Teodoro Chiarelli, La Stampa 13/2/2013, 13 febbraio 2013
LA PARABOLA DEL MANAGER TRA AEREI E POLITICA
[Vicino al Carroccio e all’Opus Dei, doveva fare pulizia] –
Trent’anni di proficua carriera a occuparsi di elicotteri e poi, in meno di 22 mesi, dopo aver pensato di toccare il cielo con un dito, il tritacarne delle inchieste giudiziarie, l’arresto di ieri, l’onta del carcere, il precipitare nella polvere. Una parabola quanto mai istruttiva quella che ha per protagonista Giuseppe Orsi, dal 4 maggio 2011 (governo Berlusconi) amministratore delegato e, dal primo dicembre dello stesso anno (governo Monti), anche presidente di Finmeccanica, al posto del pluriinquisito Pier Francesco Guarguaglini.
Ingegnere aeronautico, lodigiano (nato a Guardamiglio nel 1945), Orsi ha iniziato la carriera nel 1973 con Siai Marchetti (poi accorpata in Agusta), è stato negli Usa dal 1989 per cinque anni come presidente e ad di Agusta Aerospace Corporation, ha partecipato attivamente alla creazione di AgustaWestland, diventan-
done prima managing director nel 2001 e poi ad nel 2002, e riuscendo a portare l’azienda tra i player mondiali di elicotteri.
Cattolico praticante, vicino all’Opus Dei, ma in ottimi rapporti anche con Comunione e Liberazione, Orsi ha costruito saldi legami con il territorio, che dalle sue parti vuol dire Lega. Ha un bel dire ora Roberto Maroni che il Carroccio con la sua nomina al vertice di Finmeccanica «non c’entra nulla» e che «Orsi fu indicato dal consiglio dei ministri» come se lì fosse arrivato per grazia dello Spirito Santo. Sarà certo caso che poche settimane dopo la nomina del nuovo ad di Finmeccanica l’Alenia Aermacchi di Venegono (Varese) è stata fusa con l’Alenia Aeronautica di Pomigliano (Napoli) e la sede di quest’ultima trasferita in Lombardia.
Così come è un caso che i ministri Umberto Bossi e Roberto Calderoli, prima e dopo la nomina di Orsi, fossero graditi ospiti di quest’ultimo nei frequenti tour propagandistici negli stabilimenti lumbard. Una volta preso il timone del gruppo di aerospazio e difesa, Orsi ha subito messo in chiaro il cambio di rotta rispetto al passato. «Bisogna andare - ha detto - a necessaria e incisiva rivisitazione della strategia industriale e del modello di business tecnologico». Tradotto, significa che Orsi avrebbe portato avanti un contestato piano industriale focalizzato su dismissioni per un miliardo di euro per indirizzare il gruppo sui core business: Elicotteri, Aeronautica, Spazio ed Elettronica per la difesa e la sicurezza. Sull’altare della ristrutturazione, secondo i suoi piani, dovrebbero essere immolate, ossia cedute per fare cassa, due gioielli dell’industria hi-tech made in Italy: Ansaldo Sts (leader mondiale nel segnalamento ferroviario) e il 55% di Ansaldo Energia (il 45% è già di un fondo Usa). In rampa di dismissione anche i treni di AnsaldoBreda, carica di debiti e di problemi, ma pure di commesse in Italia e all’estero.
Non solo, nell’ansia di segnare una discontinuità con la gestione Guarguaglini, il nuovo presidente e ad ha fatto emergere tutte le sofferenze di bilancio del 2011. Risultato: perdite record per 2,3 miliardi. Numeri disastrosi che però, secondo Orsi, avrebbero rappresentato «una premessa necessaria per consentire un nuovo corso di Finmeccanica».
Già, peccato che dopo Guarguaglini e consorte (Marina Grossi, inopinatamente top manager del gruppo) anche Orsi sia inciampato in vicende giudiziarie. Così il 24 aprile 2012 è arrivata l’iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta su presunte tangenti alla Lega. In questi mesi Orsi ha testardamente negato ogni coinvolgimento, rifiutando qualsiasi ipotesi di dimissioni. D’altra parte il premier Monti e i ministri Vittorio Grilli e Corrado Passera, pur con qualche imbarazzo, non hanno affrontato la questione, nonostante da più parti sia stata chiesta la sua testa. L’inchiesta, però, trasmessa poi a Busto Arsizio, è andata avanti e ha portato ieri all’arresto del dirigente con l’accusa di corruzione internazionale, peculato e concussione.