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 2011  gennaio 13 Giovedì calendario

ROMA - Lo spread cala ma le banche non si muovono: il costo dei mutui resta fermo, come se nulla fosse accaduto

ROMA - Lo spread cala ma le banche non si muovono: il costo dei mutui resta fermo, come se nulla fosse accaduto. Nel 2011 l´aumento del differenziale Btp-Bund aveva spinto gli istituti di credito ad applicare un forte incremento del "ricarico" sui finanziamenti immobiliari mentre oggi, nonostante l´inversione di marcia registrata nei giorni scorsi, non c´è stata la riduzione dei tassi d´interesse sui mutui. Basta dare uno sguardo alle offerte sul mercato per rendersi conto che nulla è cambiato. Con uno differenziale Btp-bund sotto i 260 punti base, le banche continuano ad applicare uno spread sui mutui a tasso variabile che non scende sotto quota 2,85%, mentre per i mutui a tasso fisso è sul 3%. Nel luglio 2012, quando lo spread Btp-Bund si attestava poco sotto i 500 punti base, le migliori offerte sui mutui a tasso variabile erano attorno al 2,80%, mentre per i mutui a tasso fisso erano attorno al 3,10%. In pratica, di fronte ad una riduzione dello spread tra i titoli di Stato italiani e tedeschi di ben oltre il 40%, stiamo assistendo ad una sostanziale immobilità degli ricarichi applicati dalle banche sui mutui per privati e famiglie. «Prima di iniziare a ridurre lo spread sui mutui - spiega Stefano Rossini, amministratore delegato del broker online Mutui Supermarket - le banche vogliono verificare una sostanziale tenuta del mercato dei titoli di Stato, accertandone una ridotta volatilità e una maggiore stabilità a livello complessivo. Una settimana di spread Btp-Bund sotto la soglia psicologica dei 300 punti base non è ancora sufficiente per verificare la ridotta volatilità attesa». Quindi la ridefinizione delle offerte commerciali sui mutui da parte delle banche è rinviata tra la fine di febbraio e marzo. «Si parlerebbe comunque - continua Rossini - di riduzioni non brusche e progressive nel tempo, nell´ordine di poche decine di punti base». Per il momento, dunque, l´unica consolazione per gli aspiranti acquirenti è la sostanziale stabilità dell´Euribor, cioè il parametro di riferimento per i mutui a rata "ondeggiante": le quotazioni dei futures sugli Euribor a 3 mesi scambiati al mercato Liffe di Londra dicono, infatti, che i mercati si attendono che l´Euribor a 3 mesi superi la soglia dell´1% non prima del secondo trimestre 2016. Nell´attuale scenario economico e consigliabile rinviare la domanda del mutuo. In caso contrario, in prima battuta si dovrà risolvere il classico dilemma: fisso o variabile. Attualmente, il differenziale fra mutui a tasso fisso e tasso variabile è nell´ordine di circa due punti percentuali. Ad esempio, per un mutuo trentennale a tasso variabile di 100.000 euro, la migliore offerta presente su MutuiOnline prevede una rata di 424 euro, mentre per un finanziamento a tasso fisso del medesimo importo e durata la rata risulta di 556 euro. In pratica, si registra una forbice del 23,8%. Un mutuo a tasso variabile permette oggi risparmi consistenti in termini di rata rispetto ad un omologo a tasso fisso. La scelta del "tasso giusto" è comunque sempre personale e deve necessariamente dipendere dalla capacità di reddito del singolo richiedente da valutarsi in chiave attuale e, soprattutto, prospettica. Con l´Euribor e l´Eurirs ai minimi storici, lo spread applicato dagli istituto di credito incide oltre il 90% sul tasso complessivo. Ad esempio, per un mutuo a tasso variabile del 3,05% lo spread rappresenta il 93,5% del tasso finito.