto le regole delle primarie del 2005, nonché a stendere la parte del programma di Romano Prodi riguardante la politica economica e le riforme istituzionali del centrosinistra del 2006. Ha collaborato anche alla stesura della riforma delle Authority. Molti hanno sottolineato che è genero del presidente del consiglio di sorveglianza di Banca Intesa Nanni Bazoli avendone sposato la figlia Francesca. Insegna alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Milano; è socio fondatore dello studio legale milanese Pavesi-Gitti-Verzoni. Siede nei board delle quotate Sabaf ed Edison ed è presidente della bresciana Metalcam che fa riferimento alla Carlo Tassara del finanziere franco-polacco Romain Zaleski. Sono lontani gli esordi di nonno Salvatore Angelo. Oggi Gregorio è parte integrante del jet set. ItaliaOggi lo scorso autunno ha dato notizia dell’acquisto da parte di Gregorio Gitti, a Monforte d’Alba, nelle Langhe, del castello che fu dell’editore Giulio Einaudi. L’antico palazzo di Perno, con la sua dotazione di opere d’arte preziose e libri antichi, è stato il regno della cultura di sinistra degli Anni Settanta, nei cui saloni si incontravano i «maitre à penser» della casa editrice dello Struzzo, che davanti ai bicchieri di buon vino delle Langhe, decidevano chi sarebbe emerso dall’anonimato e chi doveva stare fuori.