Marco Palombi, il Fatto Quotidiano 11/12/2012, 11 dicembre 2012
TUTTO QUELLO CHE SALTA CON LA CRISI
[La caduta del governo non affossa solo le proposte dei tecnici] –
La mattina al Quirinale, il pomeriggio prima i capigruppo di Pd e Pdl in Senato, poi Gianfranco Fini a Montecitorio. Piero Giarda, che ha l’ingrato ruolo di ministro dei Rapporti col Parlamento, non gode, si presume, nel girare come una trottola per i palazzi romani, ma - se è consentita la metafora – ha dovuto prendere le misure ai clienti della premiata sartoria Monti Mario e soci: il nostro, infatti, deve garantire che il maggior numero di ddl e decreti del governo riesca a diventare legge, anche attraverso un provvidenziale lavoro di taglia e cuci tra i provvedimenti.
COMPITO INGRATO, si diceva: le Camere, infatti, lavoreranno davvero al massimo fino al 22 dicembre, due settimane. L’unica cosa che va convertita per forza – è un obbligo di legge – è il ddl Stabilità con relativo Bilancio dello Stato: oggi le capigruppo dei due rami del Parlamento dovrebbero sancire i tempi della cosa, ma è probabile che si tenti di approvarla a palazzo Madama al massimo entro lunedì prossimo lasciando spazio ad un eventuale ritorno in Senato del dl Sviluppo 2.0 (ora alla Camera, che dovrà però approvare definitivamente anche il ddl in arrivo dai colleghi). Siccome, però, la legge di Stabilità è l’unica certa di arrivare al traguardo, il governo potrebbe infilarci dentro (oggi è convocato un Consiglio dei ministri) anche il decreto sull’Ilva, un po’ di proroghe tipo quella dei precari della P.A. che scadono a fine anno (il tempo per il famigerato Milleproroghe, infatti, non c’è), forse la sterilizzazione dei ricongiungimenti onerosi in materia previdenziale voluti da Tremonti. Ovviamente, neanche i senatori stanno con le mani in mano quanto a modifiche: c’è chi vuole cambiare il Patto di stabilità per i comuni, chi annacquare la Tobin tax salvando le banche, chi riaprire i termini per il condono edilizio del 2003 anche nelle aree vincolate (emendamento a firma Giovanardi che copia un ddl targato Pdl Campania).
Non è chiaro, invece, tornando al decreto Sviluppo - in cui fanno bella mostra di sé l’Agenda digitale, il credito d’imposta per le opere infrastrutturali (comprese quelle del settore Tlc che interessano a Cassa depositi e prestiti) e qualche marchetta tipo la proroga di cinque anni alle concessioni sulle spiagge o i soldi per la società Ponte sullo Stretto – riuscirà a finire sulla Gazzetta Ufficiale: si saprà oggi, ma in caso di morte prematura qualche suo pezzo potrebbe finire nel ddl Omnibus già noto come legge di Stabilità. Non è questione di tempi – i decreti possono essere esaminati anche a Camere sciolte – ma non pare aria di collaborazione in Parlamento: prova ne sia che il Pdl ha presentato una eccezione di costituzionalità a quello che taglia le Province puntando all’affossamento definitivo. Le preoccupazioni del governo che ritiene che senza quel testo non si saprà più chi dovrà esercitare le competenze su sicurezza scolastica, strade e rifiuti, sono rimaste tali. Ieri sera, però, alla presenza dei ministri Giarda e Patroni Griffi (Pubblica Amministrazione), i partecipanti ai lavori della Commissione Affari Costituzionali del Senato hanno votato all’unanimità la non riconversione del decreto. Già morte sono, invece, la modifica del Titolo V della Costituzione sui poteri delle regioni e la delega fiscale, uno dei manifesti di Monti, in cui c’erano provvedimenti contro l’elusione fiscale e la fondamentale riforma del catasto per allineare le rendite al valore di mercato e attenuare l’effetto regressivo dell’Imu.
ARRIVEDERCI ALLA PROSSIMA legislatura, forse, anche per il regolamento dell’asta sulle frequenze tv, che l’Agcom non ha ancora partorito, e alla riforma della governance Inps, retta dal monocrate Mastrapasqua. Non di soli fallimenti governativi si nutre però questa frettolosa fine legislatura: anche molte leggi di iniziativa parlamentare cadranno nell’oblio per mancanza di tempo. La legge elettorale certo, ma anche la riforma dei partiti per renderli soggetti di diritto pubblico (“la faremo in una settimana”, promettevano ABC qualche mese fa), il ddl sulla “messa in prova” dei detenuti approvato alla Camera o quello che istituiva l’Autorità indipendente sui diritti umani passato in Senato. Ci sono cuciture che non riescono nemmeno nelle migliori sartorie.