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 2011  gennaio 13 Giovedì calendario

La sifilide del Bardo, il bipolarismo di Melville, la tubercolosi di Orwell. Quanto soffrivano i maestri della letteratura, anche a causa delle pessime cure: sanguisughe, iniezioni di aria o siero di cavallo

La sifilide del Bardo, il bipolarismo di Melville, la tubercolosi di Orwell. Quanto soffrivano i maestri della letteratura, anche a causa delle pessime cure: sanguisughe, iniezioni di aria o siero di cavallo. E tanta droga. Un medico ora propone la sua diagnosi in un libro Spaventosa era la magrezza del suo corpo. Il torace era stretto come quello di uno scheletro: le gambe rattrappite, le ginocchia erano più spesse delle cosce… (1984, 1949) Sono andato a trovare il bardo Kinch e l´ho scoperto immerso nello studio della Summa contra gentiles in compagnia di due dame con la gonorrea (Ulisse, 1922) La misteriosa malattia che mi aveva colpito alle mani era ignota nella letteratura medica. Si estese dalle mani ai piedi tanto che in certi periodi ero impotente quanto un neonato (La crociera dello Snark, 1911) Far cadere, corrotto da sifilide, il naso, fino a spianarglielo tutto sopra la faccia, a chi sa sol fiutare la traccia del suo tornaconto (Timone di Atene, 1608) Età decrepita che si è attaccata a me Come alla coda di un cane? Mai ho avuto una più eccitata, passionale e fantastica immaginazione…. (La torre, 1928) Non posso ammattire: difendo il periglioso presidio della sanità (Clarel, 1876) GIULIANO ALUFFI una sala d´attesa un po´ particolare: a sedere con aria preoccupata, infatti, sono Jack London, William Shakespeare, George Orwell, Jonathan Swift e altri colossi letterari. Da una porta si affaccia un uomo in camice bianco: «Adesso a chi tocca?». Lui è John J. Ross, medico in forza al Brigham and Women Hospital di Boston e ricercatore alla Harvard Medical School, e la sala d´attesa è in realtà un libro, Shakespeare´s Tremor and Orwell´s Cough, dove Ross sottopone a check-up i maestri della letteratura in lingua inglese basandosi su biografie e opere. «Il libro è il frutto accidentale di un focolaio di sifilide che scoppiò a Boston nel 2000. Volli infiorettare con citazioni shakespeariane un discorso per un convegno su quell´emergenza: rammentavo che il Bardo amava citare questa malattia. Mentre spulciavo le sue opere, però, mi colpì il numero inusuale di tali citazioni: 55 righe nella commedia Misura per misura, 61 nel Troilo e Cressida, 67 nel Timone di Atene…» racconta a Repubblica il dottor Ross. «Così ho indagato più a fondo. Che legame c´era tra l´ossessione del Bardo per le malattie veneree, le dicerie sulla sua disinvoltura sessuale, l´orrenda cura al mercurio per la sifilide dell´età elisabettiana e la grafìa tremolante che afflisse Shakespeare nell´ultimo periodo della sua vita? Bene, all´epoca le malattie veneree si curavano con il mercurio. E il peggioramento della grafìa di Shakespeare può indicare problemi neurologici dovuti proprio a intossicazione da mercurio, oppure l´insorgenza del tremore essenziale. Pubblicai il risultato della mia indagine sulla rivista medica Clinical Infectious Diseases. L´enorme riscontro su Internet mi ha portato a un libro sugli scrittori e i misteri della loro salute». I grandi della penna precorrevano i loro tempi sia dal punto di vista artistico che da quello medico, soffrendo a volte di malattie che solo oggi identifichiamo: «Sospetto che Herman Melville avesse il disturbo bipolare di personalità. Scrisse Moby Dick e altre opere in uno stato di euforia maniacale, e passò gran parte dei suoi ultimi vent´anni nel buco nero della depressione. Ebbe anche parecchi sintomi fisici, psicosomatici per i suoi biografi. Io invece ritengo più probabile un male allora sconosciuto: la spondilite anchilosante. Melville ebbe episodi di forte dolore agli occhi che lo costringevano a rinchiudersi in casa per proteggersi dalla luce del giorno. Ebbe anche una terribile lombalgia, e la sua spina dorsale divenne molto rigida. Sappiamo inoltre, dalle sue richieste di passaporto, che perse 3,5 centimetri in altezza tra i 30 e i 37 anni. Bene, il quadro di tutti questi sintomi è esattamente quello di una spondilite anchilosante». Ross osa avventurarsi anche sul confine sfuggente tra la scienza e l´arte: «Jonathan Swift soffrì di demenza frontemporale. Negli stadi iniziali potrebbe essere addirittura stata la fonte della sua straordinaria creatività», azzarda. «Questo disturbo danneggia l´area cerebrale che controlla gli impulsi. Prima che il cervello cominci a perdere troppi colpi, l´effetto è una sorta di scatenamento della fantasia». In altri casi, invece, è l´ordalia dolorosa delle cure a diventare alimento letterario: «George Orwell subì penosi trattamenti antitubercolotici, che includevano iniezioni di aria nello stomaco, in un tentativo fallito di ridurre la parte tubercolosa del polmone sinistro, e farmaci che gli causarono una reazione allergica quasi fatale. Questo calvario diventò il racconto delle torture inferte a Winston Smith dal Ministro dell´Amore. Orwell stesso, del resto, ammise che 1984 sarebbe stato un romanzo meno cupo se lui fosse stato in salute. Lo sforzo eroico di scrittura e revisione di 1984, durante il quale perse tredici chili e fu costretto a letto nei due mesi prima della consegna, lo portò alla morte». Le traversie mediche dei grandi, però, offrono anche occasioni d´ilarità: è il caso del tormentato rapporto di William Butler Yeats col sesso. Nel 1917 Yeats, cinquantaduenne, sposa Georgie Hyde Lees, di trent´anni più giovane. Entrambi si dilettavano con trance e sedute spiritiche, durante le quali asserivano di entrare in contatto con entità ultraterrene, gli "Istruttori", che una volta, sempre secondo i due, suggerirono a Yeats di lasciar stare l´occulto, pensare di più a scrivere ed essere più affettuoso con la moglie. «La freddezza sessuale tornò a tormentarlo più avanti. Nel 1929 Yeats, a Rapallo, contrasse un caso acuto di brucellosi che quasi lo uccise. Nicola Pende, pioniere dell´endocrinologia in Italia, gli iniettò siero equino e un antibiotico a base di arsenico» spiega Ross. «Yeats si ristabilì, ma cambiò umore. I suoi poemi divennero più tristi e solenni. "Solo due cose possono interessarmi: il sesso e la morte", scrisse. Si imbarcò quindi in una ricerca per risvegliare il suo vigore sessuale con la "procedura Steinach", una vasectomia che, interrompendo la funzione riproduttiva delle gonadi, si ipotizzava potesse aumentare la produzione di testosterone. A dire di Yeats, ciò gli produsse una "strana seconda pubertà". Io credo fu solo un effetto placebo. I maligni lo irrisero: è come un motore Cadillac costretto in una vettura Ford!». Certo, la procedura Steinach era più sicura di un altro precursore del viagra, il controverso metodo Voronoff, basato sul trapianto di testicoli scimmieschi. Già, perché in passato era più facile che un medico uccidesse piuttosto che curare. «Si toglieva sangue ai pazienti più gravi con sanguisughe, tagli e salassi. Li si torturava per curare i loro reni. I medici somministravano con leggerezza elementi tossici come mercurio, arsenico, antimonio» osserva Ross. E il fai-da-te? Era molto peggio. «Jack London ebbe l´infausta idea di farsi "medico di se stesso". Nel 1906, a trent´anni, volle circumnavigare il globo e alle isole Solomon contrasse la frambesia tropica: infezione della pelle, delle ossa e delle articolazioni dovuta al battero spirocheto Treponema pallidum pertenue che causa dolori alle articolazioni, perdita di peso e fame, con ulcere ed eruzioni cutanee. Come cura autarchica, si applicò sulla pelle tutto ciò che trovava sulla nave: arsenico, mercurio, vetriolo blu, succo di lime, acido borico e altro ancora. Il risultato? La reazione cutanea gli gonfiò mani e piedi fino a fargli temere di aver preso la lebbra» spiega Ross. «Ma era colpa del mercurio, che gli diede l´acrodinia (o "malattia rosa"), una forma di intossicazione che causa gonfiore delle mani. Continuò a curarsi con l´arsenico anche negli anni successivi. E, primo scrittore della storia a diventare miliardario coi suoi libri, proprio come una rockstar ebbe un medico assai compiacente che, invece di dissuaderlo dal curarsi da solo, gli procurava droghe come la stricnina, l´aconite, la belladonna, l´oppio, l´eroina e il cocktail di morfina e atropina che infine lo uccise».