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 2012  novembre 17 Sabato calendario

IL PIANO B DI RENZI: FONDO UNA CORRENTE PER SCALARE IL PARTITO

[In caso di sconfitta il sindaco darà vita alla sua area. Intanto manda dei guardiani anti-brogli a vigilare sulle primarie] –
È la prima volta che lo dice. La prima che Matteo Renzi mette in conto un piano B. Nel caso perda, non sparirà. Farà una corrente, anche se non la chiama così. Darà un seguito al movimento di gente che ha deciso di seguirlo nell’avventura delle primarie. «Nessuno ci toglierà il fatto di stare insieme dopo», dice all’assemblea dei comitati, secondo giorno della convention alla Leopolda. Ed è una novità anche quell’avverbio: “dopo”. Perché va bene puntare su “adesso”, come dice lo slogan,ma anche il “dopo” è importante. «Nel tour ho sempre detto che non voglio premi di consolazione. E ogni volta il referente locale mi diceva: “Bene, ma a noi qui ci asfaltano”. Se per caso si perde», scandisce, «io non scappo. Non me ne vado a fare un partito e non chiedo premi di consolazione, ma non è un segno di debolezza.Se toccano anche solo uno di noi in periferia, toccano ciascuno di noi. Lo dico all’ala democristian-comunista del partito». Non è sola la denuncia di possibili ritorsioni nei confronti dei renziani. «Sappiate che in questi giorni vi diranno di tutto, frasine e minaccine. Rispondete con il sorriso». C’è questo, ma c’è altro: la garanzia di un piano B nel caso di sconfitta. La rassicurazione, a chi lo segue, che non sarà lasciato solo. Farà valere il suo peso. Nel partito e non solo. Vuol dire, innanzitutto, che Renzi pensa di partecipare al congresso del Pd, previsto per il 2013. Il piano B, insomma è prendersi il partito. Magari non candidandosi in prima persona, ma appoggiando un altro. Si parla di Graziano Del Rio, presidente dell’Anci, che ha parlato qui il primo giorno. E poi fra pochi mesi si voterà per il Parlamento, per tre consigli regionali e in alcune grandi città, a cominciare da Roma. «Logico che se Matteo prende il 30, 35%», spiegano i suoi, «le liste e i candidati non le potrà decidere solo Bersani». Del resto conviene anche al segretario: «Il Pd senza Matteo è al 25%. Con lui può superare il 35%, Bersani sarà il primo a volerlo coinvolgere», si ragiona nei corridoi della Leopolda.
Ora, però, bisogna motivare per l’ultimo miglio. «Se ciascuno di voi porta a votare 5 persone, vinciamo. I sondaggi dicono che siamo lì lì, a due punti da Bersani». I punti deboli, ammette, sono due: gli anziani (il blocco elettorale tradizionale del Pd) e alcune parti del Paese, come la Puglia (terra dalemiana). Ma in settimana «farò un paio di cose choc». L’idea è di organizzare due grandi iniziative: una al Nord, l’altra al Sud. Una potrebbe riguardare le tasse. L’altra, gli anziani.
Resta l’incognita di possibili brogli. Durante l’assemblea coi comitati, la casistica si arricchisce. Il buco nero è al Sud. Dove i «vassalli del partito», come li chiama il responsabile di Taranto, «fanno pre-iscrizioni massicce e si preparano a fare brogli. Rischiamo di trovarci seggi in cui basta che uno si distrae e ci troviamo le urne piene di schede votate». Una signora di Marsala dice che da lei hanno organizzato tutti i seggi fuori dal centro «per non far votare». Bruno, di Locri, racconta che a lui è stato vietato di iscriversi al partito dopo aver fondato un comitato per Renzi. Anche alla riunione dei responsabili provinciali il clima è teso. Roberto Reggi, coordinatore della campagna, chiede di «attivare uffici elettorali nei mercati, nelle piazze». Paolo di Salerno: «Noi abbiamo chiesto di poterlo fare, ma il partito non ci ha autorizzato». Lo stesso è accaduto in Sicilia, a Modena. Poi c’è il problema dei volontari. «A chi chiediamo di fare i seggi itineranti? Se agli stessi viene chiesto di fare campagna elettorale, registrare e stare nei seggi non ce la facciamo». C’è chi denuncia l’utilizzo di moduli delle scorse primarie: «Si pre-compila il certificato elettorale di chi ha votato l’altra volta, così hai la scheda pronta». A Livorno ci sono stati casi di «iscrizioni per delega», come ha scritto Libero. «E’ un delirio», sintetizza un volontario. Renzi lo sa: «Noi non abbiamo giornali, tg, poteri forti». Davide contro Golia. Ma almeno la fionda bisogna che funzioni.
Per questo Lino Paganelli, delegato al comitato nazionale, ha messo a punto un vademecum per i rappresentanti dei seggi. E si sta organizzando un sistema parallelo di scrutinio. Ciascun rappresentante dovrà fotografare il verbale finale e inviare via Internet i voti scrutinati. Basterà? «Possiamo farcela!», dice Renzi. Se poi non accadesse, avverte Giorgio Gori, «io il camper nel garage non ce lo vedo». Come spiega il professor Roberto D’Alimonte, parlando in serata, il Pd «ha bisogno di Renzi per allargare la sua base elettorale». Bersani lo sa. Per questo, si dice nei corridoi della vecchia stazione, non si opporrà al piano B del sindaco.