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 2011  gennaio 13 Giovedì calendario

Quanti libri sono stati scritti su Silvio Berlusconi? Nessuno, però, memorabile. La letteratura ama le passioni violente e le emozioni: ma deve suscitarle lei stessa, non può prenderle da chi le suscita

Quanti libri sono stati scritti su Silvio Berlusconi? Nessuno, però, memorabile. La letteratura ama le passioni violente e le emozioni: ma deve suscitarle lei stessa, non può prenderle da chi le suscita. Certi personaggi non sono raccontabili. Napoleone non è raccontabile. Il più grande dei suoi cantori, Stendhal, nella Certosa di Parma ce lo rappresenta attraverso la distrazione di Fabrizio del Dongo: «È passato l’Imperatore». Nel suo piccolo, anche Berlusconi non è raccontabile: le passioni che ha suscitato e che ancora suscita, almeno qui da noi, sono troppo forti. (E forse anche nei secoli a venire la sua tomba, rinforzata per evitare che lui scappi, sarà vigilata da Diecimila Avvocati di terracotta con la faccia dell’onorevole Ghedini). Il Berlusconi iniziale, quello della «discesa in campo», era tutti noi: o era l’Italiano. Come Casanova, Garibaldi, Crispi, d’Annunzio, Mussolini, Sordi... Giorgio Gaber, che era un genio, diceva: «Io non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me». Ma ogni Italiano (parlo di quelli con l’iniziale maiuscola: parlare degli altri sarebbe troppo lungo) ha la sua storia; e le storie, per loro natura, si evolvono. La storia del personaggio Berlusconi, in questi ultimi mesi e anni ha subito un’accelerazione che lo ha portato fuori misura e fuori stile. Quest’uomo che si espande come le galassie dilagando su tutte le televisioni, che va in giro con la fidanzata (faranno i corsi prematrimoniali in parrocchia?), che annuncia al mondo peso e misura dell’ultimo nipote... è eccessivo anche come Italiano. (d’Annunzio con in mano un biberon: suvvia!).