Francesco Grignetti, La Stampa 13/1/2011, 13 gennaio 2011
Al ministero dell’Interno non cessa la corsa di aspiranti alla grande politica. Un record, il numero di simboli depositati
Al ministero dell’Interno non cessa la corsa di aspiranti alla grande politica. Un record, il numero di simboli depositati. Sono circa 200. Che ciò corrisponda ad altrettante liste, però, non è detto. Anzi. Intanto perché i partiti consolidati sono tenuti a presentare i loro simboli storici per evitare che qualcuno glieli scippi: e quindi c’è l’Idv, Rifondazione, il Pdci, i Verdi. Anche se sono tutti confluiti nella Lista Ingroia, non possono permettersi di mollare. Ci sono poi i cloni: due Lista Pirata, un numero considerevole di Lega, due Lista Monti, due Lista M5S, due Lista Ingroia. Quanto al resto, è la fantasia al potere. Beppe Grillo avvisa: «Se ci saranno simboli confondibili con il nostro non parteciperemo». Ma oltre al caso-5 stelle c’è la sfilata dei simboli improbabii. Mirella Cece da ventun’anni presenta il suo simbolo di «Sacro Romano Impero»: «Non siamo né di destra né di sinistra, ma obbedienti a Santa Romana Chiesa». Potrebbe darle noia forse «Militia Christi», ma questi sono più etichettabili come un’estrema destra tradizionalista. All’estrema destra è il big-bang delle liste: Msi, Casapound, Forza Nuova. Spunta anche un Rsi, intitolata alla Repubblica sociale che fu. Tra questi fa capolino anche la famigerata Alba dorata Italia, formazione d’impronta così estremista, quasi neonazista, che il suo candidato leader Bruno Berardi, figlio di una vittima del terrorismo rosso, poco tempo fa è stato espulso da Fiamma tricolore perché lo consideravano un tantino sopra le righe (avendo giustificato il norvegese Breivik, il pazzo che ha fatto una strage in Norvegia). I programmi dell’ultradestra sono molto simili tra loro: no all’euro, no all’Europa, no all’immigrazione. In questo solco, ma con particolare intonazione anti-islamica, il partito di Magdi Cristiano Allam «Io amo l’Italia». Oltre a tutto il resto, propongono la costituzione di un nuovo ministero dell’Identità nazionale e il divieto di costruire moschee. A qualcuno l’idea è piaciuta. Il «Movimento Bunga Bunga», a cura di Marco Di Nunzio, torinese classe 1968, ha presentato un simbolo per le elezioni politiche 2013 e per programma ha copiato quasi integralmente quello di Allam. Nuovissima anche la formazione «La Rosa nera», dichiaratamente gay, ma di destra. Salvatore Fiorello, il candidato leader, strilla il suo slogan: «La caduta dell’ultimo tabù». A giudicare dal sito Internet, è un partito ancora in divenire: non c’è un programma, né un organigramma, né una sede. Però non manca la possibilità di effettuare donazioni. Questa volta, ed è il segno dei tempi, pare vincente l’odio verso le tasse. Non si contano i partiti neonati che mettono il taglio delle tasse al primo posto. Il più esplicito di tutti è «No Gerit Equitalia». Fa parte di una coalizione minore, formata da «Partito dei cittadini», «Lega Centro», «Forza Roma», «Forza Lazio», «Viva L’Italia», «No Gerit Equitalia», «Mondo anziani», «No alla chiusura degli ospedali», «Dimezziamo lo stipendio ai politici». Tutti assieme appassionatamente appoggiano il fantasioso Ottavio Pasqualucci, pubblicitario romano, leader di «Forza Roma» e in quella veste già candidato sfortunato alla presidenza del XX Municipio della Capitale nel 2008. «No Gerit» se la deve però vedere con «Liberi da Equitalia-noi consumatori.it», simbolo presentato dal presidente della Municipalità di Scampia, l’avvocato napoletano Angelo Pisani.«Con la nostra presenza alle elezioni politiche affermiamo il desiderio della gente di voler contare su un sistema fiscale e di riscossione tributi equo e giusto». Magari avranno successo, tanto è vero che un talentscout come Berlusconi non s’è fatto sfuggire l’occasione e li ha apparentati al Pdl al pari del partito di Ignazio La Russa o di Gianfranco Micciché.