Massimo Galli, ItaliaOggi 17/11/2012, 17 novembre 2012
DA SOLI GLI USA NON CE LA FANNO PIÙ
[Il taglio del budget della difesa costringe a rivedere i progetti] –
Una rete mondiale di forze militari speciali: è quanto propongono gli Stati Uniti ai paesi alleati. Washington, alle prese con i tagli alla spesa pubblica, inclusi quelli al settore della difesa, ha bisogno di collaborazione su scala globale perché i fronti caldi si moltiplicano e gli Usa non possono, da soli, fare i guardiani dell’intero pianeta.
Dalla Libia all’Afghanistan al Mali, le unità speciali si trovano spesso al centro degli interventi.
A Kabul e dintorni, per esempio, questi corpi costituiscono il 10% degli effettivi della Nato e portano a termine numerose operazioni antiterrorismo, garantendo copertura all’esercito che si sta gradualmente ritirando dal paese asiatico.
Il successo delle forze speciali si è sempre appoggiato al concetto di un rapporto formidabile tra costi ed efficacia. Ora, però, i responsabili del Pentagono sono costretti a fare di necessità virtù, con meno fondi a disposizione, ed emerge la tentazione, da parte dei politici, di ridurre le forze convenzionali per puntare su quelle speciali, combinando la loro azione di terra con quella di moderni mezzi aerei.
Le forze speciali Usa sono formate da 66 mila uomini e possono contare su un enorme dispiegamento di mezzi, dall’intelligence ai trasporti, per una disponibilità annuale di spesa pari a 10,4 miliardi di dollari (8,1 mld euro), che corrisponde all’1,7% della spesa militare complessiva.
Per fare un paragone, il corrispettivo francese può contare, comprendendo la Legione straniera, su 10 mila soldati, ma le forze transalpine non hanno strumenti autonomi e si affiancano alle operazioni già stabilite dall’esercito, dall’aviazione e dalla marina. Il Cos (Comando operazioni speciali) è attivo dal 1992. Negli anni 2000 l’azione di spionaggio è stata integrata, ma non esiste, a differenza degli Usa, una collaborazione stretta e istituzionalizzata con i servizi segreti.
La nuova frontiera, dunque, è quella della cooperazione internazionale. Washington intende offrire supporto alle nazioni partner che decidano di percorrere la strada della creazione di proprie forze di sicurezza. Un dirigente americano sottolinea che tutto quanto accade nel Mali (dove il nord del paese è finito nelle mani di militanti di al-Qaeda), in Asia, in Sudamerica e altrove, ha un impatto sugli Stati Uniti e sui paesi alleati: per questo bisogna pensare in maniera globale e costruire una rete adeguata.
Se, come nota un militare francese di alto grado, le forze speciali agiscono innanzitutto in ambito nazionale e si uniscono soltanto in determinate situazioni, è altrettanto vero che esse si esercitano sempre più spesso insieme e realizzano anche operazioni in comune. Dal punto di vista di Parigi, il cambiamento si impone per preparare le coalizioni in grado di intervenire nelle prossime crisi.
I francesi hanno già fatto una sorta di prova generale proprio questo mese, con un’esercitazione condotta insieme all’Arabia Saudita. Da diversi anni il Cos addestra gruppi militari della Mauritania. Dispone inoltre di ufficiali di collegamento in Giordania e di un distaccamento negli Emirati Arabi. Sembra che a Parigi, nei fatti, ci si trovi sulla stessa lunghezza d’onda di Washington. Che, d’altronde, dovrà lavorare parecchio per convincere tutti gli alleati a creare un progetto che mira a tenere sotto controllo le situazioni di emergenza nel mondo intero.