Nicola Pinna, La Stampa 13/1/2011, 13 gennaio 2011
Con quella penna in bachelite Giuseppe Garibaldi ha scritto il diario della sua vita di agricoltore
Con quella penna in bachelite Giuseppe Garibaldi ha scritto il diario della sua vita di agricoltore. Decine di lettere, tutte custodite nel Museo del Risorgimento di Milano, che raccontano quanto fosse faticoso coltivare nel terreno granitico di Caprera e come gli fosse venuta in mente l’idea di studiare un innovativo impianto di irrigazione e nuovo metodo di concimazione. Con la stessa penna, che intingeva su due preziosi calamai in cristallo, compose tante delle sue poesie e una parte delle lunghe memorie di guerra. Nei momenti d’ozio, l’eroe dei due mondi, era anche un abile scrittore, ma tutto questo neppure lo sapeva il turista che quest’estate ha fatto sparire il calamaio in cristallo e tentato di portar via persino la famosa penna in bachelite. Il colpo, anche se a metà, è riuscito alla perfezione e la casa-museo di Caprera ha perso uno dei suoi pezzi più preziosi. La penna con due calamai in cristallo erano esposti nello studio privato di Giuseppe Garibaldi, sopra una scrivania osservata costantemente da una telecamera. I responsabili della sicurezza, però, si sono accorti troppo tardi di quello che è successo nel corso di una delle mattinate più caotiche di agosto. Il ladro, uno straniero con famiglia al seguito, si era già allontanato dall’isola ma di lui è rimasta traccia in un filmato. E i carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio di Sassari hanno già individuato il nome e anche la città in cui abita. Tra rogatorie internazionali e altri obblighi diplomatici, l’indagine non è ancora conclusa. Anzi, proprio in queste ore i militari stanno facendo davvero i salti mortali per riuscire a riportare a Caprera il calamaio di Garibaldi. L’obiettivo non è semplice da raggiungere, perché la refurtiva è stata subito trasferita all’estero e il timore è che il pezzo in cristallo sia stato già rivenduto nel mercato nero dell’arte. Le quotazioni, secondo gli investigatori, variano costantemente ma non superanomai i quindicimila euro. Il danno più grave è quello culturale. «Il valore di questo pezzo è certamente legato alla storia di Garibaldi e di Caprera: di sicuro la penna e il calamaio rubato sono stati utilizzati per comporre una parte di quell’esteso epistolario che risale agli anni trascorsi nell’isola – commenta Mario Birardi, ex sindaco di La Maddalena e studioso della vita di Garibaldi –. Il fatto è molto preoccupante e ci fa riflettere sull’opportunità di proteggere meglio i tesori che sono custoditi nel compendio». La direttrice del museo Laura Donati ha consegnato subito ai carabinieri le registrazioni degli impianti di videosorveglianza e ora mantiene la consegna del silenzio imposta dal sostituto procuratore Angelo Beccu, il magistrato che da agosto sta coordinando l’indagine. «Per il momento non possiamo raccontare altri dettagli perché l’inchiesta è in una fase delicatissima: non vogliamo fornire elementi che possano agevolare le persone che hanno commesso il furto. La nostra unica preoccupazione è ritrovare al più presto il calamaio di Garibaldi». Un altro assalto a Caprera risale al febbraio del 1993. Quello fu un colpo ben studiato e anche ben riuscito: i ladri fecero irruzione sfondando la finestra della cucina della «Casa bianca» e portarono via una spada del generale, alcuni timbri e un quadro. Tutto fu recuperato dalla Marina militare pochi giorni dopo in una città della Corsica. Giusto in tempo, perché i cimeli stavano per essere rivenduti a un collezionista di Montevideo. «I collezionisti di oggetti garibaldini sono tantissimi in tutto il mondo – spiega Mario Birardi –. Il mercato nero non conosce crisi, oramai da decenni».